La Sharapova non ci sta e attacca (Zanni). Francia contro tutti. Sharapova in difesa: “Io mai avvertita” (Romani). Sharapova all'attacco: se fa nomi e cognomi si salvi chi può (Piccardi)

Rassegna stampa

La Sharapova non ci sta e attacca (Zanni). Francia contro tutti. Sharapova in difesa: “Io mai avvertita” (Romani). Sharapova all’attacco: se fa nomi e cognomi si salvi chi può (Piccardi)

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La Sharapova non ci sta e attacca (Roberto Zanni, Corriere dello Sport)

Non ho finto di essere infortunata così da poter nascondere la verità sui miei test antidoping”. Maria affila le armi e va all’attacco: lo ha fatto con una lunga lettera su Facebook sul proprio sito ufficiale, inizialmente destinata ai suoi fans, ma che poi ha preso tutte le direzioni possibili. A cominciare dai media, rei, secondo la russa, di aver distorto, esagerato e mancato di raccontare accuratamente i fatti come sono avvenuti. «Non è vero che ho ricevuto per cinque volte l’avvertimento che il Meldonium sarebbe stato immesso nella lista dei prodotti proibiti». Poi spiega il modo in cui le sono state comunicate le variazioni: impossibile, a detta di Maria, accorgersene, dal momento che erano mescolate tra notizie di viaggi, compleanni, eccetera, ribadendo, come aveva dichiarato in conferenza stampa lunedì, che solo la e-mail del 22 dicembre, era chiara, ma lei non l’aveva letta. «Non voglio trovare scuse – ha aggiunto – ma è sbagliato dire che ero stata avvertita cinque volte». Poi – altro capitolo importante – la lunghezza della cura, dal momento che la casa farmaceutica che produce il Mildronate afferma che dovrebbe essere usato per cinque-sei settimane. «Non l’ho preso tutti i giorni – risponde Maria – ma solo come me l’aveva prescritto il mio medico e nelle basse dosi raccomandate». E sottolineando di essere stata onesta, ha aggiunto che risponderà alle accuse e non vede l’ora di incontrare i funzionari della ITF. Poi, tra timori per una carriera in pericolo e la voglia di tornare a giocare, chiude con un saluto, rivolto solo ai suoi tifosi. «Ma non importa, voglio che i miei fan sappiano la verità e che possano conoscere i fatti».

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Francia contro tutti. Sharapova in difesa: “Io mai avvertita” (Davide Romani, La Gazzetta dello Sport)

Dopo l’attacco dell’ex ministra francese Roselyne Bachelot che aveva insinuato che «il lungo infortunio di Nadal mascherava il doping», è un’altra francese a prendere una netta posizione rispetto al clamoroso caso di positività a carico di Maria Sharapova. Kristina Mladenovic (n. 29 del WTA) adombra addirittura che le vengano tolti i titoli vinti: «Ha imbrogliato, è un bene che si sia saputo. È naturale avere dei dubbi e pensare che non meriti nulla di quello che ha vinto». Intanto Maria Sharapova usa i social network per tornare a parlare della sua positività al Meldonium nell’Australian Open di gennaio. Una difesa affidata a Facebook con una lunga lettera dove prova a rispondere alle tante accuse degli ultimi giorni perché «ci sono troppe informazioni distorte su quel che mi è accaduto». Prima di tutto grida la sua onestà: «Vado a testa alta. Non ho nascosto la verità sui test e spero di giocare ancora. Aspetto di mostrare alla ITF la mia cartella clinica» anche se, va detto, non cerca scuse «per il fatto di non aver saputo del divieto (di uso del Meldonium, ndr) contenuto nella mail del 22 dicembre scorso». Una lettera che va dalla smentita di essere stata avvisata cinque volte sull’ingresso del farmaco nell’elenco proibito («non è mai accaduto»), alla difficoltà nel trovare l’elenco delle sostanze vietate («se un atleta voleva informazioni specifiche su un farmaco doveva cercare attraverso dozzine di link, trovare la “Player zone”, inserire nomi e codici di accesso e trovare uno schermo con tre dozzine di diversi collegamenti fino ad arrivare a quello sull’antidoping, che copre molteplici questioni») arrivando anche all’accusa di aver preso il farmaco per 10 anni quando invece sarebbe prescritto per un periodo di 4-6 settimane («Solo i medici possono seguire e valutare le condizioni di salute del paziente e se il paziente deve usare il farmaco per un periodo più lungo»). Sul caso Sharapova continuano le prese di posizione di atleti e colleghe. Come Flavia Pennetta: «Io non riesco ad associare le due parole, Sharapova e doping, questa è la premessa. Si è trattato di un errore, ma ci sono delle regole, e naturalmente queste sono uguali per tutti. Mi dispiace, respingo ogni interpretazione maligna, è stato sicuramente uno sbaglio in buona fede». La campionessa brindisina precisa, però, che negli ultimi tempi nel tennis c’è stato un giro di vite importante sui controlli: «L’anno scorso sarò stata controllata una quindicina di volte. Anche adesso, visto che sono ancora nel ranking, devo aggiornare la finestra oraria quotidiana in cui possono fare i controlli antidoping a sorpresa. E sono già venuti due volte». Intanto Beckie Scott, membro della commissione atleti della Wada, ha chiesto nuove indagini sulle accuse di doping in Russia. In difesa di Nadal, invece, arriva il tecnico del Barcellona Luis Enrique («Ho più chance di doparmi io che Nadal. Lui rappresenta lo sportivo ideale») e il Real Madrid, che in un comunicato ha espresso «appoggio» a Nadal, definendo «intollerabili» le dichiarazioni di Bachelot.

