Intervista esclusiva a Joao Sousa: "Sono d'accordo con Simon, i top player guadagnano troppo"

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Intervista esclusiva a Joao Sousa: “Sono d’accordo con Simon, i top player guadagnano troppo”

Il campione del Valencia Open Joao Sousa ci parla della sua vita da tennista portoghese, dei suoi interessi e concorda con le dichiarazioni di Simon: “I montepremi andrebbero uniformati”

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Il Portogallo non è di certo un paese famoso nel mondo per il tennis. Fino 3-4 anni fa il suo migliore interprete in questo sport a tratti sconosciuto era Federico Gil che nel 2011 scrisse la storia del tennis portoghese raggiungendo i quarti di finale a Montecarlo e si issò fino al numero 62 del mondo. Adesso Federico è alle prese con un periodo difficile della sua vita, anche se il peggio sembra essere passato. Gil, uomo dal volto candido e innocente, ha recentemente rivelato che ha sofferto e soffre di bipolarismo, cosa che gli ha causato non pochi problemi in campo; un caso simile a quello di Mardy Fish peraltro, protagonista di una storia di ansie e fantasmi tennistici che lo hanno perseguitato per mesi e mesi, fino a fargli concludere anzitempo la sua carriera con tanto di lettera struggente al mondo. Magari tanti all’interno del movimento tennistico portoghese sapevano che quei record non sarebbero durati a lungo poiché un mingherlino dai capelli folti e dal mento pronunciato li avrebbe frantumati di lì a qualche anno.

Il suo nome è Joao Sousa, nato il 30 marzo 1989 a Guimares, una cittadina al nord del paese, dove secondo la famiglia Sousa non ci sono abbastanza possibilità per il ragazzo di inseguire il proprio sogno, ovvero fare dello sport che ama una professione. A 15 anni decide quindi di trasferirsi a Barcellona alla BTT Tennis Academy dove tutt’ora si allena e risiede. Nell’ottobre del 2013 diventa il primo portoghese a vincere un titolo ATP: si tratta del torneo 250 di Kuala Lumpur dove in finale batte Julien Benetteau, in una delle sue 10 maledette finali perse.

Nella settimana passata ha portato a casa il secondo torneo della sua carriera vincendo l’edizione più controversa del Valencia Open. Durante questi giorni è stato così gentile da concederci sette minuti del suo preziosissimo tempo per una breve intervista.

Joao, hai giocato bene fin qui questa settimana, per te è stata un’ottima stagione. Qual è stata la chiave del tuo gioco quest’anno e in generale nella tua carriera?
Credo che sia stata un’ottima stagione, la migliore della mia carriera fin qui. Sono molto contento di come sto giocando, del mio livello e anche di finire con questi grandi risultati. Domani giocherò una finale e spero di poter concludere nella maniera migliore, vincendo il titolo.

Non sappiamo molto della tua carriera da junior, ma sappiamo che a 15 anni ti sei trasferito a Barcellona. Immagino che sia stata una scelta difficile…
In realtà non ho giocato molto da junior, mi sono trasferito a Barcellona quando avevo 15 anni per cercare di realizzare il mio sogno. Non è stato facile. I miei genitori e mio fratello hanno dovuto fare tanti sacrifici, ma credo che sia stata la scelta giusta che mi ha permesso di allenarmi con altri ragazzi e migliorare.

Cosa vuol dire essere un giocatore di tennis in Portogallo?
Beh credo che grazie a questi risultati la gente in Portogallo stia cominciando a conoscere meglio il tennis, anche grazie ai miei connazionali che stanno avendo ottimi risultati. Il tennis è sempre più popolare e non si parla più solo di calcio; sono felice di poter essere d’aiuto in questo.

Magari non avrai dei colpi perfetti, ma sei un vero combattente. È così che ti definiresti, un combattente?
Beh non penso di avere dei fondamentali scarsi, magari non avrò il servizio di Raonic, ma come ho detto sono migliorato molto, sono alla quarta finale quest’anno, mi sento bene e provo sempre a dare tutto per vincere ogni punto.

Quando non sei in campo cerchi di rimanere aggiornato con quello che succede nel circuito?
Sì, mi piace guardare altri incontri, mi piace un sacco il tennis e credo che tu debba amare questo sport per farne una professione. Ovviamente stacco anche volentieri quando posso.

Quali sono i tuoi interessi al di fuori del tennis?
Leggo molto, mi piace andare al cinema e uscire con la mia ragazza e i miei amici.

Sei a conoscenza della storia del tuo connazionale Federico Gil che recentemente ha detto di aver avuto dei problemi simili a quelli di Mardy Fish? Tu che idea ti sei fatto?
Credo che sia un peccato! Lui è un gran giocatore e sta ancora lavorando per raggiungere i suoi sogni; ha avuto, o meglio, sta avendo una bella carriera, è stato numero 62 al mondo e certamente rappresenta un’icona del tennis in portogallo. Gli auguro il meglio!

Riguardo a questi problemi di carattere mentale che abbiamo nominato, credi che siano più diffusi di quanto non sembri?
No, non credo. Non conosco molti giocatori con questo tipo di problemi, solo questi due cioè Gil e Fish. Sono cose che possono capitare e dev’essere dura conviverci.

Questa settimana Gilles Simon in un’intervista ha affermato che secondo lui i top player guadagnano troppo rispetto al numero 90 o 100 del mondo. Tu che ne pensi?
Beh sono d’accordo con lui. Tutti coloro che girano all’interno del mondo del tennis sanno quanto sia dura entrare nella top-100 e c’è un’enorme differenza tra i giocatori al top e tutti gli altri, o almeno coloro che si trovano un po’ più in basso nel ranking, perciò sì, concordo!

Che tipo di soluzioni esistono a tal proposito?
Sicuramente si potrebbero uniformare un po’ i montepremi, specialmente negli slam dove sono più alti. Abbiamo un consiglio che ci rappresenta di cui Gilles fa parte e di sicuro proverà  a discuterne con gli altri giocatori per trovare una soluzione.

Hai molti amici nel tour?
Sì in generale ho dei buoni rapporti con tutti anche se poi siamo avversari sul campo.

Con quali giocatori passi la maggior parte del tempo?
Roberto (Bautista Agut, ndr) è uno di questi, per esempio, ma anche con tutti gli spagnoli e  gli italiani.

Ultima domanda. Siamo alla fine della stagione, hai 26 anni… Hai un sogno per il futuro?
In realtà non mi piace pensare al futuro. Penso sempre al presente e provo a essere ogni giorno migliore, sono fatto così. Provo a sorprendermi e a migliorare il mio livello.

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