Focus
È sempre tempo di Fab Four. Dopo il Fedal ecco Djokovic e Murray
Domenica scorsa a Basilea è stato il turno di Federer e Nadal. Adesso, a Parigi Bercy, tocca a Novak Djokovic e Andy Murray. Partita chiusa? Forse no

C’è una parte di servizio al lettore che si deve necessariamente espletare, anche se questa è ormai la settima volta, quest’anno eh?, che i due si incontrano. Sette volte non in 12 mesi, visto che la prima si è giocata il primo febbraio e la settima si gioca l’8 novembre, cioè 9 mesi e una settimana dopo. Significa praticamente poco meno di una volta al mese o, se preferite, una volta ogni 40 giorni, fate i conti. E ripetere precedenti, magari suddividerli per periodo, campo, continente o quel che volete voi, magari si dovrebbe anche fare – e si farà, purtroppo – ma solo perché si deve.
A differenza di Federer e Nadal – sarà perché chi arriva dopo è sempre un usurpatore sarà per la vil razza dannata rappresentata da chi scrive più o meno per professione, sarà per questo o per quell’altro – Novak Djokovic, numero uno del mondo, dominatore dell’anno di grazia 2015, vincitore di tre slam su quattro, in finale 14 volte su 14 (sarebbe su 15 ma vabbè), ad un passo dal grande slam (altra cosa non proprio corretta) e Andrew Barron Murray, numero due del mondo, finalista in Australia e semifinalista a Parigi e a Wimbledon, uno dei 4 uomini a sconfiggere Nole quest’anno, finalista di Coppa Davis e l’unico che davvero potrebbe vincerla da solo, Ringo Starr dei Fab Four, Djokovic e Murray, si diceva, non faranno mai palpitare i cuori o preferiti ad una qualche finale di motociclismo o una partita di campionato. Peccato, forse, perché, lo dicono tutti e quindi sarà vero, i due sono dei magnifici fuoriclasse, anche se i tifosi di Djokovic si adombrano ad essere messi nel calderone con lo scozzese perennemente imbronciato. Loro, e Djokovic, vorrebbero stare con Federer e Nadal, in quei posti in cui il tennis, lo sport, spezza il confine per diventare costume, forse politica. Problema che non hanno i tifosi di Andy Murray, e che non sembra avere neanche lui, probabilmente già contento dei suoi due slam, della Davis e di chissà cos’altro lo aspetta da qui a fine carriera.
Le partite tra i due – lo ripetiamo: le troverete tutte alla fine di quest’articolo – raramente sono state belle, o forse no: sono state belle ma pochi se ne sono accorti. Prendiamo l’ultima, che è impossibile da dimenticare, visto che è stata giocata meno di venti giorni fa. Uno show del numero uno del mondo in stato di grazia, capace di far malissimo soprattutto nei momenti in cui Murray riusciva a giocare. Ma se andate indietro di un paio di mesi trovate una vittoria di Murray, a Montreal, che interrompeva una serie di otto partite di fila vinte da Djokovic. Serie cominciata dopo Wimbledon 2013, dove Murray ha finalmente vinto senza neanche sudare troppo.
Allora forse, per cercare di rendere equilibrata una sfida che è sul 20-9 per il serbo, si ptorebbe ricordare il curioso andamento delle finali slam: se si giocano a Melbourne vince Djokovic, altrimenti no, vince Murray. Un po’ tirata per i capelli, visto che Nole ha vinto – ma non in finale – sia a New York che a Parigi, zona Bois du Bologne però, non Bercy. E poi la trentesima partita non è una finale slam, dobbiamo inventarci qualcos’altro. Forse le tre finali di fila vinte all’inizio da Andy, a Cincinnati, la seconda volta frustrandolo il povero serbo fino al ritiro, e Miami, senza perdere lo straccio di un set. Insomma, trascinati dai ricordi invece che dai numeri si finisce con lo scoprire che se arrivano in finale i due non sono così distanti. Dello Slam abbiamo detto tre (Australian Open) a due (New York e Wimbledon). Le due partite finite in 3 set vinte una volta ciascuno, le altre delle dure battaglie, vinte grazie al fisico più che al gioco.
