Azzurri fuori, che succede? Dietro i big tanti dubbi (Crivelli). Pennetta:"Italiani Ko, ci può stare" (Semeraro). Futuri Slam, si inizia qui? (Azzolini). Baby Gavrilova e Kyrgios, che spettacolo. Vinci e Seppi, ciao Melbourne (Lombardo). Federer, un grande record (Mancuso)

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Azzurri fuori, che succede? Dietro i big tanti dubbi (Crivelli). Pennetta:”Italiani Ko, ci può stare” (Semeraro). Futuri Slam, si inizia qui? (Azzolini). Baby Gavrilova e Kyrgios, che spettacolo. Vinci e Seppi, ciao Melbourne (Lombardo). Federer, un grande record (Mancuso)

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Azzurri fuori che succede? Dietro i big tanti dubbi (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Forse quello non era il paradiso, e questo probabilmente non assomiglia all’inferno, ma quattro mesi dopo il confronto è una lama infilata nella carne viva del tennis italiano: dalla finale solo tricolore di New York, la notte dell’apoteosi della Pennetta nel derby dell’amicizia con la Vinci, a una seconda settimana orfana di nostri singolaristi a Melbourne. Fuori Seppi davanti alla montagna impossibile Djokovic, fuori Robertina che si affloscia dopo aver dominato il primo set contro la valchiria Friedsam, l’Italia saluta già dal primo venerdì, al netto delle speranze che restano in doppio (Fognini-Bolelli e Seppi-Cecchinato): era successo anche nell’ultimo Wimbledon, per storia e tradizione lo Slam a noi più ostico (nessuno agli ottavi anche nel 2010, 2011 e 2014), ma in Australia non accadeva da sette anni. OCCASIONI Non che Andreas, appesantito da 11 sconfitte in altrettanti precedenti, non abbia provato a insinuarsi nelle pieghe di una sfida impossibile al numero uno del mondo, arrivando perfino a procurarsi due set point nel tie break del terzo set, dove tuttavia ha accusato un po’ di braccino: «Mi rimprovero soltanto di avere praticamente regalato il primo set, che ho giocato troppo corto e troppo timido. Poi negli altri due penso di aver giocato alla pari, ma lui è di una categoria sopra tutti. Per batterlo devi giocare ad una intensità altissima per almeno quattro ore e se anche avessi vinto quel terzo set, poi ne mancavano sempre altri due…». Seppi è un diesel affidabile, sai sempre quello che può darti e oggettivamente si è trovato di fronte a un sorteggio impossibile, mentre la Vinci non è riuscita, di nuovo, a esorcizzare il tabù del terzo turno in Australia, non sfruttando per la quarta volta in carriera l’opportunità di arrivare agli ottavi. E dire che aveva iniziato con un 6-0, prima che la tedesca liberasse il braccio