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Riflettori su: Nao Hibino, la nuova principessa del Giappone

Alla scoperta di Nao Hibino, vincitrice a Tashkent del suo primo titolo WTA e adesso nuova numero uno del Giappone

Last updated: 10/10/2015 9:52
By Carlo Carnevale Published 09/10/2015
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5 Min Read

“Sono contenta davvero per questo traguardo. È stata una delle settimane più belle della mia vita, spero di poter tornare l’anno prossimo”. Se ne saranno sentiti migliaia di discorsi di ringraziamento simili, dopo la vittoria in un qualsiasi torneo, eppure il sorriso da cui queste parole sono provenute fa trasparire genuinità e gioia: Nao Hibino, non ancora ventunenne, ha conquistato il suo primo titolo WTA, in terra uzbeka a Tashkent, la scorsa domenica. In un colpo solo ha sollevato la cristalleria e ottenuto gli allori di nuova numero uno giapponese, scavalcando Misaki Doi e Kurumi Nara e mettendo il freno a mano sul settantaseiesimo spot del ranking.

L’imperatrice indiscussa, soprattutto per questioni affettive, rimane la leggendaria Kimiko Date-Krumm, che, ventiquattro anni meno giovane della Hibino, continua a girare il tour con il sorriso sulle labbra. Ma questa ragazzetta di Aichi (è il caso di dire Estremo Oriente, dato che si trova nella zona più a Est dell’isola di Honshu) ha tutti i numeri per essere investita del kimono regale, complice anche la sua giovane età e una personalità invidiabile. A Tashkent ha messo in fila Kalinina e Kozlova (e vabbè…), approfittando anche del ritiro della Sasnovich, prima di superare le più accreditate Jovanoski e Vekic: il tutto senza perdere un set, e mostrando un gioco frizzante e sempre pericoloso. Servizio non esplosivo ma mai banale, footwork da ballerina e colpi da fondo anticipati all’estremo, potranno renderla una spina nel fianco di chiunque, se riuscirà a sopperire con continuità alle sue lacune fisiche (sfiora il metro e settanta). Come detto, Nao ha mostrato anche dei nervi di discreta tempra per tutto il torneo, gestendo al meglio le comunque poche situazioni di pressione: nella finale contro la Vekic, che è sì di due anni più giovane ma senz’altro più esperta, ha salvato le tre palle break concesse con poderose accelerazioni in lungolinea, al termine di fitte reti di scambi e cambi di ritmo, senza lasciarsi imbrigliare dall’emozione della debuttante a quel livello.

Figlia di Takeshi, che l’ha iniziata alla racchetta a dieci anni e seguita come coach fino all’inizio di questo 2015, Nao definisce la propria famiglia come “tennis crazy”, e non a caso deve il suo nome a Naoko Sawamatsu, quartofinalista in Australia nel 1995 e best ranking di numero 14 nello stesso anno: addirittura anche il fratello di Nao, Shuzo (che è impegnato all’università) è stato chiamato così in onore del mitico Matsuoka, che raggiunse i quarti di finale a Wimbledon, sempre nel 1995. Da Gennaio si avvale dei consigli di Ejichi Takeuchi, ex giocatore nipponico che ha come miglior classifica un invidiabile numero 402, raggiunto nove anni fa (e nessuno ha intenzione di togliergli questo merito).

Le premesse per un primo exploit a livello maggiore c’erano eccome: Nao ha fatto incetta di risultati positivi negli ITF da 50.000$ già solo negli ultimi sei mesi, dimostrando un’ottima propensione per le superfici rapide: una finale e un titolo sull’erba, in casa, tra Fukuoka e Kurume, che non le hanno però impedito di perdere nelle qualificazioni di Wimbledon contro la più accreditata Tatishvili. Poi un’estate americana da far sgranare gli occhi: tre finali in fila di cui due vinte, sul cemento di Stockton e Lexington. Nell’intervista successiva alla finale, la Hibino ha confessato come il successo a Tashkent comporterà una riprogrammazione dei suoi piani e dei suoi obiettivi: la top 50 all’improvviso è ad un passo, e allora subito stop ai tornei minori (lunedì si è cancellata dal torneo di Shuzhou, sempre 50.000$ di montepremi), per concentrarsi invece sulle qualificazioni ai WTA International asiatici.  La sorridente ragazzina giapponese sarà verosimilmente nei tabelloni cadetti di Tianjin e Hong-Kong, per consolidare ulteriormente il proprio status quantomeno di top 100, con un serissimo sguardo sulla prossima stagione, che ha tutte le pretese di essere quella della definitiva consacrazione, se non altro diventando miglior giocatrice del proprio paese. Kimiko permettendo.


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