E se andiamo nei master mille la musica cambia pochino. Anzi, chi l’avrebbe mai detto?, diventa persino favorevole a Murray: 4-3 con vittorie abbastanza tranquille di Andy e Djokovic che almeno una volta deve ringraziare tutti i suoi santi, visto che a Shanghai annullò 150 match point o giù di lì ad un Andy che poteva vincere quella partita sei volte. Le altre due finali Nole le ha vinte a Miami, soffrendo il giusto.
Insomma qualche speranza di vedere una partita equilibrata l’abbiamo trovata. Aggiungiamo che sembra più stanco Djokovic di Murray e accingiamoci a vedere l’atto 30 di questa sfida (o ottavo?) con serenità: Shanghai non si ripeterà, mettetevi comodi.
E rileggete le cronache di Ubitennis.
2015 Shanghai Masters Hard SF (1) Djokovic b. (3) Murray 6-1 6-3
2015 Canada Masters Hard F (2) Murray b. (1) Djokovic 6-4 4-6 6-3
2015 Roland Garros Clay SF (1) Djokovic b. (3) Murray 6-3 6-3 5-7 5-7 6-1
2015 Miami Masters Hard F (1) Djokovic b. (3) Murray 7-6(3) 4-6 6-0
2015 Indian Wells Masters Hard SF (1)Djokovic d. (4)Andy Murray 6-2 6-3
2015 Australian Open Hard F (1)Djokovic d. (6)Andy Murray 7-6(5) 6-7(4) 6-3 6-0
2014 Paris-Bercy Masters Hard QF (1)Djokovic d. (8)Andy Murray 7-5 6-2
2014 Beijing Hard SF (1)Djokovic d. (6)Andy Murray 6-3 6-4
2014 US Open Hard QF (1)Djokovic d. (8)Andy Murray 7-6(1) 6-7(1) 6-2 6-4
2014 Miami Masters Hard QF (2)Djokovic d. (6)Andy Murray 7-5 6-3
2013 Wimbledon Grass F (2)Andy Murray d. (1)Djokovic 6-4 7-5 6-4
2013 Australian Open Hard F (1)Djokovic d. (3)Andy Murray 6-7(2) 7-6(3) 6-3 6-2
2012 Tour Finals Hard RR (1)Djokovic d. (3)Andy Murray 4-6 6-3 7-5
2012 Shanghai Masters Hard F (2)Djokovic d. (3)Andy Murray 5-7 7-6(11) 6-3
2012 US Open Hard F (3)Andy Murray d. (2)Djokovic 7-6(10) 7-5 2-6 3-6 6-2
2012 London Olympics Grass SF (3)Andy Murray d. (2)Djokovic 7-5 7-5
2012 Miami Masters Hard F (1)Djokovic d. (4)Andy Murray 6-1 7-6(4)
2012 Dubai Hard SF (3)Andy Murray d. (1)Djokovic 6-2 7-5
2012 Australian Open Hard SF (1)Djokovic d. (4)Andy Murray 6-3 3-6 6-7(4) 6-1 7-5
2011 Cincinnati Masters Hard F (4)Andy Murray d. (1)Djokovic 6-4 3-0 RET
2011 Rome Masters Clay SF (2)Djokovic d. (4)Andy Murray 6-1 3-6 7-6(2)
2011 Australian Open Hard F (3)Djokovic d. (5)Andy Murray 6-4 6-2 6-3
2009 Miami Masters Hard F (4)Andy Murray d. (3)Djokovic 6-2 7-5
2008 Cincinnati Masters Hard F (8)Andy Murray d. (3)Djokovic 7-6(4) 7-6(5)
2008 Canada Masters Hard QF (8)Andy Murray d. (3)Djokovic 6-3 7-6(3)
2008 Monte Carlo Masters Clay R16 (3)Djokovic d. (14)Andy Murray 6-0 6-4
2007 Miami Masters Hard SF (10)Djokovic d. (12)Andy Murray 6-1 6-0
2007 Indian Wells Masters Hard SF (12)Djokovic d. (13)Andy Murray 6-2 6-3
2006 Madrid Masters Hard R16 (15)Djokovic d. Andy Murray 1-6 7-5 6-3
ATP
Roland Garros: Kokkinakis vince la maratona con Wawrinka, Tsitsipas avanza sul velluto [VIDEO]
Una splendida partita tra l’australiano e l’elvetico vede Thanasi vittorioso dopo oltre 4 ore e mezza. Serve molto meno a Stefanos Tsitsipas per travolgere Carballes Baena

