Novak Djokovic e Roger Federer la finale più giusta e più attesa

Editoriali del Direttore

Novak Djokovic e Roger Federer la finale più giusta e più attesa

ATP FINALS – Ha impressionato in semifinale più Novak Djokovic che Roger Federer, ma forse è colpa dei loro avversari. Un Rafa Nadal timoroso (che fine ha fatto il suo dritto?) e un Stan Wawrinka distratto (o complessato?) dal 4-2 in poi.

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Sembrava scritto che sarebbero stati Novak Djokovic e Roger Federer a giocare questa domenica la finale di questo Masters.

Per inciso oggi non c’è stato uno fra Stan Smith, Jan Kodes, Ilie Nastase, Harold Solomon, Manolo Orantes, Zeljko Franulovic che non abbia chiamato ancora questo evento Masters anziché Atp World Tour Finals, nonostante fossero ospiti dell’ATP e del CEO dell’ATP Chris Kermode che era lì presente.

Il motivo per cui l’ATP è stata costretta a cambiare il nome all’evento, a suo tempo, dipese dal fatto che Ray Benton, direttore del torneo quando lo si giocava al Madison Square Garden, brevettò quel marchio e avrebbe voluto rivenderlo a peso d’oro all’Atp che non si piegò mai al “ricatto”.

Poi l’Atp ha potuto usare la parola Masters per i suoi tornei – oggi i 1000, prima i Super Nine etcetera – perché il brevetto di Benton era valido per un torneo con quelle caratteristiche, gli otto migliori dell’anno, a fine stagione, i gironi eliminatori.

Gli attuali Masters 1000 non hanno nulla a che vedere con la formula delle attuali finali. Però nel gergo degli addetti ai lavori, dei tennisti, questo è e resta il vero Masters, qualunque sforzo faccia l’ATP per comunicarlo in modo diverso.

E dunque Novak Djokovic giocherà la sua quinta finale, dopo averne vinte quattro su quattro (in realtà tre su quattro …), e Roger Federer la sua decima dopo averne vinte sei. Ma non ne ha perse tre bensì due, perché un anno fa dopo la disfida fratricida con Wawrinka, vendicata stasera, Roger non scese in campo contro Djokovic.

Pensavo che Wawrinka avrebbe lottato di più con Federer, anche se Stan dice “Roger ha il gioco perfetto per battermi”, e mai mi sarei aspettato che avanti 4-2 nel primo set cedesse 8 dei successivi 9 games.

Insomma quest’anno le due semifinali si sono esaurite in due set. Lo scorso anno finirono entrambe in tre (anche se quella fra Djokovic e Nishikori davvero non entusiasmò 61 36 60) e il derby svizzero fu di gran lunga il miglior match.

Quest’anno curiosamente il match migliore è stato forse quello che non contava nulla, Nadal-Ferrer, (di una testa sopra Federer-Nishikori) dopo una serie di partite piuttosto modeste.

Djokovic ha conquistato così la sua quindicesima finale consecutiva e chissà quanto rimpiangerà di aver perso a Doha nei quarti da Karlovic ad inizio anno, perché altrimenti avrebbe stabilito un record insuperabile.

Lungo il cammino ha battuto anche 30 top-ten in questo 2015 che “resterà il mio miglior anno anche se dovessi perdere la finale”.

La supremazia di Djokovic su Nadal oggi mi è parsa… terrificante. Terrificante per Nadal. Perché se Djokovic serve soltanto il 47% di prime palle, quindi meno di una ogni due servizi, e un tennista come Rafa non riesce a strappargli più di 3 punti su 19, beh sono due le cose che posso pensare: a) che Djokovic ha una seconda di servizio sempre diversa, assolutamente rispettabile, difficile da attaccare; b) che Nadal si è perso il dritto per strada, perché su una seconda di servizio devi riuscire a mettergli pressione, a tirare subito qualche vincente, a fare qualche punto se non al primo scambio almeno al secondo.