al servizio, favorita dal tetto chiuso per pioggia, e mostrasse di non soffrire la diagonale rovescio contro rovescio: «Ho giocato malino — dirà Roberta — non sentivo più la palla dopo il primo set e non ho sfruttato le occasioni per rientrare nel terzo». FUTURO Il problema tuttavia non risiede in una sconfitta inattesa, quanto nella proiezione di ciò che potrà avvenire tra 12 mesi: la Vinci ha annunciato lo stop dopo questa stagione, la Pennetta si è ritirata a dicembre e la Schiavone sta gestendo l’inevitabile, lungo tramonto. Del gruppo storico, dell’inossidabile e fantastico team delle quattro vittorie in Fed Cup, resta una Errani peraltro colma di dubbi e uscita al primo turno («Sono molto tesa, forse dovrei cambiare vita»), mentre la Giorgi non esce dalle contraddizioni tattiche e psicologiche che la accompagnano da sempre, anche se in possesso di un talento sul quale è giusto continuare a scommettere (e magari a lavorare con un approccio diverso). E poi? Dietro di loro, la prima italiana in classifica è Marta Caregaro, numero 256 del mondo, peraltro non più giovanissima (è del 1992). E se gli uomini possono aver trovato in Cecchinato un buon ricambio almeno da top 50, il trio delle meraviglie giovanili Quinzi, Donati e Baldi impallidisce nel confronto con gli ex avversari dei tornei juniores. Basti pensare che tutti insieme hanno vinto una partita sul circuito Atp (Donati l’anno scorso a Roma), mentre i coetanei Kyrgios, Kokkinakis, Edmund e Chung hanno già conquistato tornei e vinto partite che contano negli Slam. In una recente intervista Riccardo Piatti, uno dei più stimati tecnici italiani, ha provato a individuare una ricetta: «Il nostro tennis ha lavorato molto bene sulla base e ha le competenze per poter creare un campione. Ma occorre che i tecnici riescano ad insegnare il modo per migliorarsi e i ragazzi abbiano voglia di migliorarsi, perché proprio la pressione del lavoro quotidiano impedisce di raggiungere i risultati sperati». OLIMPIADE Certo, il primo Slam dell’anno non fa primavera: nel 2015 la Pennetta uscì al primo turno e poi sappiamo come è andata a finire a settembre, Fognini (che in ogni caso rimane da gran corsa, soprattutto sulla terra) nel 2013 giocò una delle peggior partite della carriera a Melbourne e poi ebbe un’estate meravigliosa. Senza contare l’Olimpiade: il doppio di Fabio con Bolelli, campione in carica in Australia, è pretendente serio a una medaglia. E in Fed Cup contro la Francia tra due settimane, se la Knapp non sarà abile e il doppio risulterà decisivo, la ragion di stato potrebbe rimettere insieme le Cichi. Il sole all’improvviso.