T. Kokkinakis b. S. Wawrinka 3-6 7-5 6-3 6-7(4) 6-3
Il cuore non basta. Stan Wawrinka perde un’emozionante maratona con Thanasi Kokkinakis (4 ore e 38 minuti), in una partita che avrebbe potuto significare per lui terzo turno, ma uno start disastroso di quinto set, dopo aver dato prova di una condizione fisica per certi versi inaspettata nei parziali precedenti, gli è costata la pelle. Per l’australiano, invece, finalmente un duello vinto alla distanza, pur con un gran “braccino” nel finale, dopo la beffa nello Slam di casa contro Andy Murray, e l’opportunità di giocarsi un ulteriore step in avanti con Khachanov o Albot.
L’equilibrio è il tratto distintivo dei primi giochi dell’incontro. Entrambi apprezzano scambiare da fondo e il match attraversa dunque una fase iniziale di studio. L’elvetico pare molto centrato e sembra aver recuperato dalle fatiche del debutto contro Ramos, limitando al minimo gli errori gratuiti e spostandosi agilmente sul rosso del Simonne-Mathieu. La partita scivola così sul sottile filo dell’equilibrio fino al 3-3, con i due tennisti attenti a non concedere nulla in battuta, ma è proprio negli ultimi tre giochi che Stan opera lo strappo decisivo. Tre games di fila e un break ottenuto grazie a un sanguinoso doppio fallo finale di Kokkinakis.
Ringalluzzito e forte del vantaggio di un set, Wawrinka comincia con il piede giusto anche nel secondo. Avrebbe infatti una palla break per mettere subito il naso avanti e, pur non sfruttandola, ha un’altra chance nel quinto game, quella buona per trovarsi avanti di un parziale e di un break, complice un altro doppio fallo decisivo del rivale. Sotto 4-2, Kokkinakis però reagisce, anche approfittando di un piccolo passaggio a vuoto dello svizzero e recupera il break di margine. Rimonta completata nel dodicesimo gioco quando, con un altro break, Thanasi evita addirittura il tie-break, non sbagliando più una palla e pareggiando i conti. 7-5 per lui e un set pari.
L’inerzia pare essersi spostata dalla parte di campo del n° 108 al mondo, che nel terzo sale subito sul 3-0 pesante – nonostante il singolo break – e non lascia più nulla al caso. Quello stesso break verrà infatti condotto fino in fondo dall’originario di Adelaide (6-3), per un vantaggio meritato di due set a uno a mettere spalle al muro il campione del Roland Garros 2015. Quest’ultimo, tuttavia, sembra avere ancora qualcosa da offrire – anche fisicamente – e combatte punto a punto nei primi games del quarto. Il problema vero per lui è la mancanza di concretezza nei punti chiave, come quando non capitalizza ben 5 palle break nel secondo game e altre quattro nel sesto. Si procede dunque senza scossoni fino al tie-break, e qui Kokkinakis inciampa a più riprese, commettendo tre errori gratuiti nei primi tre punti e non riprendendosi più (7-4 finale). Per la resa dei conti, serve dunque il quinto set.
