Non è vero che ha perso Roberta Vinci, ha vinto Venus Williams

Editoriali del Direttore

Non è vero che ha perso Roberta Vinci, ha vinto Venus Williams

L’avvincente semifinale di Wuhan fra Venus Williams e Roberta Vinci vede in disaccordo il Direttore con diversi lettori. Troppo severi sono stati alcuni giudizi nei confronti della tennista tarantina. I meriti di Venus. La nuova dimensione di Roberta

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Dopo aver letto tutti i post dei lettori ricavo la sensazione, in aggiunta al mio commento audio espresso a caldo nel minuto immediatamente successivo alla conclusione del match vinto da Venus Williams – chi non lo avesse ascoltato magari lo faccia, accenno alla nuova dimensione della tennista Roberta Vinci a seguito dell’ exploit compiuto a spese dell’ancor traumatizzata Serena Williams – che diversi di quei post dimostrino come quante volte si possa essere ingenerosi stando seduti su un divano nei confronti di un’atleta, la Vinci in questo caso, che si è’ battuta alla pari con una Venus Williams che ha giocato a tratti, e in particolare nel tiebreak finale nonostante l’evidente stanchezza, colpi d’antan, di quando era la n.1 del mondo.
Ma chi lo avrebbe immaginato solo qualche tempo fa e per tutta una vita ed una carriera di due tenniste ultra trentenni dai ben diversi risultati? Una campionessa ex numero del mondo e di 7 slam a fronte di una eccellente tennista che però fino alla sua prima finale di uno Slam era al massimo giunta a due quarti di finale …lo avete dimenticato?

Ho fatto correggere il primo titolo che era uscito dalla redazione, non lo ricordo esattamente adesso… ma c’era una frase “Vinci spreca un matchpoint” che conteneva una indiscutibile verità dal momento che quel rovescio slice in rete era stato certamente un errore gratuito, ma al contempo annacquava la grande e coraggiosa rimonta di cui Roberta era stata straordinariamente brava e capace nel risalire dal 2-5 fino al sorpasso per il 6-5. Non è’ mai facile in due righe di titolo comunicare la cosa più giusta. Ed un titolo spesso finisce per condizionare tutta la lettura e l’interpretazione di un articolo. Fare bene un titolo e’ una delle cose più difficili e delicate che ci siano nel nostro mestiere.

A me pareva un titolo “ingiusto” , vista la prestazione di Roberta, sottolineare maggiormente lo “spreco” finale rispetto alla complessiva performance che continuo a ritenere straordinaria se confrontata alla Vinci singolarista che ho conosciuto per oltre un decennio. Anche in molti commenti ho riscontrato più l’atteggiamento di chi ritiene che il match l’abbia perso Roberta piuttosto che l’abbia vinto Venus. Non lo trovo giusto. Sia chiaro che anch’io a caldo ho sottolineato il rimpianto per quei due rovesci slice finiti in rete nel game del matchpoint sul 6-5, e anche di quel terzo rovescio all’inizio del tiebreak. Ma questo non ci deve far dimenticare, in una valutazione obiettiva di una prestazione, tutte le cose buonissime che con una grande dimostrazione di cresciuta personalità Roberta ha fatto lungo tutto il corso del match, reagendo al secondo set perso, non arrendendosi al 2-0 del terzo, al 3-1 dopo il mancato 2-2 ed un grande game, al 5-2, al 5-3, al 5-4 ….sì perché è’ facile adesso sintetizzare in una sola frase “ha fatto 4 games di fila” le emozioni e le sofferenze vissute, patite, affrontate per conquistare quei quattro games contro Venus che, anche nel ricordo di quella terribile bastonata subita da sua sorella Serena (e cui lei aveva assistito sofferente ), non era per nulla disposta a mollare. E si è’ visto poi anche nel tiebreak, e nonostante i problemi che aveva ad una gamba, quanto Venus fosse disposta a soffrire pur di portare a casa questa vittoria.

