Ci sono date nello sport che restano impresse nella memoria, soprattutto quando segnano un passaggio epocale marcando lo spartiacque fra il vecchio e il nuovo. Per il tennis italiano quella data è il 27 settembre 1970, finale dei Campionati Italiani Assoluti. Teatro dell’evento che segnerà l’inizio di una stagione d’oro è la Virtus Tennis, glorioso circolo nel cuore di Bologna, che da custode di mille gesti bianchi del passato si proietta a buon diritto nella modernità. Protagonisti il vecchio Nicola Pietrangeli che non vuole mollare lo scettro e il giovane, bello e aitante Adriano Panatta che con i suoi capelli lunghi e la potenza nella racchetta appartiene ormai ad un’altra epoca. Vent’anni contro trentasette: non c’è battaglia, si pensa, sotto il sole di un’estate che sembra prolungarsi apposta per deliziare le migliaia di spettatori presi come non mai dallo spettacolo. E invece battaglia c’è, eccome, lungo cinque appassionanti e storici set. Nicola non ci pensa minimamente a cedere il passo a chi ha visto praticamente nascere, il figliolo del mitico Ascenzio, il custode del circolo Parioli; usa tutte le raffinatezze del suo tennis classico, astuto ed elegante. Arriva 4-1 al quinto, è quasi fatta. Ma, appunto, quasi. Le forze svaniscono nello stesso tempo in cui le gambe e il braccio di Adriano prendono il sopravvento. Vince il nuovo, ma il vecchio non è umiliato, anzi. E il copione si ripeterà dodici mesi dopo in un altro tempio del tennis, le Cascine di Firenze; rivince Adriano, ancora in cinque set. Il leone ha lottato fino allo stremo, ma stavolta si è arreso davvero.
Quest’articolo è stato pubblicato nel fascicolo “Estate” de Il Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno.
Gli altri “Gesti bianchi”:
– Così Lacoste sconfisse l’imbattibile Tilden e cambiò il corso del tennis
Franco Cervellati