I decibel del tifo pendono, e lo si percepisce dalle esultanze, decisamente dalla parte di Wawrinka, ma quest’ultimo, a differenza per esempio di quanto accaduto ieri sera a Monfils, non approfitta al massimo dell’ulteriore spinta del pubblico, incappando in un primo game di servizio disastroso, ceduto ai vantaggi e condito da due doppi falli. Un macigno nella testa di Stan, incapace per qualche minuto di riprendersi dal 3-0 iniziale e falloso come mai prima nel match. Un altro break, addirittura a -0, metterà una pesante pietra sulle sue speranze di approdare al terzo turno, per la gioia di Kokkinakis che, senza strafare e, anzi, lasciando per strada uno dei due break, conquista sfinito il terzo turno al quinto match point, con annessa esultanza gettandosi a terra.
S. Ofner b. [24] S. Korda 6-3 7-6(1) 6-4
Fabio Fognini conosce il suo avversario di terzo turno. Sarà l’austriaco Sebastian Ofner, uscito vittorioso da un match dominato contro la testa di serie n° 24, ovvero Sebastian Korda. Sembrava che quest’ultimo avesse ritrovato delle buone sensazioni essendosi sbarazzato all’esordio di McDonald, e invece si era trattato di un fuoco di paglia. Lo statunitense, dopo aver perso il primo set per 6-3, ha tenuto testa al rivale solo nel secondo, ma nel tie-break che ne è scaturito è stato dominato dall’avversario, racimolando solo un punto (7-1). Korda non aveva comunque concretizzato, suo malgrado, la chance di servire per il parziale sul 5-4. Nel terzo, invece, un solo break, nel nono game, ha definitivamente indirizzato l’incontro verso il più in basso in classifica dei due Sebastian, che eguaglia così il suo migliore risultato in uno Slam, ovvero il terzo turno di Wimbledon 2017, quando fu estromesso da Zverev.
D. Schwartzman b. N. Borges 7-6(3) 6-4 6-3
El Peque approda al terzo turno del Roland Garros, e non era così scontato visti i suoi recenti (non) risultati. Ma la rimonta al primo turno ai danni di Zapata Miralles potrebbe avergli ridato l’ispirazione, anche se serviranno altri match per constatarlo. Intanto, però, l’argentino si è aggiudicato piuttosto agevolmente il match con Nuno Borges, e per avanzare ancora dovrà però battere la testa di serie n° 5 Stefanos Tsitsipas.
[5] S. Tsitsipas b. R. Carballes Baena 6-3 7-6(4) 6-2 (Emmanuel Marian)
È bastata una prestazione perlopiù altalenante a Stefanos Tsitsipas per staccare il pass utile a garantirgli il viaggio al terzo turno del Roland Garros. In fase di analisi pre-match la questione era subito apparsa piuttosto chiara: Roberto Carballes Baena, il trentenne terraiolo canario avversario odierno del quinto favorito in gara, non sembrava avere armi nella propria faretra per metterlo in difficoltà. Troppo evidente la differenza di cilindrata; troppo più pesanti i colpi del greco; troppo leggero il servizio dello spagnolo, che in effetti mai è riuscito a prendere in mano il gioco perlomeno con i colpi d’inizio scambio. E in effetti è finita tre a zero in due ore e venti minuti, ma il tempo utile a portare a casa l’obbligatorio successo sarebbe potuto, ma anche dovuto, essere inferiore alle due ore, se Tsitsipas non fosse incappato in una di quelle orette horror che tante energie preziose gli hanno sottratto negli anni, specialmente negli esigenti Major.