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Sharapova all’attacco: se fa nomi e cognomi si salvi chi può (Gaia Piccardi, Corriere della Sera)

Ha incassato un ace: con la positività al Meldonium, a gennaio, la partita ora sembra irrimediabilmente compromessa, ma Maria Sharapova è una tipa che non si arrende mai, e ora contrattacca. Su Facebook, in attesa di presentare la strategia davanti al panel che deciderà la sua squalifica per doping (rischia dai 2 ai 4 anni), lancia l’offensiva: «Sono determinata a combattere, la mia carriera non finirà così». Cari fans, ecco la mia verità e non cerco giustificazioni. «Non è vero che sono stata avvisata ben cinque volte che la lista dei prodotti vietati dalla Wada stava per essere aggiornata». Continua a confermare che si tratta di una leggerezza capitata solo una volta, trascurando di aprire il link della mail che l’avvertiva che il Meldonium sarebbe stato bandito dal 1° gennaio 2016. Spiega: il 18 dicembre 2015 ho ricevuto una mail con l’oggetto: Players News. Conteneva tonnellate di informazioni su tornei, trasferte, ranking, statistiche e, certo, antidoping». Arrivare alle novità sui prodotti illegali, però, secondo Maria era un percorso ad ostacoli: «Dovevi trovare il link Player Zone, entrare con user name e password, scovare l’allegato giusto, aprirlo, scorrere una marea di informazioni e, finalmente, arrivare alla lista aggiornata dei prodotti vietati…». In altre parole, scoprire che il Meldonium sarebbe diventato doping era vero un percorso ad ostacoli. «L’oggetto della mail era fuorviante: un generico Players News». Ma non finisce qui. Da gennaio, ai tornei ha cominciato a circolare un bollettino contenente le novità introdotte dalla Wada. «Migliaia di parole, scritte in caratteri minuscoli, con terminologia tecnica». E qui Maria allega al post su Facebook la foto del depliant: un ginepraio, sotto forma di pieghevole. E poi: «Ho letto interviste a dottori che si sono affrettati a dire che il ciclo di assunzione del Meldonium va dalle quattro alle sei settimane. Io non l’ho preso tutti i giorni per dieci anni: dal 2006 l’ho assunto a cicli, e nelle dosi raccomandate, su indicazione del mio medico». Scampare alla squalifica è un match dentro cui la Sharapova si è tuffata con la consueta furia agonistica. Nulla di ciò che Maria Sharapova ha fatto e detto dalla sera in cui ha fatto la dichiarazione sul doping («Ho commesso un grave errore e me ne assumo la responsabilità») è casuale. La strategia è non dare di sé l’impressione di una giocatrice già sconfitta. E anche mandare un altro tipo di messaggio: «Se non altro io non ho mai finto un infortunio per mascherare un test» scrive, glaciale. L’allusione potrebbe adattarsi a molti, dalla mononucleosi di Soderling, all’infortunio al ginocchio di Cilic e, forse, all’intemerata di Roselyne Bachelot, ex ministro dello Sport francese, che in un’intervista ha accusato Rafa Nadal («Tutti sanno che il famoso infortunio che l’ha tenuto sette mesi fuori dal circuito tra il 2012 e il 2013 era dovuto a una positività»), beccandosi una querela. Se per salvare se stessa Maria facesse nomi e cognomi, si salvi chi può.

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