Pagelle: le magie di Radwanska, quelle di Federer e il ferro caldo di Binaghi

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Pagelle: le magie di Radwanska, quelle di Federer e il ferro caldo di Binaghi

Il Master di Singapore si conclude con la vittoria a sorpresa di Agnieszka Radwanska e con l’addio alle scene di Flavia Pennetta. Mentre Roger Federer ritrova e batte Rafael Nadal dopo anni e Nadal forse ritrova se stesso, Binaghi regala spunti di riflessione

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Siamo vicini al termine della stagione e come un tennista che si rispetti siamo tutti stanchi. Tra un bicchiere di neve e un caffè come si deve aspetteremo Melbourne ma nel frattempo, dato che il viceré di Ubitennis dice che qui si vuole scimmiottare Gianni Mura, allora stavolta vi beccherete un pagellone discorsivo John Walls docet.

Bisogna evidentemente partire dal tema della settimana, ovvero le lacrime del Direttore dopo l’ultima partita di Flavia Pennetta (7), evento che non si verificava dal trionfo ai campionati italiani universitari del 1972. Forse un set con la Sharapova (7, in fondo era arrivata a Singapore tra molti dubbi sulle sue condizioni) Flavia poteva portarlo a casa e a pensare come è finito il torneo…ma insomma cosa vogliamo pretendere ancora dalla nostra eroina? Magari che insegni al suo fidanzato (4) a rialzarsi dopo le brucianti sconfitte, tipo quella con Misha Zverev.

Intanto si infittisce il mistero sulla presunta gravidanza di Serena Williams (2 allo scoop): pare che il responsabile sia Grigor Dimitrov (5) che voleva fare un dispetto a Maria senza capire che in realtà le avrebbe fatto un grandissimo favore. Insomma come al solito in questo periodo non ne azzecca una.

Garbine Muguruza (7) non ha fatto in tempo ad assumere le vesti di candidata a futura numero 1 del mondo che si è improvvisamente smarrita. Che poi in realtà siamo sempre li, continuo a pensare che quando non ha la mononucleosi, l’apatia, la nausea o il raffreddore Petra Kvitova (7,5) debba prendere a pallate tutte. Se non diventa numero 1 del mondo insomma, capace che mi metto davvero a scrivere di tennis, sempre per citare il vicerè di cui sopra.
Alla fine nel modo più rocambolesco possibile Maga Radwanska (8,5 in fondo ha battuto “solo” Halep, Muguruza e Kvitova) ha vinto il torneo più importante in carriera, e magari finirà per vincere anche uno Slam. In fondo anche Kim Clijsters (10 per affetto) ha vinto prima due (dei suoi tre) Master e poi i suoi quattro Slam. Aga ha un tennis così diverso da tutte le altre, incanta per tocco e variazioni ma troppo spesso si è fermata ad un passo dal paradiso.
Il rendimento a Singapore di Halep (4,5), Safarova (6 pure lei acciaccata) e Kerber (5) fanno veramente temere il peggio per il circuito femminile 2016.

Ma insomma siamo arrivati sin qui senza dire nulla sulla disfida di Basilea (8 alla partita).
I tifosi dello svizzero hanno vissuto un’altra di quelle drammatiche vigilie: “nell’anno peggiore del maiorchino mica ci viene a rompere le uova nel paniere proprio a casa nostra? E via con il maniavantismo pessimistico del tipo “Per due anni ha giocato malissimo, perso con chiunque e chiaramente non lo ha mai incontrato. Ora si sta riprendendo e ce lo ritroviamo di fronte in un match che Roger non può perdere, indoor e a casa nostra”.
Ne è venuta fuori una bella partita dove Roger Federer (8) è riuscito a giocare quasi sempre in accelerazione, su pochi scambi e prendendo la rete spesso e volentieri, per una volta ricordandosi che il suo avversario era mancino. Ma un Rafael Nadal (7,5) così convincente non si vedeva da un po’: se sia solo l’effetto Federer o vera gloria lo sapremo tra qualche tempo, diciamo sul rosso in primavera. Forse il diritto è ancora troppo corto, ma l’animus pugnandi sembra rinvigorito e il resto si vedrà.

Intanto per il Presidente Angelo Binaghi (9), pronto per la carriera politica appena terminerà il suo ventiquattresimo e ultimo mandato, siamo più o meno gli All Blacks (10) del tennis.
Legittimo per la verità il suo entusiasmo. In questa stagione abbiamo vinto uno Slam in singolare e uno in doppio e sempre nei major gli azzurri hanno battuto Serena Williams, Federer e Nadal. Certo, prevedere un Fognini vincitore Slam e tra gli 8 del Master e un oro olimpico nel doppio forse è un po’ troppo, ma la frase più interessante della recente uscita del numero 1 Fit è questa: “Stiamo continuando un percorso. Siamo la federazione con il più grande fatturato consolidato dopo il calcio (ndr in questo momento se sfida il presidente del calcio, insomma quello che vuole bene ai neri, agli ebrei e agli omosessuali – non c’è possibilità di dargli un voto – stravince alla grande). Siamo in grandissima salute e dobbiamo battere il ferro finché è caldo“.
Ecco, magari sarebbe corretto dire che quel percorso qualcuno, per esempio Pennetta ed Errani, per non parlare dell’ex reietto Bolelli (“Finché sarò io il Presidente Fit…” ricordate?) lo ha percorso altrove, magari all’estero e magari lontano dalla federazione. Ma affermare che bisogna battere il ferro finché è caldo forse rappresenta per la prima volta la presa di coscienza che, a breve, quel ferro si farà freddo o (speriamo di no!) gelido? Cosa ci sarà dopo Pennetta-Schiavone-Errani-Vinci e Fognini-Seppi-Bolelli? Se siamo legati alle sole lune di Camila Giorgi e ai progressi di Quinzi, Donati e Cecchinato forse ci aspettano tempi duri.

Infine, si, devo confessarlo, mi sono perso la finale di Valencia tra Sousa e Bautista, ma il nostro valido inviato vi ha già spiegato tutto. 8 a lui, ai giocatori e agli ignari spettatori.

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