Adesso per Djokovic il vero obiettivo è il Roland Garros

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Adesso per Djokovic il vero obiettivo è il Roland Garros

Inutile cercare tra gli attuali giocatori ATP il rivale di Novak Djokovic. Il serbo ha lanciato la sua sfida alla storia. Prossimi obiettivo? Sampras

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Novak Djokovic - US Open 2015 (foto di Art Seitz)
 

Dopo l’ennesimo record ormai Novak Djokovic è costretto a darsi obiettivi storici. Visto che non sembra ci siano rivali in grado di infastidirlo, meglio guardare altrove. Adesso è lanciato all’inseguimento di Pete Sampras: la stella di Belgrado terminerà la stagione da numero uno assoluto in classifica per la quarta volta. Solo Connors e Federer hanno fatto meglio di lui (5 volte primi) e, appunto, Sampras (6 volte da numero uno, record assoluto). Ha fame di vittorie Nole, non solo di sponsor e di denaro. Vuole essere ricordato come il più grande di tutti e presumibilmente ci riuscirà perché non sembra esserci nessuno all’orizzonte in grado di raggiungerlo, considerando che l’unico ad aver dimostrato di sapergli tenere testa è un signore di 34 anni che si chiama Roger Federer. Insomma, ad oggi non si vede nessuno che possa riuscire a fermare questa affascinante rincorsa. Eppure un passo falso c’è stato, uno scivolone che ha macchiato questa marcia trionfale ed ha negato al serbo la gioia del Grande Slam: sulla terra rossa di Parigi, contro ogni pronostico, si è imbattuto nella giornata perfetta di Stan Wawrinka.

Può capitare, direte voi, mica è un robot! Certo che sì, ma se si considera che il Roland Garros è l’unico titolo dello Slam assente dalla sua assai nutrita bacheca si può pensare ad una vera e propria maledizione. Poi subentra la razionalità, quella che ti dice che le maledizioni non esistono, che è roba da Medioevo pensarci, che tutto ha una spiegazione razionale, tipo che a rifletterci bene questa debacle tutto sommato poteva starci: negli ultimi quattro incontri di Slam precedenti a questa sfida maledetta (pardon, sfortunata), lo svizzero dal rovescio letale aveva sempre costretto Nole al quinto set ed a Melbourne nel 2014 era stato proprio Wawrinka ad avere la meglio. Che sia per un caso, o per colpa di un risultato che era nell’ordine delle cose oppure ancora per una maledizione… fatto sta che il Philippe Chatrier resta ancora un campo da espugnare per Djokovic.

Del resto anche altri grandissimi protagonisti della storia del tennis hanno avuto le proprie “bestie nere”: pure per John McEnroe, meglio conosciuto come “The Genius” e grande rivale di Borg per i lettori che hanno avuto la fortuna di vederlo all’opera tra gli anni 70 ed 80, ad esempio, la conquista del Roland Garros è rimasto un tabù mai sfatato (celeberrima la sconfitta in finale nell’84 contro Lendl). “Sarei disposto ad avere 37.2 tutta la vita in cambio della seconda di servizio di McEnroe” disse di lui Beppe Viola e Clerici gli faceva eco con “giocatori di circolo o della domenica, non imitatelo per cortesia o vi spaccherete la schiena”. Si parlò addirittura di “maledizione della terra rossa” per il re del serve and volley tutto genio e sregolatezza. In realtà, anche in questo caso, una spiegazione razionale c’è: le caratteristiche della superficie di gioco mal si conciliavano con il suo tennis champagne. La perdita di velocità che subivano le palline al contatto con il terreno non gli permettevano di sviluppare il gioco di anticipo da fondocampo e le volèe che risultavano, invece, fatali sul sintetico o sull’erba di Church Road.

Nole, però, ha ancora tempo davanti a sé per sfatare il mito della maledizione di Parigi e per dimostrarci che no, nulla è impossibile quando sei semplicemente il più forte e sei anche affamato. Due, quindi, i nuovi obiettivi nel mirino del serbo delle meraviglie: eguagliare Sampras e superare McEnroe.

Claudia Demenica

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