US Open uomini: Djokovic annichilisce Cilic, Federer stende Wawrinka

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US Open uomini: Djokovic annichilisce Cilic, Federer stende Wawrinka

Il numero uno del mondo domina la semifinale contro il campione in carica Marin Cilic, superandolo in appena un’ora e mezza e lasciandogli la miseria di tre game, 6-0 6-1 6-2. Si tratta della sesta finale a Flushing Meadows per Djokovic, che ha vinto soltanto nel 2011 contro Nadal. Roger Federer senza problemi su Stan Wawrinka, 6-4 6-3 6-1. Ci attende una grande finale

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[2] R. Federer b. [5] S. Wawrinka 6-4 6-3 6-1  (da New York, Luca Baldissera)

Fed-Waw-stats

Anche la seconda semifinale del singolare maschile dello US Open è andata via in modo estremamente veloce, con lo svizzero Roger Federer che ha superato in tre rapidi set il connazionale Stan Wawrinka. L’Arthur Ashe al tramonto, pieno di gente, è sempre un bello spettacolo: ancor più bello è stato lo spettacolo offerto dal fuoriclasse di Basilea.
Stan Wawrinka è un tipo tosto, difficile da intimidire, ma davanti allo straripante tennis a tutto campo offerto da Roger stasera non ha potuto fare assolutamente nulla. I due partono subito tirando molto forte, inizia Stan al servizio, da subito però l’impressione è che a questi ritmi Wawrinka sia al limite, Federer abbia ancora margini. Un game di servizio laborioso per Roger sull’1-0 per Stan, diciamo una fase di rodaggio della battuta, poi nel gioco successivo Federer piazza l’affondo, provando anche due “SABR”, attacchi di sorpresa rispondendo dalla riga del servizio: la prima volta va male, la seconda è punto, e poco dopo break.

Sul 3-2 e battuta Federer, tre game dopo, Wawrinka va 0-40, tre palle del contro-break: la reazione di Roger è, nell’ordine, ace, volée vincente, serve & volley vincente con la seconda, ace, ace. Si può dire che il set sia finito lì, Stan tiene ancora un paio di servizi ma deve cedere il parziale 6-4. Roger gioca sempre meglio, e non è che fosse partito male.
Primo game del secondo, comincia Stan, palla break mancata da Roger, poi si seguono i servizi fino al 2-2. Qui Wawrinka annulla tre palle break non consecutive, poi dopo altri due vantaggi pareggia 3-3. Dopodichè, a partire dalla bella volée di dritto che dà il 4-3 a Roger nel game successivo, Federer piazza un terrificante parziale di 14 punti consecutivi, fatti in ogni modo possibile, vincenti da qualsiasi parte del campo, Stan frastornato, e match praticamente concluso. 6-3 Roger, due set a zero, braccio scioltissimo e piedi che vanno a mille all’ora (alcuni smash in elevazione laterale/arretrata sono stati autentici gioielli di condizione fisica oltre che di classe).

Wawrinka regge fino all’1-1 nel terzo, poi il crescendo di Federer è inarrestabile, con perle assortite di classe e, lo ribadisco, una condizione atletica fantastica. Roger brekka altre due volte, Stan ha un ultimo sussulto di orgoglio sul 5-1 per Roger, al servizio, annullando un match point con un gran passante di rovescio lungolinea, e infine Federer chiude con un ace.
6-4 6-3 6-1, prestazione scintillante, colpi che sembrano centratissimi, gioco di gambe di rapidità incredibile, e soprattutto davvero poca fatica fatta per arrivare in finale. Dove contro l’altrettanto scintillante Djokovic che lo attende sarà una battaglia da lustrarsi gli occhi.
Per Federer, siamo a 28 set di fila vinti (l’ultimo perso proprio da Nole in finale a Wimbledon, poi via come un treno a Cincinnati e ora qui fino adesso), ventisettesima finale Slam (17 vinte), e un gradito ritorno in finale qui a New York dove mancava dal 2009 (persa da Juan Martin Del Potro).

