WTA Finals: Radwanska in finale! Maga Aga stupisce Muguruza

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WTA Finals: Radwanska in finale! Maga Aga stupisce Muguruza

Agnieszka Radwanska si riprende dopo un durissimo primo set perso al tie-break, e piega al terzo Garbine Muuguruza, da molti considerata favorita per la vittoria del torneo. Radwanska è la seconda giocatrice della storia, dopo Venus Williams nel 2009, a raggiungere la finale del Masters pur avendo perso due incontri

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[6] A. Radwanska b. [3] G. Muguruza-Blanco 6-7(5) 6-3 7-5

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Alla stretta finale del WTA Masters di Singapore giungono una veterana di soli 26 anni e una stella nascente che ne ha già compiuti 22.

La maga Agnieszka Radwanska avrà bisogno di ogni sua arte per sconfiggere Garbine Muguruza, la giocatrice più in forma del momento che l’ha già battuta quattro volte quest’anno, l’ultima recentemente a Pechino. La spagnola appare a tratti ingiocabile in questo periodo e Aga ha mostrato mente lucidissima dichiarando che “in un match serrato contro le migliori devi sfruttare le tue occasioni, se non lo fai significa che non te lo sei meritato”. La polacca non batte Garbine dagli Australian Open 2014 ma tre delle quattro sconfitte patite nel 2015 sono arrivate al terzo set e Radwanska, se servirà in modo efficace, possiede variazioni e completezza necessarie per disinnescare la potenza e gli splendidi colpi a rimbalzo dell’avversaria. Certo, il cammino a Singapore non poteva essere più diverso con Muguruza sempre vincente e Aga due volte sconfitta e passata solo ricorrendo all’aritmetica del conteggio di set e games. Ma il tennis è il tennis, il giorno dopo può sempre essere un’altra storia.

Radwanska non vuole rimanere troppo indietro nel punteggio e serve per prima. Lo schema è subito chiaro, Aga accetta il controbalzo per non perdere campo e Garbine è in agguato su ogni palla attaccabile. Il risultato sono due break consecutivi, con la polacca che commette un doppio fallo e subisce tre risposte vincenti e la spagnola che cede la battuta da 40-0 sopra. Agnieszka tiene per prima il suo turno e nel game seguente utilizza le arti che le hanno insegnato a Hogwarts per giocare un game incredibile in risposta. Va 0-15 con una contro smorzata dopo un lungo scatto, 15-30 con un dolce back vincente di rovescio lungo linea dopo aver fintato la smorzata (lo fece Federer contro Murray a Wimbledon 2012 ma col dritto) e 15-40 recuperando un profondo attacco della spagnola. Il break è subito confermato con un altro paio di magate e Aga vola 4-1. Ma Garbine è forte anche di testa, crede in sé stessa e una chiacchierata con Sam Sumyk la tranquillizza. Gioca un game rabbioso, chiuso da uno smash e strappa il servizio a zero ad Aga pareggiando poi a quattro con la battuta. Poco dopo Muguruza va due volte a palla break ma Radwanska annulla con un coraggioso attacco a rete e con un lob liftato di rovescio da applausi. Il livello di gioco è altissimo, entrambe utilizzano al meglio le rispettive abilità, il punteggio non si schioda dall’equilibrio e il 6-6 è la degna conclusione dello spettacolo.
Radwanska tiene lo scambio ed è aggressiva appena può, un raro punto sulla seconda palla la proietta sul 4-1 ma qui Garbine prende fuoco, spinge a tutto braccio, attacca e infila cinque punti consecutivi che la mandano a doppio set point sul 6-4. Il primo è annullato dalla maga con una risposta d’incontro lungolinea ma sul secondo non le sono sufficienti un paio di recuperi impossibili perché un rovescio probabilmente vincente le si stampa sul cavo d’acciaio che sostiene la rete.

Aga è bravissima ad azzerare quanto appena successo e si procura subito cinque palle break in apertura di secondo set. L’ultima, quella buona, con un’altra risposta in allungo che lascia ferma l’avversaria. Ogni game di battuta della polacca però è un’avventura, appena serve la seconda Garbine spinge senza pietà e avrebbe anche la palla per pareggiare ma mette fuori uno schiaffo al volo elementare e va sotto 0-2. Adesso Radwanska è di un altro pianeta, cambi di ritmo, smorzate (una da lustrarsi gli occhi) e attacchi in controtempo chiusi da stop volley mandano in tilt la spagnola che perde ancora la battuta con un dritto piatto che non rimbalza prima dei teloni. Un turno tenuto ai vantaggi con due aces e un servizio vincente la manda sul 4-0.  Muguruza risale 4-3 ma non è continua e Aga va 5-3 per poi chiudere la lezione brekkando ancora. Il modo col quale chiude il set è esemplare. Tre scambi ad aprirsi il campo, attacco a rete con volée smorzata e chiusura sicura sul recupero disperato della spagnola.
Un set pari e qualità che rimane eccezionale.

Radwanska apre alla battuta un terzo set che vede forse Garbine in debito di ossigeno. Del resto provate voi a colpire sempre a tutta forza una pallina che torna costantemente indietro.  Agnieszka governa al meglio gli scambi, ora non soffre sui propri  turni e con un break condito da errori di stanchezza dell’avversaria vola sul 3-0 e poi sul 4-1. Muguruza arriva visibilmente peggio sulla palla e gli errori si susseguono a qualche isolato vincente mentre Aga continua ad estrarre soluzioni dal cilindro. Quando tutto sembra ormai chiaro la spagnola riesce a pareggiare di puro orgoglio, salvando anche due palle break nell’ottavo game che avrebbero chiuso il match. Radwanska arresta l’emorragia con un turno di battuta a zero per il 5-4 ma il vento è cambiato, Garbine non ha ceduto e ora trova un minimo di continuità approfittando anche di qualche errore dell’avversaria in palleggio. Due servizi tenuti portano al dodicesimo game di un match meraviglioso, sempre sulle montagne russe. Muguruza serve per sopravvivere ma un doppio fallo e un dritto largo in spinta la mandano sul 15-30 con Aga che rimanda tutto e va a doppio match point con un lob sopraffino. Garbine annulla il primo con coraggio ma sul secondo il suo rovescio in spinta si stampa sul nastro.

Radwanska ha la voce rotta nell’intervista dopo-match, è la prima dopo Venus 2009 a raggiungere la finale del Masters dopo aver perso due volte nel round robin ma soprattutto ha offerto uno spot eccezionale per il tennis inteso come gioco, abilità, intelligenza e tocco. Ce n’era bisogno.

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