Vinto con relativo agio il primo set grazie a due break al terzo e al nono game, entrambi sigillati da altrettanti erroracci con il dritto dello spagnolo, e salvata l’unica situazione di pericolo al servizio nel quarto gioco per merito di un passantone di rovescio, Tsitsipas si è ingarbugliato in una seconda frazione colma di sbavature, che pure si era più volte messa bene. Il finalista dell’edizione 2021 ha preso a litigare con il dritto (cinque non forzati con il fondamentale nei soli primi tre giochi del set) ridando speranze a un avversario sin lì sballottato alquanto. Per due volte avanti con i break ottenuti nel quarto e nel sesto game, Stefanos si è fatto riprendere altrettante volte. Simbolico per delineare lo stato di concentrazione del greco il gioco numero cinque, dal 15-30 con Tsitsi in battuta: lob difensivo di Carballes Baena in atterraggio nei pressi della riga; Tsitsipas passeggia all’indietro con l’atteggiamento di chi ritiene che la palla uscirà di cinque metri; palla che invece pizzica la riga. Il favoritissimo la chiama fuori, ostentando la sicurezza tipica di chi non è affatto convinto delle proprie ragioni, ma Louise Hengzell, giudice di sedia convenuta sul posto, conferma la chiamata. 15-40, quota per il doppio fallo successivo stracciata in lavagna: contro break. Nel nono gioco, per scialacquare il successivo vantaggio subito guadagnato, il greco ha preso a sparacchiare dalla parte destra, rimettendo dentro la partita Carballes, attore non protagonista sostanzialmente inerte.
Nel tie break, per sua fortuna, Tsitsipas ha cambiato passo e ritrovato il senno, comandando con piglio finalmente adeguato alla situazione e prolungando l’inerzia sino in fondo al set successivo, il terzo, dominato senza angosce. Pur gravato da una mole evitabile di errori marchiani, il greco ha finito per non rischiare granché, ma dovrà lustrare l’arsenale, se vorrà far strada al Bois-de-Boulogne. Carballes era sprovvisto di antidoto, ma già Vesely al primo turno aveva scoperchiato il vaso. Il prossimo round, contro Diego Schwartzman o Nuno Borges, potrebbe rivelarsi un’altra tappa di passaggio, ma nel corso della seconda settimana qualcuno, e molto presto, andrà a vedere le carte.
ATP
Roland Garros, Fognini si gode la vittoria: “Il mio tennis gira bene. Obiettivo seconda settimana” [VIDEO]
Dopo il successo su Kubler il tabellone offre una grande opportunità a Fabio che però non vuole sottovalutare Ofner: “A questo punto chiunque affronti, gioca bene”

Sono passati meno di due mesi dall’infortunio accusato da Fabio Fognini nel match contro Cecchinato nel 250 dell’Estoril. Tutto sembrava andare male al ligure che si apprestava a lasciare la top 100 per la prima volta in quattordici anni. La stagione sul rosso, quella che lo ha portato a vincere un Masters 1000 e a raggiungere i quarti in uno Slam, era appesa a un filo pronto a spezzarsi definitivamente quando Fabio ha iniziato ad allenarsi al Foro italico: il suo fisico non dava risposte positive e l’azzurro era sul punto di rinunciare alla wild card riservatagli. Quando, però, nello sport si combinano talento e forza di volontà, le cose possono cambiare molto rapidamente e così oggi Fabio è al terzo turno del Roland Garros senza aver perso nemmeno un set (cosa che gli era successa solo altre quattro volte) e il tabellone lo ha ripagato con un abbinamento tutt’altro che sfavorevole. Sarà infatti il qualificato Ofner (n. 118) il suo prossimo avversario.
“Lo conosco poco, arriva dai Challenger – ha detto Fabio ai microfoni di Eurosport – so che è stato nei primi 100 ma poi si è fatto male. A questo punto chiunque affronti, gioca bene. Ora voglio semplicemente godermi la vittoria oggi e recuperare l’energia. Da domani penseremo all’austriaco”. Vietato sottovalutare un giocatore che ha già vinto cinque match (l’ultimo con la 24esima testa di serie Korda) tra qualificazioni e tabellone principale, ma è chiaro che l’occasione è ghiotta. L’ultimo ottavo di finale di Fabio al Roland Garros è infatti datato 2019: “Sto bene, il tennis gira bene. Sono di nuovo al terzo turno a Parigi. L’obiettivo è andare nella seconda settimana del mio Slam preferito”. Quando lo ha fatto, il ligure ha sempre regalato spettacolo: nel 2011 l’indimenticabile ed epico match contro Montanes vinto 11-9 al quinto set, nel 2018 un’altra maratona – questa persa – con Cilic e poi nel 2019 un’ottima prestazione contro Zverev. Quest’anno potrebbe essere sfida con Tstitsipas, ma meglio non correre troppo.