 

Pennetta:”Italiani Ko? Ci può stare” (Stefano Semeraro, Il Corriere dello Sport)

Andreas Seppi ha lottato con grinta, ma come previsto si è dovuto inchinare a sua Maestà Djokovic in tre set. Roberta Vinci invece si è fatta sorprendere dalla n. 82 del mondo, la tedesca Anna-Lena Friedsam, nonostante un primo set vinto 6-0. Per Roberta è la maledizione del terzo turno agli Australian Open che si conferma, per l’Italia il timbro su una spedizione fallimentare: in singolare tutti gli azzurri sono già fuori. Abbiamo provato a farci spiegare il perché del flop da Flavia Pennetta. Di questi tempi era abituata anche lei a spostarsi “down under” per sudare sui campi di Mel-boume Park, ma stavolta, ormai ex tennista, si è volentieri risparmiata la faticosa trasfertona australe. Gli Open li segue da casa, dice lei soprattutto con il “live score”, senza troppe alzatacce, e nel tempo libero si dedica ad altri sport che per quindici anni ha dovuto trascurare. «Ero uscita a cavallo», spiega rispondendo con la solita allegria al telefono, «ma adesso lo stanno sellando, possiamo parlare un pò di tennis». Flavia, lei si è ritirata a fine 2015 ma in classifica mondiale continua a salire: nell’ultima è numero 6, best ranking eguagliato. Gli assenti nel tennis hanno sempre ragione? «Bello, no? Mio padre mi prende anche in giro. “Complimenti, stai giocando bene questa settimana’; mi ha detto l’altro giorno». Sono i giochi del computer: i suoi punti non scadono e intorno le sue avversarie perdono colpi. In questa prima settimana degli Australian Open poi è una vera ecatombe di teste di serie (sono già 17). Come mai? «In effetti è un torneo un po’ strano. A parte Serena Williams e Maria Sharapova che vanno come treni, ci sono state parecchie sorprese. Va detto che in Australia è sempre un po’ così, è il primo Slam dell’anno, piazzato appena due settimane dopo l’inizio della stagione, molti non hanno ancora preso il ritmo. Una situazione che conviene e a chi non ha nulla da perdere e va in campo con meno pensieri. lo non lo sto seguendo con troppa attenzione, il fuso orario è scomodo e una volta che sai cosa combinano quelli che ti interessano, il resto…». Parliamo allora di chi le interessa: gli italiani sono già tutti fuori già al terzo turno. Come se lo spiega? «Anche con un po’ di sfiga: basta guardare certi sorteggi. La Giorgi ha trovato subito Serena, Andreas si è fermato con Djokovic e Simone con Tomic…». La sua amica Vinci però ha perso contro la n. 87 del mondo, la Friedsam, non proprio un’avversaria irresistibile, e Sara Errani contro la Gasparyan è sembrata spenta. ‘ Del match di Roberta ho visto solo gli highlights. La Friedsam è stata brava ad avere pazienza, aveva un piano tattico e l’ha seguito. Ogni cinque-sei colpi pressava Roberta sul rovescio e poi andava a rete, una tattica che lei soffre. Sara, è vero, non è al massimo. In una carriera ci stanno anche momenti così cosi». Passiamo al suo fidanzato Fabio Fognini, uscito all’esordio con il lussemburghese n. 38 del mondo Gilles Muller. Ha lottato quattro set ma ha ricominciato con le proteste e i lanci di racchetta. Preoccupata? «No, perché Fabio può giocare molto meglio di così. Muller non è un avversario facile, ha un servizio mancino molto insidioso. Fabio lo sa bene e per questo era cosi nervoso dall’inizio. Detto che la partita non l’ho vista in tv..». Suvvia, non ci crede nessuno. «… ma sì, non ho Eurosport, volevo morire! Anche perché seguirla sul “live score è ancora peggio, ti snervi’ Comunque: sul penalty point per una volta aveva ragione lui, il lato positivo è che non ha perso la concentrazione e ha lottato fino alla fine». La questione più preoccupante riguarda le nuove leve: stavolta non siamo riuscito a portare nemmeno un giocatore in tabellone dalle qualificazioni. Come mai? «Si, è un dato strano, perché ultimamente la federazione sta lavorando meglio. Non conosco benissimo i nostri giovani, magari in futuro potrò rispondere con più cognizione di causa. Ma dobbiamo riconoscere che per tanto tempo il tennis italiano è stato fortunato ad avere molti ricambi. Lo sport va a cicli ed è “normale” che ora non ci sia tanta gente dietro. Prima di fasciarci la testa, aspettiamo di vedere cosa succederà a Parigi e nei prossimi Slam. Lo ripeto, l’Australia è strana…»

 

Futuri Slam, si inizia qui? (Daniele Azzolini, Tuttosport)