 

[1] N. Djokovic b. [9] M. Cilic 6-0 6-1 6-2 (da New York, Vanni Gibertini)

Difficile commentare una partita che essenzialmente non c’è stata. Novak Djokovic ha letteralmente nascosto la palla ad uno spaesato Marin Cilic, che tutto sembrava là fuori nell’immenso Arthur Ashe fuorchè il campione uscente degli US Open. Certo le premesse non lasciavano grandi margini a Cilic: 13 sconfitte in 13 precedenti incontri per lui contro il n.1 del mondo, e solamente 21 giochi vinti negli ultimi 10 set disputati. Ma dopo la strepitosa affermazione di Roberta Vinci contro Serena Williams, a New York ormai non ci si stupisce più di nulla.

Il miracolo c’è stato nella seconda semifinale femminile, non si è ripetuto nella prima semifinale maschile. Ci sono voluti 35 minuti a Marin Cilic per vincere il primo game, altri 28 per vincere il secondo dopo che allo scoccare della prima ora di gioco il tabellone segnava già due set a zero per Djokovic.
Impossibile trovare una zona del gioco in cui Nole non abbia dominato: il suo servizio è stato solidissimo, al contrario di quello del croato, più attaccabile che mai; nello scambio da fondocampo era sempre Cilic che per primo andava fuori giri; Djokovic ha sbagliato pochissimo in tutta la serata (appena 13 errori gratuiti, contro i 37 dell’avversario) macinando punti su punti davanti ad un Cilic apparso parzialmente menomato da un infortunio alla caviglia patito nel match con Tsonga, ma che non può certo giustficare una stesa di questo tipo.

Mentre la ESPN si accalorava ad annunciare trionfalmente che si stava profilando la semifinale più a senso unico nella storia dell’US Open (cosa puntualmente accaduta), tra gli addetti ai lavori italiani, impegnatissimi in interviste con tutte le televisioni e radio del mondo per commentare la vittoria di Roberta Vinci, si paragonava la partita odierna con la semifinale del Roland Garros del 1978. Allora uno spietato Bjorn Borg brutalizzò il nostro Corrado Barazzutti con il punteggio di 6-0, 6-1, 6-0, con il nostro “soldatino” che alla stretta di mano ringraziò l’”orso” svedese per avergli lasciato un game.

Qui non siamo arrivati a quegli estremi, ma nemmeno ci siamo andati troppo lontani. Nel primo set Cilic si è aggiudicato solamente 11 punti, riuscendo a far soltanto poco meglio nel secondo e nel terzo parziale con 14. La sua percentuale di punti vinti sulla seconda di servizio è sempre rimasta sotto il 30%, attestandosi su una media del 22% con la quale non si può sperare di battere nessuno a questi livelli, men che meno il n.1 Djokovic.

Il serbo quindi accede alla sua quarta finale stagionale nei tornei del Grande Slam, e se non fosse stato per una clamorosa vittoria contro pronostico nell’atto conclusivo del Roland Garros da parte di Stan Wawrinka, si starebbe parlando di un possibile Grande Slam nel settore maschile, dopo uno appena sfumato nel settore femminile. Se Djokovic dovesse andare in campo contro l’uomo che ha fermato la sua corsa verso lo slam, lo farà forte delle 20 vittorie su 24 precedenti scontri diretti (l’ultima delle quali proprio qualche settimana fa a Cincinnati sul duro). Altrimenti, si troverà di fronte colui che ancora una volta insegue i suoi record per riscriverli, quel Roger Federer da lui battuto a Wimbledon, ma che è sembrato in forma come non mai in tutti i suoi impegni in questo torneo.

 

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Guarda il videocommento di Ubaldo Scanagatta con Steve Flink (in inglese)

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