Nel frattempo, scenderà sui campi dello Slam parigino anche Flavia Pennetta che insieme a Francesca Schiavone cercherà di difendere il titolo nel doppio delle leggende: “Lei soffre molto a vedermi giocare da casa – ha scherzato Fabio – La prima cosa è sperare che non si faccia male, visto che non gioca da tempo. Poi l’obiettivo suo e di Francesca è semplicemente quello di divertirsi”.
Editoriali del Direttore
Roland Garros: ma Sinner sapeva che nei quarti poteva incontrare Medvedev? Un martedì da leoni, emozioni indicibili, Vavassori, Zeppieri, Monfils
Tutte pernici ieri al Roland Garros. Maratone con rimonte incredibili, battaglie all’ultimo sangue, spettacolo continuo. E il tennis italiano, 3 vittorie su 4, 11 su 15 al primo turno, si è fatto onore

Era solo il primo martedì del Roland Garros 2023, ed è stato un martedì da leoni. Sì, una di quelle giornate – peraltro dopo le tante maratone già seguite domenica e lunedì – che chi le ha vissute non potrà mai dimenticarle. È la forza di questo straordinario sport. Sempre più popolare perfino quando si rischia di essere soffocati dalla troppa folla, dalle troppe code attorno ai campi aperti ai possessori dei cosiddetti biglietti “annexes” o “ground”. Meglio queste code, tuttavia, di quelle che si devono fare ai servizi igienici del Foro Italico…che sono tutto fuorchè igienici. Non mi stancherò mai di sottolinearlo. Prima o poi spero che qualcuno ci metterà mano. Diego Nepi, ci pensi tu?
Giornate di emozioni indescrivibili, anche perché ci vorrebbero ore e ore per raccontarne una minima parte. Sia che fosse un appassionato italiano, o anche un serbo seppure con minor gioia e felicità, quelli che hanno visto e sofferto per 5 ore e 10 minuti l’epica battaglia sul campo 8 fra Vavassori e Kecmanovic, non la dimenticheranno. Papà coach Vavassori, e non solo lui, avrà rischiato l’infarto con i 4 matchpoint annullati al serbo nel terzo set e poi pure con il quinto nel terzo tiebreak consecutivo. La partita – ricordo a chi non avesse letto la cronaca puntuale – si è conclusa soltanto al ventesimo punto del tiebreak finale. E’ stata una delle più incredibili rimonte…almeno fino a quella ancora più pazzesca che ha concluso la nottata ben dopo la mezzanotte…
Sì, alludo a quella vinta da Gael Monfils, il più showman degli showman, e talvolta con eccessi border-line –come ricorderanno tutti coloro che videro quel quarto di finale dell’US open di qualche anno fa che fu vinto da Matteo Berrettini – che alla fine sono costati cari al malcapitato argentino Baez. Già stato vittima di Zverev qui al Roland Garros nel 2022: si era procurato, invano, il matchpoint. Stamattina è rimasto vittima – quando era calata la notte e si era fatto anche molto freddo dopo una giornata invece caldissima come tutte queste prime tre degli Internazionali di Francia – di una atmosfera divenuta per contrasto assolutamente incandescente.
Monfils, in vantaggio due set a uno, aveva perso il quarto set 6-1 e si trovava sotto 4-0 30-40 nel quinto. Insomma aveva fatto un solo game su 11. Non so come abbia fatto, giuro, ma sebbene avesse la testa sott’acqua, è riuscito miracolosamente a risalire la corrente. Certo il pubblico letteralmente impazzito per lui gli ha dato un’incredibile energia. Lui che era rimasto praticamente fermo e senza tennis da un anno per i vari acciacchi fisici. Eppoi mica è più un ragazzino mr Svitolino. Non c’è oggi che spenda più di lui con quel suo tennis da “rematore” di fondocampo eppur anche con quelle incredibili improvvise accelerazioni, cambi di ritmo, dropshots, tutto un repertorio imprevedibile e affascinante.