A far evaporare quella ritrovata serenità che Roberta Vinci evocava appena due giorni fa, tra i buoni auspici di due sontuose partite in avvio di questi Open, non poteva essere altri che una bambinaccia dispettosa, nell’aspetto e ancora di più nei pensieri, che certo erano quelli di giocarsi un pezzetto di gloria con la più recente finalista di uno Slam. Un tipino animoso e tosto, Anna-Lena Friedsam, tedesca n. 82 in classifica, ma destinata a una rapida ascesa, il volto cicciuto sotto i capelli crespi, spalle solide e gambe da corsa Roberta è convinta di averle dato una mano, forse anche due, nel farla sembrare sin troppo arrembante, ed è probabile che abbia ragione, certo è che l’avvio della nostra era stato talmente convincente da sorprendere chiunque abbia assistito al ritorno della tedesca, cruento al punto da irretire anche una tennista esperta come la Vinci. Si sa, il meglio è nemico del bene, concetto che Roberta condensa in una frase che chiunque conosca il tennis di certo approverà: «Meglio vincere 7-5 il set d’apertura, piuttosto che rifilare un sei a zero frutto di troppe situazioni favorevoli». Capita di deconcentrarsi, quando tutto appare troppo facile, ed è questo che è successo sul campo a tetto chiuso della Hi Sense Arena, trasformata nell’occasione in uno stadio per il tennis indoor «Al coperto chi serve bene acquista slancio, e lei ha servito benissimo». Non solo, Anna-Lena ha riportato dentro le righe i colpi sin troppo esagerati del primo set, e così facendo ha tenuto in ostaggio Roberta, innervosita dalle occasioni via via accumulate e poi smarrite. Insolita e dolorosa sconfitta, certo la meno attesa delle due che hanno finito per mettere alle porte gli italiani, in un torneo che da qualche anno vedeva i nostri alla riscossa. L’altra è giunta da Seppi, che aveva di fronte Djokovic, e dunque, ci sta, seppure Andreas abbia dato forma a un secondo set dignitosissimo, seguito da un terzo addirittura alla pari, cosparsi di scambi lunghi e sanguinosi, che non hanno permesso al numero uno di straripare come avrebbe desiderato. Chissà se ce l’ha un po’ con noi, il Djoker. Il gruppo dei serbi, giornalisti e addetti ai lavori, sostiene di sì, dopo che le notizie rimbalzate da Cremona sul fronte scommesse lo hanno sfiorato e forse un po’ strinato (ma non accusato, si badi bene) per via di quel match del 2007 con Santoro a Parigi, perso dopo che gli avevano estratto i denti del giudizio. Speranza Donati. Pazienza, abbiamo ben altre inquietudini a rendere meno terso il nostro orizzonte. La planata verso il basso, dopo i fasti di New York, è stata talmente brusca da somigliare a un improvviso vuoto d’aria. Ma non è certo quello il paragone con il quale confrontarci. Quello fu il torneo delle due finaliste italiane, il torneo dei due set recuperati da Fognini a Nadal. Roba di lusso, insomma. Piuttosto, c’è un serio problema di ricambio, nel nostro tennis, che i ritiri già decisi (Permetta) o solo annunciati (Schiavone a breve, Vinci poco più in là) finiscono per rendere più evidente e, a suo modo, drammatico. Lo stesso nel settore maschile, che nei suoi uomini di punta viaggia ormai sulle trenta primavere. Poco da dire, non abbiamo sostituti, né candidature, a parte quella di Matteo Donati, anni ventuno, che sta progredendo e di sicuro sarà Top 100, ma con quale collocazione è difficile dirlo. Certo, le condizioni che propone oggi il tennis maschile non sono semplici e in Italia tutte le leve sportive sono costrette a combattere con il calcio onnivoro. Se si annunciano dieci atleti buoni, è assai probabile che sette se li prenda il pallone, e sugli altri tre tutte le restanti discipline siano costrette ad azzuffarsi. Dispiace però che, negli anni delle vittorie al femminile (Schiavone la prima, poi Errani, Pennetta e Vinci) non vi sia stato quell’effetto traino capace di motivare le nuove leve. Aspettiamo? Pennetta e Vinci è storia dell’altro ieri, e la Schiavone promette di voler insegnare tutto di se stessa ai giovani nell’accademia che sta creando. Forse c’è ancora tempo, chissà.

 

Baby Gavrilova e Kyrgios, che spettacolo. Vinci e Seppi, ciao Melbourne (Marco Lombardo, Il Giornale)

