L'età avanza? Avanzo anch'io e la anticipo di controbalzo

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L’età avanza? Avanzo anch’io e la anticipo di controbalzo

Lo stupefacente esperimento di Federer: rispondere alle seconde di servizio quattro metri dentro al campo. Genesi di un colpo che a Cincinnati ha mietuto anche la vittima più illustre

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Aveva iniziato al primo turno, forse per gioco, forse seguendo un piano ben preciso, scherzando lo spagnolo Bautista Agut. Non certo il novello Bjon Borg. Si era ripetuto contro Kevin Anderson negli ottavi, ma sul comodo punteggio di 6-1 5-1. Roger Federer, però, lo ha rifatto. E non in un punto qualsiasi, in una situazione di punteggio larga e tranquilla. Ma sul 3-1 del tie-break del primo set. In finale. Contro Djokovic. Il numero uno del mondo. Il dominatore del circuito.

http://twitter.com/nachosanchez145/status/635515004524097537

Sì ok, ma ha rifatto cosa? Ha risposto di controbalzo. Praticamente dalla linea del servizio.

Lo dicono e lo scrivono in molti, e a ragion veduta. Il Federer over 30 è meno forte di quello che ha disposto (quasi) incontrastato delle scene tennistiche fino al gennaio del 2010. Lo dicono soprattutto i risultati negli slam, il fiore all’occhiello di una carriera straordinaria sotto tutti i punti di vista: nelle ultime cinque stagioni Federer ha vinto soltanto un major e ha giocato in tutto quattro finali, quando fino al 2010 era abituato a presentarsi all’atto conclusivo ovunque o quasi, vincendo per lo più. Il Federer degli anni ’10, però, e soprattutto quello dell’ultimo biennio, gioca meglio: in maniera più varia, attaccando avversari che una volta avrebbe sfidato quasi soltanto da fondo. Attingendo dal repertorio tennistico, suo e di chi lo ha preceduto, colpi che solo un grande talento può trasformare in armi letali del tennis moderno. Così il Federer 2.0 ha iniziato a sciorinare serve&volley come l’avevamo visto fare solo a inizio carriera, chip&charge, drop shot millimetrici, giochi di mezzo volo, pallonetti, chop di dritto, variazioni al servizio anche e soprattutto su una seconda palla che a volte risulta più efficace della prima, vi basti pensare al 77% di punti vinti con la prima e al 79% con la seconda in semifinale, due giorni fa, contro Murray. Eccetera, eccetera.

Nel torneo in Ohio, uno dei prediletti del recordman svizzero, abbiamo però ammirato un’altra novità: la risposta (sulla seconda di servizio), coi piedi a non più di un metro dalla riga del rettangolo di battuta. Un ossimoro fisico, un paradosso dell’età: non si dice che i riflessi calino col passare degli anni, non è per questo che i rinnovi della patente diventano sempre più frequenti man mano che i compleanni avanzano?

Insomma, anche in questo caso, sembra che Federer sfidi non soltanto le leggi della fisica coi suoi colpi, ma anche le regole della biologia con le sue movenze, che col tempo perdono in resistenza ma guadagnano in rapidità. La nuova arma dello svizzero è letale: sfruttando la sua sensibilità al tocco e la sua capacità di leggere in anticipo le traiettorie dell’avversario (doti innate), Federer aggredisce la seconda piazzato addirittura tre, quattro metri dentro al campo, colpendola in pratica di mezzo volo. Così facendo, “è sufficiente” che la pallina atterri nell’altro campo per mettere immediatamente in difficoltà l’avversario di turno, che ancora, ovviamente, sta completando il movimento del servizio e non è pronto a uscirne.

Un Federer così aggressivo in risposta non si era mai visto. Anzi, spesso la sua ignavia sulle seconde palle degli avversari è stata oggetto di critiche, con risposte in slice di rovescio che erano sempre e soltanto interlocutorie, senza un piano per provare a prendersi il punto subito. Lo stesso ex numero uno ha sottolineato come sia stata la fiducia sui propri turni di battuta a permettergli di giocare certi colpi quando a battere era l’avversario. E ha ragione: nell’intero torneo di Cincinnati ha dovuto fronteggiare soltanto tre break point. Tra semifinale e finale, contro i due migliori ribattitori del circuito, non ha concesso occasioni. La confidenza nei propri turni gli ha consentito, quindi, di rischiare in risposta e guadagnarsi più occasioni: 4 con Murray, addirittura 8 con Djokovic (la percentuale di realizzazione, quella sì, è rimasta “old style”).

Occasioni arrivate anche grazie a questa novità, che certamente vedremo ripresentarsi allo Us Open: la risposta in controbalzo, una nuova frontiera del tennis che poteva avere solo un interprete seriale. Roger Federer.

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