I maestri di Londra: Kei Nishikori

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I maestri di Londra: Kei Nishikori

Mancano pochi giorni all’inizio delle Finals di Londra. Dopo Ferrer, è il turno di Kei Nishikori

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Nishikori sarebbe il tipo perfetto per riscrivere la storia di Lilliput in formato tennistico: unico tra gli otto cavalieri a non superare il metro e ottanta, ma primo giapponese in assoluto ad assurgere all’atto finale, cosa che di fatto lo iscrive nella storia.

Il fatto è che la sua statura è direttamente proporzionale alla sua invisibilità nelle alte sfere. Alzi la mano chi si è accorto che il nostro si è issato sino al numero quattro del ranking ATP a marzo di quest’anno, grazie anche al borsone pregresso di punti di una finale agli US Open nel 2014, in cui ha fatto fuori mister testa coronata Djokovic prima di farsi prendere dal panico in finale. Si perché il caro Nishi è quasi invisibile, persino sul campo. Un po’ come quei caratteristi che vincono un Oscar senza che nessuna sappia come si chiamano. A meno che non ci si prenda la briga di andarlo a vedere dal vivo. È a quel punto che ci si accorge perché Nishikori può avere, al Master, una seppur minima chance di comportarsi bene.

Innanzitutto si muove benissimo. Capita che prima che tu abbia fatto in tempo a battere ciglio te lo trovi sulla diagonale opposta del tergicristallo. Ma il meglio capita quando le diagonali, che partono dalla sua racchetta con un anticipo sufficiente a rimettere in sesto la reputazione delle ferrovie nazionali, si vanno a piazzare dall’altra parte con tale lineare geometria che ti viene voglia di invitarlo a insegnarla, la geometria, ai tuoi figli. Insomma, il classico asiatico la cui flemma è pari al calcolo preciso delle traiettorie che destabilizzano l’avversario in modo sornione.

Il suo 2015 pur non ultrapatinato è stato il suo secondo migliore anno di carriera, sporcato solo da un finale non all’altezza a causa soprattutto degli infortuni.

Nella sua unica apparizione al Master l’anno scorso, però, è uscito vittorioso dal girone calando le armi solo di fronte al sempreverde Djokovic. Difficile per lui sperare di bissare un simile risultato. Nelle sue ultime uscite sul duro, Nishikori ha raggiunto una semifinale al 500 di Tokio e si è fatto sorprendere da Anderson a Shangai.

In pratica ultimamente è stato ricordato più per la racchetta lanciata assieme alla palla per la troppa foga nel servire (a Parigi) che per i suoi risultati. Sta di fatto che il giapponese ha battuto i primi quattro giocatori ATP almeno una volta in carriera.

A quasi 26 anni, da compiere a fine anno, Nishikori si sta imponendo come la testa di ponte dell’armata dei “giovani” aspiranti alla corona. Probabilmente il suo destino non lo vedrà giocare il ruolo di un indefesso samurai, ma, se la buona stella del sorteggio gli sorriderà e se i problemi fisici si riveleranno meno gravi del previsto, non è escluso che possa fare lo sgambetto a qualche nome di grido e presentarsi, del tutto invisibilmente, in semifinale.

Milena Ferrante

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