ATP Finals interviste, A. Murray: "Non voglio vivere nella paura"

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ATP Finals interviste, A. Murray: “Non voglio vivere nella paura”

ATP World Tour Finals, A. Murray b. D. Ferrer 6-4 6-4. L’intervista post partita e l’audio di Andy Murray in originale

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Hai dichiarato che forse sarebbe stato un po’ difficile iniziare il torneo dopo una preparazione in parte effettuata sulla terra battuta. Sembra invece che tu ti sia adattato abbastanza rapidamente.
Beh, per un paio di giochi non ho avuto il timing giusto poi però sono migliorato. Sai, se sei alla ricerca di un po’ di ritmo, lui è un giocatore che ti fa colpire un sacco di palle, gli scambi sono spesso molto lunghi e questro ti permette di ritrovare il tuo ritmo. La risposta invece non era molto buona, in particolare sulla seconda di servizio e il fatto che lui abbia commesso molti doppi falli mi ha aiutato. Avrei potuto rispondere meglio, qui la palla arriva un po’ più veloce e leggermente più bassa rispetto alla terra rossa e in questo senso oggi avrei potuto fare di più.

Nessun problema con la schiena e con il cambiamento di superficie.
No, tutto è andato bene. Sono molto felice di questo.

Verso la fine della stagione, cambi in parte lo schema delle sessioni di pratica, ad esempio tempi ridotti a seconda della superficie?
Buona domanda, perché, ovviamente, verso la fine dell’anno, quest’anno in particolare, ho giocato un sacco di partite e ho avuto meno tempo per allenarmi. Inoltre, perché sapevo che sarei stato molto impegnato alla fine dell’anno, ho preso più giorni di riposo, ho giocato meno tornei e mi sono allenato meno ma nel modo più intenso possibile. Non ha senso mettere un’intensità del 50% se hai intenzione di spendere meno tempo in allenamento e quindi, sì, è cambiato un po’ quest’anno.

Dopo il successo di Kyle e Dan di ieri, sarà difficile per Leon scegliere la squadra di Coppa Davis.
Sì, entrambi sono stati grandi, così come James un paio di settimane fa in India. Sì, è una bella situazione e lo stesso vale per i belgi. Hanno tre ragazzi che sono in grado di giocare il secondo singolare, con Darcis e Coppejans, forse i migliori giocatori di terra rossa, ma anche Bemelmans con uno stile di gioco leggermente diverso. Penso che non sia solo Leon a dover prendere decisioni difficili e tuttavia è sempre meglio avere tanti giocatori in forma che ti complicano la scelta.

In occasione del referendum scozzese hai dimostrato di essere uno dei pochi atleti che si occupano di politica. Per il tuo lavoro viaggi molto, hai una spiegazione per ciò che è accaduto a Parigi? Qual è la sua idea in proposito?
No, penso che sia una cosa molto difficile da spiegare senza conoscere bene la situazione. Voglio dire, tutti i protagonisti dello sport hanno in qualche modo fatto riferimento a questa terribile tragedia e ovviamente tutti siamo stati sconvolti. Ma non è una cosa che conosco abbastanza per fare davvero un commento adeguato. Evidentemente è una situazione terribile, speriamo che tutti si uniscano per venirne fuori insieme.

In qualche parte della tua mente c’è anche l’idea che se resti a lungo nel torneo, questo potrebbe danneggiare la tua preparazione per la terra battuta?
No. Se non giocassi qui, resterei più meno tre settimane senza giocare una partita prima della finale di Coppa Davis. Ovviamente questa è una superficie diversa ma giocare partite contro i migliori giocatori del mondo è una preparazione fantastica. Come ho detto, ho cambiato il mio programma e il modo in cui mi sono allenato negli ultimi due mesi per poter arrivare fresco in questa parte della stagione, e non è stato sempre così. L’anno scorso ho recuperato la condizione dopo aver giocato sei settimane di fila. Ho giocato solo due tornei nelle ultime sette o otto settimane e mi sento bene in questo momento. Spero di poter fare bene qui e in Belgio e sono convinto di essermi dato le migliori possibilità per farlo.