Niente di tutto questo. È vero che Djokovic nel 2011 vinse 7 partite di fila e che nel 2012-2013 Nadal gli restituì la pariglia (6 vittorie su 7), e che ora il fatto che Novak abbia vinto 8 delle ultime 9 partite potrebbe far pensare che sia soprattutto – come ha cercato di spiegare Novak rispondendo a questa mia perplessità “Com’è possibile che succedano serie come queste?”- “un problema di cicli”. È abbastanza normale. In termini di rivalità è la più grande che c’è stata in questo sport perchè abbiamo giocato 46 volte e continuiamo ad andare avanti. È normale che ci siano periodi in cui ‘il momentum’ è di un giocatore e poi passa ad un altro. Non c’è una spiegazione razionale, per dimostrare perché se un giocatore vince due partite di  fila su un avversario si costruisce un vantaggio psicologico… oggi riuscivo a fare quasi tutte le cose che volevo provare a fare“.

Ma parlando con diversi campioni del passato, con i quali ho registrato gli audio che spero avrete provato a sentire (quasi tutti quelli citati all’inizio di quest’articolo), diversi hanno sottolineato un Nadal che gioca corto, che non prende più un vero rischio con il dritto che una volta era un’arma letale, che non azzarda una risposta.

Jan Kodes ha criticato in particolare la lentezza della superficie e delle palle sostenendo che “questo tennis è noioso, ha bisogno di diventare più rapido”. Kodes, lo scrivo per i più giovani che non l’hanno visto o…studiato, è un tipo che è arrivato in finale sull’erba allo US open quando si giocava a Forest Hills e ha vinto Wimbledon nel ’73 quando 78 dei primi 83 tennisti del mondo boicottarono il torneo in segno di solidarietà con lo jugoslavo Nikk Pilic che era stato squalificato dalla sua federazione per aver preferito giocare un torneo piuttosto che un match di Coppa Davis.

Non è che Kodes fosse un attaccante. Giocava anzi certamente meglio dal fondocampo. Aveva un magnifico rovescio. Anche se sapeva esprimersi su tutte le superfici il fatto che uno con le sue caratteristiche tecniche dica che il tennis dovrebbe essere “velocizzato” fa riflettere.

Gli audio con Manolo Orantes e con Ilie Nastase sono in italiano perché Ilie che ha vinto il Masters 4 volte e Manolo che lo ha vinto una (“e non me lo aspettavo, non ero giocatore da tennis indoor, quel tennis indoor”) parlano bene la nostra lingua. Con Orantes abbiamo parlato delle sue sfide con Panatta e anche naturalmente di Nadal. Mi pare che le cose che ha detto su Rafa siano particolarmente interessanti.

È vero che questa superficie danneggia gli effetti del su top-spin, però è impressionante come giochi corto, quasi che avesse perso la forza nel braccio.

Nadal che all’US open perde da Fognini dopo essere stato due set in vantaggio non è Nadal” ha detto fra l’altro Manolo “e questo senza togliere nulla a Fognini che è un giocatore di talento”. A questo punto l’ho interrotto e gli ho chiesto che cosa pensasse di Fognini e…andate a sentirvi l’audio (sennò perché mi dovrei affannare così tanto per poi trascrivere tutto quel che viene detto?)

Aggiungo una sola cosa di quanto mi ha detto Manolo:  Quando battei Santana, che era un idolo, un’icona in Spagna e io avevo solo 17 anni, ricordo che molti mi avvicinarono dicendomi: ‘Fra due anni giocherai sempre più spesso a questo livello’ e io dissi: ‘Ma perché devo aspettare due anni? Se ho già giocato così vuol dire che sono capace di giocare così e se ne sono stato capace oggi devo solo allenarmi per giocare sempre cosìCi vuole la mentalità giusta per diventare  campioni”. Il campione non è quello che gioca in maniera fantastica un giorno. È quello che riesce a giocarci con grande continuità. Più sempre che raramente.

Certo è che nei giorni scorsi Rafa mi era sembrato in ripresa e oggi invece mi è parso lontano anni luce da Djokovic. “È quasi imbattibile” ha detto Rafa.

Può essere che sia così. La finale con Federer sarà un bel test, con questo Federer che contro Wawrinka, anche se si è trovato sotto per 4-2 nel primo set era sembrato in ripresa, era venuto a rete sul proprio servizio 3 volte nel primo game e altre 3 nel terzo (forse ho segnato qui una volta di troppo nei miei appunti-geroglifici …dove non c’è il replay). Se ho sbagliato, in eccesso, chiedo venia.

Ma, ecco, quando Federer ha avuto il suo anno nero, si è messo di buzzo buono, si è allenato più intensamente – anche lui che credeva di non averne troppo bisogno, avendo sempre confidato nell’innato talento – con Paganini, con il suo team, poi con Stefan Edberg e si è ingegnato a cambiare qualcosa, a venire a rete più spesso fino a quest’estate a Cincinnati quando ha sperimentato l’ormai celebre SABR.

