Bedene in attesa del placet dell'ITF per giocare in Davis per la Gran Bretagna

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Bedene in attesa del placet dell’ITF per giocare in Davis per la Gran Bretagna

Atteso per il 17 novembre il verdetto della ITF sulla possibilità per Aljaz Bedene di rappresentare la Gran Bretagna in Davis, magari già nella finale 2015 in programma in Belgio dal 27 al 29 novembre. Il tennista sloveno naturalizzato britannico vuole comunque ottenere il consenso degli altri giocatori

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Da qualche mese Aljaz Bedene ha ottenuto il passaporto britannico ma apparentemente troppo tardi perché possa giocare per i colori britannici. Secondo il nuovo regolamento ITF in vigore dal primo gennaio 2015, infatti, il cambio di cittadinanza non esplica i suoi effetti per le competizioni tennistiche sotto l’egida della Federazione Internazionale di Tennis per quei giocatori che abbiano già rappresentato la propria nazione di origine in una competizione ufficiale. E Bedene ha giocato per i colori sloveni in tre occasioni in Coppa Davis, l’ultima nel 2012.

Il tennista di Lubjana, che dal 2011 è residente in Gran Bretagna, ha sostenuto che questo è capitato prima dell’introduzione delle nuove regole dell’ITF e, assistito anche dalla federazione britannica di tennis, ha fatto appello ai giudici dell’ITF motivando principalmente con il fatto che la sua cittadinanza britannica fosse imminente al momento dell’emanazione del nuovo regolamento (tutta la documentazione per il cambio di cittadinanza era stata predisposta e depositata precedentemente).

Adesso la palla è in mano alla Federazione Internazionale che il 17 novembre a Praga, dove sarà presente Bedene stesso, sentenzierà sulla questione.

Bedene, con il secondo turno raggiunto a Parigi (dove è stato eliminato, non sfigurando, da John Isner), dovrebbe chiudere l’anno con il suo best ranking al numero 46, posizione che gli altri tennisti britannici in attività, ad eccezione di Murray, non hanno neppur lontanamente avvicinato (James Ward è stato al massimo n. 89  nel 2013, Kyle Edmund n. 99 ad agosto 2015 e Daniel Evans n.123 ad inizio 2014) ed è quindi sicuramente il secondo miglior giocatore in singolare che la Gran Bretagna può esprimere. Ma i compagni di squadra, che vedono in bilico il loro posto nella squadra di Davis, non hanno preso di buon grado l’ipotesi. In particolare Evans, nel 2014, quando la pratica del cambio di nazionalità era ancora in itinere, aveva espressamente dichiarato che secondo lui non era giusto che Bedene potesse in futuro giocare per la Union Jack. Bedene al riguardo ha affermato che, in caso di accoglimento della sua istanza da parte dell’ITF, ne parlerà innanzitutto con i suoi “compagni” di squadra: “Probabilmente parlerò con gli altri ragazzi per vedere come prenderebbero il mio inserimento nella squadra per la finale. Sarebbe una grande cosa per me, ma anche una grande responsabilità. Come ho già detto, non me la sentirei di partecipare senza parlarne prima. Ma ci sono ancora tante incertezze, quando sarà vedremo. Ad ogni modo, la sentenza dell’appello è il 17. Vediamo come si mette. Io sono sempre fiducioso. Penso che sarà accolta

In passato la Federazione Britannica aveva rinviato a Murray il consenso ultimo sulla partecipazione di Bedene in Davis “Se il campione di Wimbledon non condividerà la prospettiva di giocare con un tennista nato e cresciuto in un altro Paese, Bedene non sarà preso in considerazione dal capitano Leon Smith.” In effetti Murray,il cui posto in squadra non è assolutamente in dubbio, è l’unico giocatore non in conflitto di interessi con il caso Bedene. Tutti sanno però quanto lo scozzese ci tenga alla conquista della Davis e quanto la cosa sarebbe più semplice con un altro singolarista competitivo ma è immaginabile anche quanto possa essere combattuto pensando ai compagni di squadra, in particolare a James Ward che battendo John Isner ha contribuito al passaggio del primo turno. Nel dubbio Andy, intervistato sull’argomento, ha rinviato la scelta al capitano Leon Smith: “Non mi riguarda, non è una mia decisione. La scelta è in capo a Leon e le regole diranno se è ammissibile“. Ma non ha nascosto un certo favore alla possibilità che giochi per la Gran Bretagna: “Non è colpa sua se la pratica ha richiesto tanto tempo, io sento che dovrebbe (vincere e poter giocare)”.

 

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