Non so se sei al corrente degli ultimi eventi, di quello che sta succedendo oltre la Manica. L’attenzione ora si è spostata in Belgio. Ci sono stati 23 arresti intorno alla zona di Bruxelles. Siete  preoccupati per il livello di sicurezza che troverete la prossima settimana?
No. Credo che tutti in questo momento siano preoccupati per quanto è accaduto, la cosa migliore che possiamo fare è di vivere la nostra vita normale, non cambiare troppo, perché altrimenti vincono i terroristi. Dobbiamo andare fuori e fare quello che facciamo sempre, non voglio vivere la mia vita con paura ogni volta che scendo in un campo da tennis. Ecco, questo è quello che farò.

Se si guardano le statistiche sulle risposte al servizio, si nota la forte correlazione tra chi risponde meglio e chi è al vertice della classifica. Credi che questa sia una cosa particolare che giustifica le posizioni di giocatori come te e Novak o che questa sia ormai la tendenza?
A dire il vero non so come fosse in passato. Non conosco le statistiche di 15, 20 anni fa. Ma è vero che la risposta è diventata una parte molto importante del gioco. Prima, quando i campi erano estremamente rapidi, il gioco era diverso. I giocatori riuscivano a tenere meglio il servizio. Penso sia dovuto soprattutto al cambio di superfici. Roger, ad esempio, non ha delle statistiche importanti sulla risposta e non ha neanche un servizio potente ma è sempre in alto nelle statistiche che contano. Vince le partite in un modo diverso quindi non è che non puoi vincere se non sei tra i migliori risponditori.

Pensi che questo campo sia particolarmente lento? Questa sera, non so, hai fatto 15 dropshots o qualcosa del genere. Normalmente in indoor non si vedono così tanti dropshots, invece qui se ne vedono forse perché piace ai giocatori, perché lo vogliono i promotori o perché richiesto da qualcuno “potente”? C’è una spiegazione per te?
Credo che a Parigi il campo fosse più lento, qui invece possiamo giocare più a rete. Oggi penso di essere venuto in avanti più di 12, forse 14 volte, che per me è molto. Anche David l’ha fatto perché la palla rimane bassa. Si tratta di un campo lento che rimbalza basso, quindi puoi venire avanti. Quando si colpisce un colpo piatto, un colpo aggressivo, devi dare molto slice perché la palla resta giù bassa. L’altro giorno ho parlato della variazione di superfici. Sì, io credo che sarebbe bene se ci fosse più varietà nella velocità dei campi. Ma credo anche che se diventasse molto veloce qui, dovrebbe esserlo altrettanto a Parigi, Basilea, Valencia, e in tutti i tornei che si stanno costruendo. Anche giocare con le stesse palle tutta la stagione indoor aiuterebbe i giocatori e si potrebbe vedere un tennis più spettacolare. Quando si gioca una settimana con una palla e la settimana successiva con un’altra, quando il campo una settimana è veloce e la seguente molto lento, è impossibile vedere il miglior tennis e invece è quello che tutti vogliono.

Ancora una vittoria, da quanto ho capito, e sarai sicuro di essere n. 2 alla fine dell’anno, sarebbe una prima assoluta per te. Ci pensi?
Si, voglio dire, ho parlato abbastanza di questo nelle ultime due settimane. Sai, sarebbe ovviamente bello finire n. 2, perché non è mai successo prima ma non è un obiettivo che mi ero prefissato all’inizio di quest’anno o durante l’anno, davvero. Ovviamente sarebbe un vantaggio in vista dell’Australia, per il resto non è così importante.

Abbiamo parlato a Parigi di Aljaz, se deve far parte della squadra di Coppa Davis o meno. Domani ci sarà la decisione d’appello. Cosa pensi del suo caso?
Ne ho parlato subito dopo la partita con Petch. La mia opinione è che il processo ha avuto dei tempi estremamente lunghi e se questa decisione fosse stata presa sette mesi fa, oggi non ci sarebbe nessuna discussione. Non è colpa sua se ci è voluto così tanto tempo. Non è neanche colpa sua se si è arrivati a 10 giorni prima della finale di Coppa Davis. Le regole non le faccio io. Se vince il suo appello e può giocare io, da capitano, metterei insieme la squadra più forte per cercare di vincere. Ma questa è una decisione che spetta a Leon ed io sono sicuro che prenderà quella giusta e che ci darà le migliori possibilità per vincere. Penso comunque che Aljaz non vincerà l’appello ma ora è inutile parlarne. Aspettiamo dopo domani per farlo.

Traduzione di Maria Cristina Graziosi

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