Le protagoniste di Singapore: Petra Kvitova e Angelique Kerber

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Le protagoniste di Singapore: Petra Kvitova e Angelique Kerber

Terza puntata con le protagoniste di Singapore. Oggi è il turno di Petra Kvitova e Angelique Kerber

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Petra Kvitova (8/3/1990, Repubblica Ceca)

Classifica WTA: 5
Rank Race to Singapore: 4

Quando si parla di Petra Kvitova si fa riferimento ad un talento cristallino che nel 2011, a soli 21 anni, sembra avviata a diventare una regina del tennis, al pari dell’iconica Martina, leggendaria connazionale e idolo di gioventù. Quell’anno trionfa con sorpresa a Wimbledon, chiudendo la stagione da numero 2 con la ciliegina del successo nelle WTA Finals.

Solo a sedici anni Petra, che gioca ancora per diletto nel paesino ceco d’origine, viene notata dai tecnici federali che intuiscono il gioiello che hanno per le mani. Il corpo giunonico, una potenza devastante al servizio, seconda sola alla brutalità di Serena, la mano mancina ben educata, impugnatura insolitamente aperta, i colpi piatti portati con incisività pari alla varietà, il tempo sulla palla sembrano le stimmate delle grandi campionesse. Oggi, 4 stagioni dopo quell’anno da incorniciare, Petra pare un’opera incompiuta. L’incoronazione a regina tarda ad arrivare, mentre i difetti di mobilità, a tratti la lentezza, e la propensione ad un eccesso di gratuiti, sembrano avere il sopravvento. Certo, è arrivato un altro Wimbledon, 2 Premier Mandatory sulla terra veloce di Madrid, 17 titoli WTA complessivi, ma l’idea di predestinazione è sbiadita, se non addirittura svanita. Non vi è dubbio che non ha mai abbandonato l’elite del tennis femminile, può vantare semifinali in Australia e a Parigi, ha una collezione di 3 Fed Cup, ma le premesse erano ben diverse, al punto che il simulacro di Martina appare sempre più un miraggio irraggiungibile.

Il 2015 non contempla alcun ritorno alle origini ed anzi è assai povero di soddisfazioni per Kvitova. Tre tornei all’attivo (Sidney, New Heaven e, appunto, Madrid, dove dimostra comunque di essere una delle rarissime giocatrici capaci di far male a Serena Williams con le sue stesse armi), ma anche eliminazioni premature nei primi tre Slam, solo i quarti con la futura vincitrice Pennetta a New York e una trasferta orientale da incubo: a Wuhan fuori al terzo turno con Vinci, a Pechino è sufficiente il primo con Errani. In mezzo poi, il malanno della mononucleosi a pregiudicare parzialmente l’estate e a condizionare il prosieguo della stagione, nella mente prima ancora che nel corpo. E ancora una crisi emotiva, quasi un rifiuto del tennis giocato e dei suoi ritmi forsennati, che la spinge ad una pausa di oltre due mesi. Un qualcosa di decisamente anomalo a questi livelli di professionismo. Il cammino di avvicinamento alle Finals, che Petra affronta per la quinta volta in carriera, non può quindi che suscitare innumerevoli perplessità sulla condizione attuale e sulle reali possibilità di successo. Le statistiche confermano oggettive difficoltà con le avversarie più quotate, specie se si tratta di Sharapova e Halep, ma non va dimenticato che i colpi ci sono, e anche pesanti, e che la ragazza sa come si fa a vincere. Nel regno lasciato incustodito dalla regina Serena, anche Petra si può ritagliare il suo spazio, sempre che recuperi salute e aggressività e sia capace di limitare gli errori gratuiti di cui è spesso preda.

Precedenti con le altre finaliste:

Sharapova: 3 – 6
Halep: 0 – 2
Radwanska: 6 – 2
Pennetta: 3 – 4
Kerber: 4 – 2
Safarova: 7 – 0

 

Angelique Kerber (18/1/1988, Germania)

Classifica WTA: 7
Rank Race to Singapore: 6

Certo Angelique Kerber, passaporto tedesco ma sangue polacco, giungerà a Singapore con motivazioni particolari, ansiosa di ben figurare davanti a quegli stessi improvvidi dirigenti WTA che, con fare maldestro, hanno rischiato di farle perdere il gran finale. Tuttavia la condizione fisica di Angelique è un’incognita a causa di un malanno alla schiena che l’ha convinta a rinunciare al torneo di Mosca, una volta rassicurata – con modi frettolosi, si verrà poi a sapere – sulla sua partecipazione al Master femminile. Le premesse insomma sono alquanto burrascose, o comunque segnate da incognite. Angelique però è reduce da una stagione di ottima fattura. Partita male (subito fuori nello Slam australiano e a Indian Wells), e poi decollata, complice il ritorno al vecchio maestro che sembra averla rigenerata: vittorie sulla terra battuta di Charleston e Stoccarda, sui prati di Birmingham e sul cemento di Stanford, addirittura quattro tornei portati a casa in pochi mesi, quando in tutta la carriera se ne era aggiudicati solo altri tre. Anche l’ultima trasferta orientale è tutt’altro che trascurabile, dal momento che con la semifinale di Wuhan, i quarti di Beijing e la finale di Hong Kong ha conservato un livello oltremodo dignitoso. Resta che, quando si parla della tedesca di Brema dal tennis tignoso, non si fa sicuramente riferimento a una stella di prima grandezza né d’altra parte ad una delle favorite ai WTA Championships, laddove vanta già due partecipazioni, ma soltanto nel 2013 ha sfiorato un posto tra le prime quattro.

Ben lontana da quella che si direbbe una fine dicitrice, esprime il meglio del suo gioco nella fase difensiva, sa cosa significa mettersi con umiltà a remare da fondo campo anche se, va detto, quest’anno ha saputo farsi più aggressiva, con evidenti giovamenti nei risultati. Si potrebbe quasi pensare ad una sorta di Ferrer in salsa femminile, se non fosse per quel gancio mancino che ricorda invece il più celebre degli iberici (beninteso, solo per il fatto che sia eseguito con la mano sinistra). Come il buon David, anche Angelique ricopre le sue partite di corsa e solidità, si nutre di determinazione e di sfibrante resistenza nello scambio. Manca spesso il vincente da non lasciare scampo, il colpo risolutivo giocato in anticipo, quello che segna le differenze, al punto che non può sorprendere l’astinenza nei Premier Mandatary o negli Slam, laddove vanta come migliori risultati una semifinale a New York ed una a Londra. La sensazione è quella di essere sempre una curva indietro rispetto alle rivali più forti, di vederle in fondo al rettilineo, ma di non saperle raggiungere per effetto di un bagaglio tecnico incompleto.

I confronti diretti con le sue prossime avversarie alle WTA Finals paiono confermare questi orientamenti, se è vero che parte sempre in svantaggio, con l’unica eccezione di una condizione di parità con Muguruza. Sulla carta dunque le premesse non autorizzano sogni o voli pindarici, ma, complice l’assenza di Serena, il torneo soffre ampi vuoti di potere in cui una qualsiasi delle otto giocatrici, nella giornata giusta, può sperare di infilarsi. E certo Kerber, per stile e propensione agonistica, non è incline a fare regali o concedere passeggiate.

Precedenti con le altre finaliste:

Sharapova: 3 – 4
Halep: 0 – 3
Kvitova: 2 – 4
Radwanska: 5 – 6
Muguruza: 3 – 3
Pennetta: 2 – 4
Safarova: 1 – 1

 

Simona Halep e Maria Sharapova
Agnieszka Radwanska e Garbine Muguruza

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