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Editoriali del Direttore

Altro spettacolare Djokovic-Federer in vista? E se dopo 17 k.o. Maria sgambettasse Serena?

AUSTRALIAN OPEN – MELBOURNE – È Milos Raonic l'uomo nuovo? I suoi progressi, con Moya e Piatti. Roberta Vinci: Kuznetsova è la partner giusta? Azarenka irresistibile. Murray più sereno di Tomic

Last updated: 26/01/2016 4:37
By Ubaldo Scanagatta Published 25/01/2016
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19 Min Read


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In particolare spero proprio che abbia ragione …Vitas Gerulaitis (campione all’open d’Australia 1977, battè John Lloyd in finale) , cui spetta il merito di una delle più brillanti battute mai pronunciate da un tennista. Posso dire di averlo sentita dal vivo, al Madison Square Garden durante il Masters del 1980, quando dopo averci perso 16 volte consecutive, battè finalmente Jimmy Connors: “Nessuno batte Vitas Gerulaitis 17 volte di fila!” esclanò con un sorriso fino alle orecchie e a riccioli biondi.

Beh, quella battuta è entrata nella storia del tennis, ed è stata ricordata anche qui quando Tomas Berdych ha battuto Rafa Nadal dal quale aveva perso le ultime 17 volte.

Insomma tutto può sempre accadere nel tennis. Pensate un po’ a chi avrebbe mai previsto una vittoria di Roberta Vinci contro Serena avviata a conquistare il Grande Slam l’11 settembre scorso.

E chi avrebbe mai previsto nel novembre 2004, quando la diciottenne Maria Sharapova, che aveva sorpreso la favoritissima Serena Williams nella finale di Wimbledon, si era ripetuta anche al Masters femminile di Los Angeles allo Staples Center (4-6,6-2,6-4) – io c’ero ed ero seduto subito sotto Yuri Sharapov che gridava come un ossesso per incitare la figlia arrivando ad imbarazzarla – che quella sarebbe stata l’ultima volta che Maria ce l’avrebbe fatta?

A quell’epoca Lindsay Davenport era ancora la n.1 del mondo. Oggi Lindsay è qui, gioca fra le legends, ma è madre di quattro figli.

Avremmo giurato tutti di avere assistito all’alba di una grande, lunghissima rivalità. Serena vs Maria forever and ever.

Invece, come ebbe a dire spiritosamente Andy Roddick quando gli chiesero della sua rivalità con Roger Federer…”perchè si possa parlare di rivalità bisognerebbe che ogni tanto vincessi anch’io!”.

Beh, in 17 duelli da quel novembre 2004, Maria Sharapova è riuscita a strappare a Serena soltanto 3 set!.

Onestamente non era assolutamente prevedibile. Si pensava anzi, dato anche il diverso fisico, che la stella di Serena, 6 anni meno giovane (classe ’81 contro classe ’87), si sarebbe affievolita molto prima. Macchè! Serena ha strabattuto Maria sulla terra battuta, sull’erba, sul cemento, indoor, all’aperto. Miami, Charleston, Londra, Palo Alto, Madrid, Istanbul, Parigi, Brisbane e tre volte proprio qui a Melbourne, inclusa l’ultima in finale 12 mesi fa.

Invece di scomparire per prima dagli orizzonti tennistici Serena 34 anni e mezzo, è sempre lì, sul tetto WTA del mondo, dopo aver dominato tutto il 2015, tranne che …l’11 settembre. Tutta colpa della Vinci!

Però la forza della Sharapova è che lei, nonostante tutte queste ripetute batoste, è che lei scende in campo sempre convinta che di poter vincere, che questa potrebbe essere la volta buona. Almeno nel primo set scenderà in campo con quella persuasione. Poi lei vedrà, noi si vedrà.

Certo il match continua ad intrigamri di più che non quello fra la Radwanska e la Suarez Navarro, che apre la giornata sulla Rod Laver Arena (alle una di notte italiane).

Vi dirò che anche Federer-Berdych, a meno che il ceco indovini una di quelle serate in cui gli sta dentro tutto o quasi (servizio e dritto soprattutto), non mi ispira quanto Djokovic-Nishikori.

Il Djokovic visto contro Simon è stato il peggior Djokovic degli ultimi 10 mesi, 100 errori gratuiti (un dato non oggettivo, ma che fossero 10 di più o 10 di meno la sostanza non cambia: ha giocato di peste in rapporto ai suoi standard, il rovescio lungolinea, suo marchio di fabbrica, è finito troppo spesso in corridoio) e se giocasse di nuovo così male contro Nishikori perderebbe di sicuro.

Il giapponesino nelle ultime quattro partite non è stato all’altezza di quello che battè Novak a Flushing Meadows in semifinale nel 2014…ha subito vere lezioni di tennis (a Londra indoor in particolare), però quel Djokovic era reduce da una luna di miele, da sconfitte nei tornei che avevano preceduto l’US open, da tre settimane senza prendere la racchetta in mano.

Però Nishikori è più forte di quanto ha dato a vedere, credetemi. Ha anticipo, ti fa correre, sa fare un po’ tutto. Ha un fisico apparentemente fragile, eppure quando sta bene se arriva al quinto ha un ottimo record. Quindi Novak stia in guardia. Vero che in ogni torneo a chi vince almeno un match molto duro di solito capita, e a Djokovic è già capitato, però i casi sono due: o a Djokovic la brutta partita con Simon è servita da sveglia, da campanello d’allarme, oppure un brutto inizio di match potrebbe innervosirlo e fargli perdere la trebisonda. L’altra sera quando si è innervosito ha giocato di peggio in peggio.

Magari però dopo tutte queste elucubrazioni Novak scende in campo concentrato al massimo e dà tre set a zero al giapponesino. E si arriva così a quello scontro Djokovic-Federer che, per quanto visto e rivisto mille volte, non cesserà mai di affascinare. Sbaglio?

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TAGGED:australian open 2016Novak DjokovicRoger Federer
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