Ma alla fine, in mezzo al delirio collettivo e nonostante i crampi che sembravano averlo implacabilmente attanagliato, è riuscito ad evitare il supertiebreak nel quale avrebbe probabilmente finito per soccombere. Se non faceva scena, se non recitava come tante altre volte – lui che ha vinto al Roland Garros 11 volte al quinto set su 15 – sembrava non reggersi proprio più in piedi. E invece, ancora una volta, ha finito per vincere 7-5 al quinto. Pazzesco! Non so chi abbia visto i francesi sullo Chatrier…sembravano tutti fuori di testa. Come dicevo partita davvero indescrivibile. 3 ore e 51 minuti di lotta furibonda, tremenda, appassionante. Una meraviglia indimenticabile. Anche se gli argentini preferirebbero dimenticarla.
Quindi dopo i tifosi italiani e serbi, anche gli appassionati francesi e argentini hanno vissuto emozioni grandissime. E che dire allora di quegli altri italiani che hanno seguito per 5 set e 3 ore e 20 minuti Zeppieri e contro quel matto di Bublik? Ci sarà stato anche qualche tifoso kazako no? Io la partita l’ho rivista un po’ su Discovery Plus, che ce la fa vedere tutte. E di cui su Ubitennis ritrovate gli highlights.
Ma vogliamo parlare di quanto successo per 4 ore e un quarto fra il campione di Roma nonché n.2 del mondo Daniil Medvedev e un brasiliano, Thiago Seyboth Wild, che in tre apparizioni al Roland Garros aveva sempre perso al primo turno delle qualificazioni?
Beh, era dai tempi delle tre vittorie di Guga Kuerten a Parigi che la torcida brasileira non godeva così. Sotto di due set a uno, il ragazzo di 23 anni, ex speranza mondiale junior che giocava soltanto il suo secondo Slam dopo quello disputato nel 2020 a New York, ha rimontato e battuto il russo che aveva scalzato Djokovic dalla seconda posizione mondiale. Medvedev grazie all’inatteso trionfo romano su una superficie che non ha mai fatto mistero di non amare _”Meno male che la stagione sulla terra battuta è finita” ma non è che quella sull’erba lo ispiri troppo di più – aveva reso possibile il maligno sorteggio che ha messo nella stessa metà del tabellone i due principali favoriti del torneo, Alcaraz e Djokovic.
I due giocheranno sempre nello stesso giorno, fino a quando dovessero eventualmente scontrarsi. Giocano oggi sul centrale uno dopo l’altro, Alcaraz con il giapponese Taro Daniel, Djokovic in sessione notturna con Fucsovics. Nessuno dei due dovrebbe rischiare di perdere, sebbene il Djokovic di Roma e Montecarlo non sia stato il vero Djokovic. Se giocheranno sempre negli stessi giorni la colpa è di Medvedev.
Non so se Sinner e il suo team guardino i tabelloni, a volte dicono di no, altre volte dicono di sì. Certo la strada verso i quarti di finale, quando teoricamente Sinner n.8 e Medvedev n.2 avrebbero potuto incrociare i loro destini, è oggi ancora lunga.
Jannik dovrà prima liberarsi domani del tedesco Altmaier, n.79 ATP, ma pericoloso quando in giornata con il servizio, poi probabilmente di Dimitrov, quindi di Tiafoe o di Zverev (mi fa più paura il tedesco perché prima o poi ritroverà l’antico splendore: inciso, anche lui come Medveved perse al primo turno a Parigi nel 2017 poco dopo aver trionfato a Roma). Tiafoe sulla terra rossa mi pare più limitato, anche se la personalità per produrre più d’un exploit non gli manca davvero.
Nell’area originalmente presidiata da Medvedev le teste di serie sopravvissute al primo turno sono Nishioka, De Minaur e Coric. Ma ci sono anche due argentini come Cachin (vittorioso su Thiem) e Etcheverry da non sottovalutare. Un altro argentino a Roma ha giocato un brutto scherzo a Sinner.