C’era in Venus tutto lo smisurato orgoglio a protezione del nome Williams, di tutta la famiglia, nella lotta allo spasimo che ha ingaggiato, tenuto e alla fine vinto. Da grande guerriera e campionessa. Approfittando, è’ vero, anche di un arbitro che le ha concesso pause esagerate, per soggezione e mancanza di polso. Per tutti questi motivi credo però si debba essere più indulgenti, molto più comprensivi ed elogiativi, nei confronti di Roberta e sottolineare come, a dispetto di uno,due, tre rovesci sbagliati alla fine di un match di due ore e tre quarti, la sua sia stata un’altra prestazione straordinaria – letteralmente significa fuori dall’ordinario – se commisurata alla sua carriera, ai suoi precedenti duelli tutti persi nettamente con Venus. Facile dire, dal divano, che il match lo ha perso lei, che non avrebbe dovuto innervosirsi nel vedere che Venus si prendeva tutte quelle pause, che non doveva dire quelle parolacce, che non doveva battere la seconda quando il raccattapalle stava correndo…che doveva stare calma anche se pure lei aveva pieno diritto ad essere stanca. Lei che non si è’ presa le pause di relax e meritato godimento di Flavia Pennetta, anche esse giustificate per carità, ci mancherebbe!

Ma vogliamo dare anche a Roberta quel che è’ di Roberta e sottolineare l’impresa, perché tale va considerata, di non essersi concessa il meritato riposo, il meritato ozio dopo l’exploit dell’US Open, di non aver fatto cadere a terra la racchetta? Lei si è’ precipitata in Cina, dove ha disputato un grandissimo torneo, dove ha battuto due tenniste molto meglio classificate di lei come la Kvitova bicampionessa di Wimbledon e poi la Pliskova (altro che prova del nove!). Dove ha cominciato a pensare e credere – non era inevitabile ? Non l’avrebbero pensato tutti al suo posto ? – che poteva superando anche …l’altra Williams, la sorella di Serena, “destare ancora sensazione in tutti gli increduli Stati Uniti, in tutto il mondo”. Dove ha inevitabilmente pensato che,chissà, forse vincere il suo primo Premier WTA non era impossibile. E non era impossibile recuperare un migliaio di punti Wta fino a scavalcare addirittura chi l’aveva battuta nella finale di New York e stava – nessuna invidia per carità nei confronti di Flavia in quei pensieri ! Non sto dicendo questo, non fraintendete anche se nello sport la sana rivalità è ingrediente immancabile ed insopprimibile – passando da una passerella TV all’altro con Fazio, con le sfilate di moda milanesi lontano milioni di miglia dalla Cina e da Wuhan.

Roberta in quegli attimi finali stava giocando, lottando, soffrendo, imprecando, stanca com’era, provata da una grande e stressante rimonta, con mille pensieri in testa, mille cose, inclusa le finali assolutamente inimmaginabili un mese fa di Singapore, incluso quel maledetto incubo dell’ingresso fra le top-ten che mille volte sfiorato è mai centrato l’aveva frustrata quanto e più di Serena l’11 settembre scorso. Avevo cominciato questo post con l’idea di scrivere poche righe indirizzate ai critici del divano, alcuni dei quali sono capaci di perdere le staffe per un commento di un altro lettore, e di prendersela con chiunque per una parola o due, ma poi salgono in cattedra per pontificare su come si dovrebbe comportare dopo due ore e mezzo di furibonda battaglia agonistica una ragazza che, più che sprecare, ha semplicemente perduto un match che aveva quasi perso e poi quasi vinto, come succede tante volte in questo sport che qualcuno ha battezzato “lo sport del diavolo”.

E il polpastrello mi ha preso …la mano e la testa sebbene mi trovassi su un iPad, non lo strumento più agevole per scrivere un pitazzone come questo, con ancora negli occhi due tre straordinarie prodezze di Venus Williams nel tiebreak, una doppia volée in allungo pazzesca, un’altra volée incredibile con la palla che stava affondando fra i suoi piedi e tirata su dal cemento, un paio di schiaffi al volo giocati con il coraggio e l’abilità tecnica della grande campionessa, due mostruose accelerazioni da fondo campo. Rovesciate due punti ottenuti così, fantastici, e attribuiteli a Roberta e il match avrebbe avuto un’altra vincitrice. Farne colpa a Roberta, che qualcuno si è’ permesso di chiamare “perdente” mi ha fatto saltare la mosca al naso e scrivere questo lungo e noioso articolo.

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