Diavoli di australiani: in giro sono pieni di Kylie Minogue in vari formati e poi per vincere a tennis ne vanno ad importare una dalla Russia. Daria Gravrilova di down under non ha nulla se non il fidanzato – anch’egli tennista – Luke Saville, e tanto è bastato perché la ragazza di Mosca, che della Minogue ha più o meno l’altezza ma non l’aspetto da show biz, diventasse l’idolo delle folle di Melbourne. Soprattutto perché facendo fuori prima la Kvitova e poi la francese Mladenovic (si, francese) 11-9 al terzo, approda a quasi 22 anni per la prima volta in un ottavo dello Slam. Insomma esulta il popolo Aussie, che sicuramente troverà uno tra Tomic e Millman al quarto turno maschile (se la vedono stamattina) ma si arrende all’evidenza di un Kyrgios sempre più compreso (e compresso) nel proprio personaggio. II ragazzo pop del tennis (ma come si veste?) si è fatto incartare da Berdych in quattro set, non facendosi mancare le solite litigate con l’arbitro. E lui la vittima del giorno, in un torneo che festeggia la trecentesima vittoria in uno Slam di Roger Federer che si è distratto solo un set (il secondo) contro DimiTrov. Viaggia invece spedito Novak Djokovic: il serbo ha battuto Seppi in tre set (6-1, 7-5, 7-6) ma il nostro è uscito dal campo più che a testa alta. Meno bene invece Roberta Vinci, che partita 6-0 contro la tedesca Friedsam (numero 86 del mondo) si è distratta finendo per perdere gli altri due 6-4, 6-4: «Ho giocato male e ho meritato di perdere». Analisi sincera, insomma. Dote che manca a uno come Kyrgios, ancora nel mezzo tra l’essere un Fognini più giovane o un McEnroe meno furbo. II giorno che diventerà Nick Kyrgios sarà un numero uno.

 

Federer, un grande record (Angelo Mancuso, Il Messaggero)

Federer fa 300, la Sharapova 600. Sono rispettivamente i match vinti da King Roger in tornei dello Slam e dalla bella Maria in totale nel circuito (lo svizzero in assoluto ha abbattuto il muro dei 1000 un anno fa a Brisbane). Un traguardo significativo per entrambi, anche se la russa, che compirà 29 anni ad aprile, si è concessa una battuta dopo aver staccato il biglietto per gli ottavi degli Australian Open battendo per 6-1 6-7 (5) 6-0 la statunitense Lauren Davis. «Mi sembra un modo carino per ricordarmi che sto diventando vecchia…», ha cinguettato da attrice consumata al microfono di Sam Smith, ex giocatrice britannica, salutando tra gli applausi il pubblico della Rod Laver Arena. RE ROGER Lo stesso campo sul quale qualche minuto dopo è entrato Dimitrov, ex proprio della Sharapova, sul quale pesa come un macigno il soprannome di “Baby Fed” per il suo tennis che ricorda quello di Federer. «Voglio prendermi la rivincita», aveva annunciato baldanzoso il 24enne bulgaro alla vigilia della sfida, dopo che una decina di giorni fa era stato battuto dallo svizzero, per di più febbricitante, a Brisbane per la quinta volta in altrettanti incontri. Grigor dimentica che l’originale, come logico del resto, è molto più forte della copia: 6-4 3-6 6-1 6-4 per il 34enne campione di Basilea. Oltre ad essersi assicurato un posto negli ottavi, ha centrato l’ennesimo record della sua straordinaria carriera: il 300esimo incontro vinto nei Major gli ha permesso di staccare Chris Evert (299) e di avvicinarsi a Martina Navratilova, detentrice del record assoluto (306), che re Roger potrebbe agganciare e superare a Parigi (vincendo a Melbourne arriverebbe a quota 304). I NUMERI Tra gli uomini nessuno nell’Era Open si era neppure avvicinato a un traguardo simile: il secondo posto in questa speciale classifica è di Jimmy Connors, che si è fermato a quota 233, il terzo di Andre Agassi a 224. Tra i giocatori in attività Novak Djokovic, che ieri ha eliminato l’azzurro Andreas Seppi (6-1 7-5 7-6), è a 210, Rafa Nadal a 198. Un percorso iniziato proprio a Melbourne 16 anni fa, quando sconfisse in tre set Michael Chang. Lo svizzero a 34 anni e 176 giorni detiene tutti i record di trionfi e piazzamenti negli Slam: 17 titoli, 27 finali, 38 semifinali, 46 quarti di finale. Domani cercherà di raggiungere il 47esimo contro il belga David Goffin.

 

 

 

 

 

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