Adelchi, soffri e sii grande

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Adelchi, soffri e sii grande

Adelchi Virgili, 25 anni, una racchetta come pennello e una carriera ancora da dipingere

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“Soffri e sii grande: il tuo destino è questo
Finor: soffri, ma spera: il tuo gran corso
Comincia appena; e chi sa dir, quai tempi,
Quali opre il cielo ti prepara? il cielo
Che re ti fece, ed un tal cor ti diede”

Questi, i versi manzoniani della celebre tragedia ‘Adelchi’, nei quali si celano analogie con la storia dell’Adelchi del tennis. Sono numerose le vicissitudini che hanno accompagnato la crescita, purtroppo segnandola fortemente, dell’ex baby fenomeno toscano. Con la finale persa ad Antalya (Turchia), nel torneo conclusivo della stagione ITF, si è portato al 758esimo posto della classifica ATP (BR 594). Ancora troppo poco, ma ha portato una nuova linfa e una rinnovata fiducia, con questa dedizione anche verso i tornei minori che prima non amava e che riprenderà da gennaio, addirittura dalla Florida.

Un 2016 che ci si aspetta sarà diverso dall’anno appena passato, un anno forse più sfortunato degli altri, perché doveva essere il suo. E invece c’è stata ancora una volta poca possibilità di giocare, di esprimersi, di fare esperienza, di limare quei difetti tattici che nelle fasi decisive degli incontri, talvolta, tanto si fanno vedere, infatti, si sono materializzati nuovamente guai fisici, sin dalla preparazione invernale, svolta a Tirrenia. Non ha potuto dare seguito, quindi, alla finale di Rodez (10.000+H), ai successi su Nedovyesov, Daniel, Krajinovic, alle quasi vittorie contro Troicki, Ramos o Kavcic (giusto per citarne alcuni), che vittorie sarebbero potute essere se ‘Bobo’ avesse avuto una migliore tenuta mentale e atletica.

Considerato a 14 anni tra le possibili stelle del futuro del nostro tennis, si è visto costretto a saltare praticamente tutta l’adolescenza tennistica a causa di continui infortuni. Però lui è ancora lì, a battagliare contro i suoi avversari e contro la schiena. Quella maledetta schiena alla quale nel corso degli anni si sono aggiunte le maledette mononucleosi e sciatica, i maledetti stomaco e occhio e le maledette difese immunitarie. Dunque Virgili soffre. Soffre e fa soffrire chi lo segue. Al di là dei problemi fisici, quasi ogni sua partita nel 2013 e 2014 è al cardiopalma, senza logica. Uno scellerato, che butta spesso partite già vinte, ma che anche ne riacciuffa di già perse, che si inventa colpi da genio, misti ad assurdità da campetti di periferia. Ma è grande, attira a sé un altissimo numero di appassionati, che spesso vedendolo giocare per la prima volta ne restano ammirati, conquistati.

Si potrebbe associare al più dei banali ‘genio e sregolatezza’, ma Adelchi Virgili va oltre, è speciale. Non si tratta solo del dritto o del rovescio, pulitissimi tecnicamente, o della sua notevole velocità di palla, ma di tutto quello che riguarda l’Adelchi, basterebbe vederlo come accarezza la sfera gialla quando esegue i suoi letali dropshot, o anche quando impreca, quasi ad ogni punto perso. Non si consiglia a chi dallo sportivo si aspetta il risultato, Adelchi è da sognatori. Spera. Spera Adelchi, sperano i suoi tifosi, quelli che rimarranno tali nonostante la consapevolezza che al fiorentino potrebbe occorrere ancora un lungo percorso per arrivare al tennis che conta. E se anche non dovesse arrivarci, chissenefrega! Basta che ci illumini gli occhi con le sue giocate. E il destino? Il destino non esiste, ma può forse questo artista finire la sua parentesi nel tennis professionistico senza acuti, e con un best ranking ben al di fuori dei 300? No che non può. E anche se dovesse, pazienza. Gli saremo grati per le sue gesta, per le emozioni che trasmette e per il sogno che con noi ha condiviso.

“Il tuo gran corso comincia appena”, Adelchi, soffri e sii grande.

Paolo Di Giovanni

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