Però, e non solo i ragazzi vestiti da Carote (e da Lavazza che li ha portati a Parigi dove averli visti a Roma) in onor di Pel di Carota Jannik Sinner – che di Pel di Carota, nomignolo che gli aveva affibbiato il sottoscritto, non aveva mai sentito parlare, tantomeno letto – per Sinner cominciano a sognare cose grandi, nonostante lo choc romano che di nome fa Cerundolo.
Fra i tanti spettatori che non dimenticheranno mai la giornata vissuta ieri a Porte d’Auteuil non vanno dimenticati i tedeschi che hanno visto il loro Hanfmann (quarti di finale a Roma e ottimo protagonista anche a Cagliari) prevalere 6-4 al quinto sull’altro brasiliano Monteiro il quale, rimontati due set era avanti 40-0 sul 4 pari al quinto, ma ha perso il servizio proprio in quel momento.
Insomma, per i brasiliani ieri è stata una giornata di gioie e dolori. Forse conviene affidarsi alla Haddad Maia. Anche i finlandesi, se c’erano (? Non li ho visti), si saranno entusiasmati per il loro Ruusuvuori venuto a capo in 5 set del francese Barrere. Così come i giapponesi – c’erano, c’erano, ne ho visti tanti – per Nishioka che ci ha messo anche lui 5 set per battere Mister Muscolo, l’americano Wolf. Ribadisco: sono state giornate intense, intensissime, indimenticabili, per chi le ha vissute.
Ho accennato alle gioie e ai dolori di tanti Paesi e chissà quante ne ho dimenticati. Anche perché ho trascurato colpevolmente il tennis femminile. Mi sono eccitato quasi soltanto per la vittoria schiacciante della sedicenne (compiuti il 29 aprile) enfant prodige russa (non so come si dice in russo enfant-prodige, e se lo sapessi non potrei scriverlo con la mia tastiera, Gianni Clerici le chiamava tutte Lolita) Mirra Andreeva che ha lasciato soltanto 3 game alla Riske Amritray in un giorno in cui sono saltate diverse teste di serie:Kalinina con Parry, Bouzkova con Wang Xin, la campionessa di due anni fa Krejcikova con l’ucraina Tsurenko, la Azarenka con la Andreescu, la Cirstea con la nostra Paolini, la Rogers con la Martic.
Allora adesso chiudo qui ripetendo quanto ho detto ieri sera a caldo intorno alle 20 sia sull’Instagram di Ubitennis – seguiteci ragazzi, se volete ..uova fresche, siamo solo a 16.000 followers vorrei arrivare almeno a 20.000 per Wimbledon…sbrigatevi! – sia sul rituale video quotidiano di fine giornata: 11 italiani sui 15 in tabellone hanno passato il primo turno. Molti contro pronostico, come le tre vittorie su quattro ottenute questo martedì: Vavassori con Kecmanovic, Zeppieri con Bublik, Paolini con Cirstea. La sola a non compiere il miracolo è stata la campionessa di Rabat, la Bronzetti. Ma chiederle di battere la Jabeur era chiederle troppo.
Oggi 6 azzuri affrontanto il secondo turno. Il mio pronostico l’ho già “azzardato” come faccio sempre su Instagram, peggio per voi se non vi siete ancora iscritti. “Chi non li azzarda i pronostici non li sbaglia”, era solito ripetere Rino Tommasi, spesso con l’aria di rimproverare un po’ l’amico Gianni Clerici che invece non amava sbilanciarsi.
Gianni però quasi tutte le sere veniva da me in sala stampa e mi chiedeva: “Ubaldo, ma Ubitennis le ha già pubblicate le quote degli incontri di domani?”. Stavolta allora lo chiedo io alla redazione. E vediamo se i miei quattro favoriti, sui sei che scendono in campo oggi, hanno quote favorevoli oppure no. Serve per capire se i bookmakers la pensano come il sottoscritto oppure no. Più tardi verifico.