R. Federer b. S. Wawrinka 7-5 6-3 (da Londra, Carlo Carnevale)

Diciottesima vittoria incarriera, a fronte di sole tre sconfitte, per Roger Federer nei confronti del connazionale Stan Wawrinka, che oggi dura appena un set prima di mettere in folle e lasciarsi trascinare dall’inerzia del tennis dell’avversario. Un’ora e dieci minuti di gioco rapido e spesso divertente, sebbene privo di pathos nell’ultimo set, deciso dal break che Federer ottiene già nel secondo gioco, quando Wawrinka gonfia la rete con un dritto ad uscire quanto meno fattibile. Federer onora al meglio la sua tredicesima semifinale al Masters, e raggiunge quindi la sua decima finale alle Finals, che ha vinto sei volte; per Wawrinka, che spreca un break di vantaggio nel primo set, termina una stagione di cui si è già detto più o meno tutto, dal successo al Roland Garros alla querelle con Nick Kyrgios.

Arena sorprendentemente ben lontana dal tutto esaurito, forse a causa dei prezzi dei tagliandi (100 sterline tonde per l’intera giornata nell’anello più alto), illuminata però dalla presenza di guest star molto amate dal pubblico londinese: sul maxischermo cubico che pende dal soffitto si inquadrano di seguito un ingrigito Hugh Grant, la leggenda dell’Arsenal Thierry Henry, e l’immancabile David Beckham, salutato da un boato, inutile dirlo, di voci per lo più femminili. Federer fa serve and volley su cinque dei primi nove punti al servizio (chiuderà con un notevole 24/32 a rete) e costringe Wawrinka a pensare in fretta e organizzare passanti in continuazione: stupendo quello in controbalzo con il rovescio che porta Stan al 40-15 nel terzo gioco.

Federer si gratta la barba al cambio di campo, ed è il primo a subire l’accelerata dell’avversario, quando si distrae a causa di un nastro malevolo nel quinto game, e al punto successivo sbaglia un comodo dritto di approccio per regalare il servizio. Le folte chiazze di tifo svizzero dividono equamente i proprio incitamenti (due sostenitori, con tanto di parrucca, seguono l’intero incontro in piedi nell’ultima fila alle spalle della tribuna stampa), ma quando Wawrinka manda lungo il rovescio che permette il controbreak sul 4-4, il ruggito della folla la dice lunga. Seguono tre game interlocutori, prima che Wawrinka perda di lucidità e sbagli vistosamente le proprie decisioni tattiche, attaccando sul dritto di Federer che lo brucia per due volte consecutive, siglando il 7-5 dopo trentasette minuti. Il dodicesimo game è anche il primo del match in cui Wawrinka perde punti pur avendo messo la prima in campo.

Roger vola 3-0 nel secondo parziale, salvando una palla break quando in spinta costringe Wawrinka a mandare lungo il suo poderoso dritto. L’incontro si lascia guardare nonostante l’esito non sia più in discussione. Federer spreca due chance di doppio break ma amministra con agio il vantaggio, lasciandosi andare anche ad una smorfia di disappunto quando sul 3-2 un suo tentativo in recupero gli fa perdere la presa sulla racchetta, che cade sull’azzurro del campo con un suono sordo. I games scorrono senza sussulti, sul 5-2 Wawrinka regala un ultimo bel dritto incrociato per salvare match point e rimandare la stretta di mano al game successivo, che Federer chiude a zero.

Federer raggiunge quindi Djokovic in finale, andando a replicare l’epilogo delle edizioni 2012 (vinta dal serbo) e 2014, in cui lo svizzero diede forfait. Sarà anche lo scontro diretto numero quarantaquattro, con Federer in vantaggio di una sola lunghezza.

La musica di celebrazione è “Heroes” di David Bowie: vedremo chi davvero sarà l’eroe della finale di domani.