La Piccola Biblioteca di Ubitennis. L'incontro con Hemingway e Romero. Gianni Clerici in “Quello del tennis”

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La Piccola Biblioteca di Ubitennis. L’incontro con Hemingway e Romero. Gianni Clerici in “Quello del tennis”

Piccola Biblioteca. Prima puntata dell’anno. Abbiamo inaugurato la rubrica nel 2014 con Clerici (500 anni di Tennis) e con Clerici salutiamo il 2016. In mezzo ventisei i libri recensiti, molti dei quali indispensabili. Ogni settimana mettiamo a disposizione dei lettori la nostra ricerca storica su quello strano mondo che si chiama tennis e lo facciamo con lo strumento più lento, prezioso e inesorabile: la letteratura. Oggi ospitiamo eccezionalmente la recensione di Antonio De Florio, un giornalista de il Messaggero, più volte inviato a Wimbledon, sull’ultimo libro dello scriba. Una strana bio-eterografia fatta di tennis, scrittura, e incontri con uomini straordinari

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Clerici G., Quello del tennis. Storia della mia vita e di uomini più noti di me, Mondadori, Milano, 2015.

Gli capita di origliare in un bar di Pamplona Ernest Hemingway, che a un amico racconta l’incredibile storia del torero Romero, ucciso dal torello di cui si era innamorato. Al grande scrittore americano Gianni Clerici si presenta come ammiratore e cronista, chiedendo se Romero sarà il protagonista del suo nuovo romanzo e lui risponde con la proposta di un gentlemen’s agreement: se non avesse utilizzato quella storia, avrebbe potuto scriverla l’interlocutore appena conosciuto. Lo scriba Gianni Clerici impreziosisce la sua etero-biografia – è sua la definizione – “Quello del tennis”, (Mondadori, 20 euro) con questo episodio, in una galleria di personaggi che vanno da Gianni Brera, suo mentore e amico, a Italo Calvino, a Ottavio Missoni, a Hermann Hesse, che va a scovare nel suo ritiro svizzero. L’elenco è lungo, Gianni Clerici sfoglia le pagine della sua vita con la levità del cronista di razza che sa sconfinare nella scrittura lunga, nel romanzo.

Il tennis è la sua infanzia ad Alassio, l’avventura in “Cinquecento” che a 23 anni lo porta a Wimbledon; lui gracilino, originario di un luogo incantevole che guarda il lago di Como, sfiora i grandi campioni, si misura, li racconta, conosce il sapore della sconfitta. Le parabole delle palline disegnate da una racchetta sono solo un’occasione per scavare dentro se stesso, un eterno ragazzo, che resta affascinato dalla storia delle religioni, fino alla laurea a Urbino.

Gianni Clerici racconta la sua prima dimora comacina con un gatto padrone che veglia sulle rovine e diventa non a caso l’Innominato, il fantasma dello zio Antonio, la Guerra, l’avventura in Africa della famiglia, e poi Londra, HollandPark dove abita e viene rapito dal mercatino di Portobello.

La ricerca nelle sue pagine non viene mai meno, come la commedia e la poesia. La scrittura è la sfida che a ottant’anni suonati continua ad affascinarlo come un bambino. Ha scritto ventitré libri, migliaia di articoli ma in tutte le pagine (198) traspare l’ansia di chi deve decidere ancora cosa fare da grande.

Recensione originale: http://spettacoliecultura.ilmessaggero.it/libri/tennis-1424840.html

Antonio De Florio

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