AO interviste, Federer: "Non vedo per i miei figli un futuro da tennisti"

Interviste

AO interviste, Federer: “Non vedo per i miei figli un futuro da tennisti”

Australian Open interviste, secondo turno. R. Federer b. A. Dolgopolov 6-3 7-5 6-1. L’intervista originale del dopo partita a Roger Federer

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È un caso che tu abbia servito particolarmente bene oggi o è un aspetto del tuo gioco su cui stai lavorando?
Penso che sia una parte del gioco molto fondamentale. Penso che tutti ci dovrebbero lavorare, ad essere onesti. È l’unico colpo che possiamo veramente controllare. Al resto rispondiamo. E poi oggi penso di aver servito molto bene. Forse si collega al fatto che Dolgopolov non lo leggesse bene. Poi nella sessione diurna le condizioni erano molto rapide, e questo aiuta a servire bene. Chiaramente, è anche più difficile rispondere. Sono felice di aver ottenuto il primo break cruciale nel primo set. penso che sia stato un grande set per me. Il secondo è stato quello chiave, perché è stato serrato per un po’. Ho mancato alcune occasioni. Stavo continuando a servire bene, stavo continuando a tenere alta la pressione, e poi sul finale ho trovato il break.

Nel terzo set su una palla break a tuo favore ti hanno chiamato il doppio rimbalzo e il replay mostrava chiaramente che avevi toccato la palla. È un po’ inusuale. Ti era già mai accaduto? Ce ne puoi parlare?
Non sono sicuro che mi fosse già accaduto, ma non ne sarei sorpreso. Onestamente non so come sia andata. Dal modo in cui era rimbalzata dall’altra parte, per la rotazione che aveva, sentivo che poteva essere buona. È una chiamata difficile. Se hai la sensazione di averla presa al secondo rimbalzo, hai la sensazione che ti venga un pallonetto , o se la spingi in campo rimbalzerà verso l’avversario dall’altra parte. Ovviamente non è andata così. Ma per come era andata, sentivo di avercela fatta. Lui ha smesso di giocare e lei ha detto qualcosa, io non potevo più discutere del caso. Caso chiuso e si continua. Potevi essere frustrato o no. Io ho scelto di non essere frustrato.

Alex è un giocatore molto pericoloso quando parte e tira dei colpi straordinari. È un tipo di match e di allenamento a cui devi adattare il tuo gioco a questo punto del torneo?
Forse. Se continuo a vincere, è certamente una buona cosa. Nei primi due set ho dovuto lavorare molto sulla difesa. Dopo mi sono sciolto un po’ e sono riuscito a colpire in maniera più libera, che è stata una buona cosa. Il servizio ha certamente aiutato. Sono un grande estimatore del suo gioco. E’esplosivo, risponde bene, soprattutto sulla seconda di servizio. Sa giocare tutti i colpi. Deve solo sapere usarli al momento giusto. Sono molto soddisfatto di questa vittoria. Penso che fosse un secondo turno difficile. Secondo la mia opinione, lui è migliore di molti giocatori che gli stanno davanti in classifica. Non ero preoccupato per il match, ma ho avuto molto rispetto.

Il tuo gioco difensivo lo hai messo in atto molto bene. E’ un qualcosa su cui stai lavorando?
Sì, anche. Nella off-season mi sono impegnato molto. Mi piace lavorare il più delle volte sulla mia resistenza, sulla fase di attacco del mio gioco, sul servizio e sul gioco di volo, anticipare con il dritto, variare con il rovescio. Ma la difesa è la parte basilare. La devi saper fare per alternare colpi da fondo campo al gioco di volo, che io ho fatto bene per tutta la mia carriera. Il passaggio dalla difesa all’attacco in un attimo l’ho fatto bene per tanti anni. È bello dimostrarlo a te stesso ancora.

Per un padre credo non ci sia nulla di più importante del futuro dei propri figli. Oggi in campo hai detto che nonvorresti vedere le tue figlie sulla Rod Laver Arena.
Mettiamola così, non è uno dei principali obiettivi.

Parlaci di questo. Credi che il circuito sia troppo competitivo? Credi che crescerebbero nella tua ombra? Cosa ne pensi?
Non lo so. Credo che sia il fatto di stare 40 anni nel tour che non mi eccita particolarmente, sai 40 anni di fila. (ride). Credo potrebbe succedere, ma non necessariamente devono amare questo sport come lo amo io. Forse è per questo che secondo è quasi ovvio che non succeda. Ma chi può saperlo. Al momento prendono lezioni di tennis perchè lo dice il papà, e perchè credo che per loro sia una buona cosa. Voglio dire, credo che sia un posto meraviglioso, altrimenti io non lo farei. Il tennis è uno sport grandioso che insegna molto, come perdere, come vincere, come affrontare le cose, l’amicizia, la disciplina. È ottimo per la coordinazione. Ho solo cose positive da dire. Non direi mai nulla di negativo. Credo solo che non saranno dei tennisti che necessariamente andranno a giocare sulla Rod Laver Arena. Ma magari mi sorprenderanno e un giorno saranno lì e io sarò a casa al freddo mentre loro saranno qui. Chi lo sa?

Quindi non ti ci vedi seduto nei box a guardare dozzine di match?
Ovviamente è importante. Li supporterei qualunque cosa volessero fare, ma al momento non mi ci vedo. Potrei supportarli in qualche altro sport. Potrebbero essere grandi sciatori. Sarebbe fantastico. Guardare tante partite di tennis? Non lo so. (ride). Per quanto io ami questo sport al momento, non sono sicuro di quanto possa essere elevato il mio livello di felicità tra vent’anno. Ma ripeto, non si può mai dire.

Sei al terzo turno degli Australian Open per la sedicesima volta consecutiva. Per quanto tempo ancora ti vedi a competere a questo livello?
Non lo so. Lo dirà il tempo. Penso che molti giocatori che si sono ritirati potrebbero ancora giocare a questo livello. Hanno semplicemente scelto di non giocare più. Riguarda la testa, il corpo, la famiglia, i viaggi, tanti elementi che fanno parte di tutta questa attività. Mi sta andando molto bene e spero che continui così fino a che vorrò giocare a tennis. Mi aspetto come minimo il raggiungimento del terzo turno in uno slam, quindi sono carico, sto giocando bene e mi sento bene. Ma c’è sempre un pericolo. Lo scorso anno il terzo turno fu l’ultimo per me, quindi questa volta spero di andare più avanti.

Forse al prossimo turno ci sarà Dimitrov. Che riferimento è stato Brisbane?
Onestamente, Brisbane in generale è stato difficile da giudicare, perché giocavo contro me stesso, cercavo di vincere gli incontri senza troppi scambi lunghi. Quindi è difficile pensare a quei match e a cosa era andato bene e cosa era andato male. Gli allenatori forse possono ricordarmi ciò. Penso che lui abbia fatto bene a Sydney, e questo gli ha dato un po’ di sollievo se prende dal torneo gli aspetti positivi, perché sprecare un match point in finale non è una bella cosa. Ho superato questi momenti e sono i peggiori. Se guardate gli aspetti positivi, avrebbe dovuto, avrebbe potuto vincere il torneo. Quindi adesso è ad alto livello. Oggi può vincere ancora, ma penso che sia un tabellone duro. Lui ha il gioco per essere pericoloso. È abbastanza allenato per giocare cinque set. Dovrò mettere in campo il mio miglior tennis.

 

Traduzione di Chiara Nardi

 

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