Idem Djokovic che stasera ha spiegato: “Sono riuscito negli anni a migliorare il passaggio da una situazione di difesa ad una di offesa. Il mio servizio è migliorato, non in termini di velocità, ma di precisione e accuratezza. E dalla prima di battuta oggi ho ricavato diversi punti gratuiti (cioè senza fare troppo sforzo)…. E sui punti giocati con la “seconda” servita comunque bene, quando nel secondo set è un po’ calata la mia percentuale, ho retto molto bene da fondocampo. Soprattutto il mio primissimo colpo ha funzionato benissimo”.

Insomma, vedete amici, che i più forti del mondo e del momento non cessano di studiare, di lavorare, di pensare a cosa devono fare. La sensazione è che Nadal si sia un po’ fermato, non abbia cercato le contromisure ad un tennis, il suo, che non basta più per contrastare un Djokovic intrattabile.

Quando gli hanno chiesto se potesse essere un problema “mentale” Rafa ha detto, esprimendo un concetto abbastanza condivisibile: “Quando un altro giocatore ti è superiore nei colpi si finisce spesso per buttarla sul mentale…ma il fatto è che se uno gioca meglio, come oggi e quest’anno Djokovic, non c’è mentale che tenga”.

Vero, ma anche vero – come dicevo – che Rafa deve imparare a prendersi più rischi. Non può accontentarsi di rispondere a metà campo. Così come Roger Federer non poteva accontentarsi di rispondere bloccando il polso all’atto di giocare il rovescio. Oggi, sarà anche per via della racchetta con l’ovale allargato, tante volte prova a giocare d’incontro, a coprire il rovescio e ad anticipare l’avversario che se ha messo tutto il corpo nell’esecuzione del servizio non fa a tempo a rialzarsi e a preparare il colpo successivo. Non tutti sono Djokovic che è un elastico e che proprio, come ha spiegato lui stesso, dall’esecuzione del servizio si riprende alla grande e spara subito un primo colpo che gli consente di dettare lo scambio.

Vabbè, vedremo che cosa succederà nella finale. Io vedo favorito Djokovic a dispetto di quanto accaduto nel girone eliminatorio e nonostante Federr abbia detto: “Ha un suo peso, perchè possiamo tutti e due guardare cosa ha funzionato e cosa no. Stesso campo, stesso condizioni, stesso posto, non è come aver giocato una settimana prima in un’altra posto… a me dà un po’ di fiducia, a lui questa finale consente una seconda chance”.

La penso come Federer quando ha aggiunto: Credo che la sua fiducia sia più forte della mia considerando tutti i successi che ha avuto quest’anno”.

Se Roger dovesse vincere scavalcherebbe Andy Murray al secondo posto delle classifiche mondiali. Ma Murray potrebbe riprenderselo vincendo i suoi singolari in Coppa Davis (un regolamento assurdo glielo consentirebbe). Essere n.2 e non n.3 può essere importante soprattutto per essere testa di serie n.2 a Melbourne e quindi evitare il pericolo pubblico Djokovic almeno fino alla finale.

A proposito della Davis devo dire che tutte le notizie che rimbalzano da Bruxelles, e il “coprifuoco” che è in atto nella capitale belga per presunti attacchi terroristici,  non tranquillizza certo nessuno, nè i giocatori britannici – la Gran Bretagna è nel mirino dell’ISIS – né quelli belgi chiamati ad esibirsi in uno stadio…quando le autorità belghe sconsigliano ogni genere di assembramento per concerti e manifestazioni musicali. Pare si stia pensando di far sospendere anche le partite di calcio.

Oltre ai giocatori, che hanno grandi motivazioni per essere presente, ci sono anche gli spettatori. E, ultimi nell’interesse generale, anche noi giornalisti.

Ho prenotato da tempo il treno da Londra sotto la Manica per Bruxelles, da dove dovrò passare mercoledì prossimo per raggiungere Gent. Per me non sono in palio né milioni di dollari né gloria imperitura come è invece il caso per Andy Murray suo fratello Jamie, Goffin e soci.Voi ci andreste? La mia famiglia non vorrebbe. Mi dicono: ma vuoi proprio andartela a cercare?  Io penso che ci andrò lo stesso.


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