Gianluigi Quinzi: ascesa e caduta di una promessa

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Gianluigi Quinzi: ascesa e caduta di una promessa

Il 7 luglio del 2013 Gianluigi Quinzi vinceva il torneo di Wimbledon e veniva incoronato nuovo talento del tennis non solo italiano, ma anche mondiale. Il tennista marchigiano non ha saputo compiere il “salto di qualità” fatto da molti altri suoi coetanei e ora si ritrova a sgobbare tra tornei ITF Future e qualificazioni per entrare nel main draw dei Challenger. Ma non dev’essere per forza questo il suo destino

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“Tie-break del secondo set e quattro match point a disposizione. L’avversario sbaglia la prima di servizio, ora bisogna attaccare la seconda. Battuta fiacca e centrale; risposta di dritto non eccezionale ma sulla risposta quella piccola pallina gialla si stampa contro la rete. Sdraiato sulla gloriosa erba di Wimbledon scoppia in bagno di lacrime. Game, Set, Match and Championship Gianluigi Quinzi”.

Quel 7 luglio del 2013 il tennista nato a Cittadella, ma cresciuto a Porto San Giorgio non la potrà dimenticare mai. Il torneo giocato nell’impianto di Church Road dal marchigiano è stato un capolavoro di tecnica e di tattica, dominato in tutto e per tutto dall’allora diciassettenne azzurro che è stato in grado di non cedere nemmeno un set agli avversari; e di antagonisti forti all’epoca ce ne stavano parecchi.

Quinzi fa parte della generazione dei vari Nick Kyrgios, Thanasi Kokkinakis, Alexander Zverev, Hyeon Chung, Kyle Edmund e Borna Coric e questi sono teenager che già bazzicano tra i grandi con risultati tutt’altro che deludenti. Alcuni col tempo (e con tanto impegno) potranno diventare dei buoni giocatori (Edmund, Chung, Kokkinakis) altri già sembrano avere le stigmate per diventare in futuro dei campioni Slam e possibili dominatori della scena mondiale (Zverev, Kyrgios e Coric). Purtroppo all’appello manca proprio il campione di Wimbledon juniores, lo Slam degli Slam per antonomasia nella storia di questo sport, anche per i più giovani. Basti pensare che gente come Bjorn Borg, Pat Cash, Stefan Edberg e Roger Federer compaiono anche nell’albo d’oro dei ragazzi. Ma col senno del poi, Gianluigi verrà schiacciato dalle tante ambizione succedenti a una vittoria così prestigiosa e dalla pressione che tutto ciò ne comporta.

L’ascesa di Quinzi potrebbe tranquillamente essere una sceneggiatura da film americano. Il ragazzino sceglie il tennis tra svariati sport e a otto anni si decide a concentrarsi esclusivamente sul come si impugna una racchetta. Viene notato da Nick Bollettieri (non uno qualsiasi) e quest’ultimo gli offre una borsa di studio per potersi allenare all’interno della propria accademia. Negli States il giovane tennista cresce tecnicamente e inizia a prendersi le prime soddisfazioni come il trionfo al Little Mo (torneo giocato in Florida che può vantare nel proprio albo d’oro tennisti come Serena Williams e Andre Agassi) e l’inserimento nelle classifiche ITF junior a soli tredici anni. Appena un anno più tardi la conquista del primo titolo ITF e il premio come miglior giovane promessa della Federazione Europea (prima di lui c’era riuscita gente come Gasquet e Djokovic) e dulcis in fundo arriva anche il titolo europeo under 14. Nel 2011 arrivano le prime vittorie da professionista nei circuiti Future e un anno dopo Quinzi grazie alla vittoria in singolare e all’apporto nel doppio decisivo porta l’Italia alla conquista della Coppa Davis Under 16.

Il capolavoro come detto arriva nel 2013. Sui campi verdi dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club si presentano tennisti come Nick Kyrgios, testa di serie numero 1; Zverev (3); Edmund (5) Coric (8).  Kyrgios ha vinto in Australia e l’anno dopo, sugli stessi campi, condurrà all’avvilimento il detentore del Roland Garros. Al terzo turno viene superato da Hyeon Chung, che nei quarti farà fuori anche Coric. Zverer si fa male, ed Edmund arriverà fino alle semifinali.

Il marchigiano, che partiva con la testa di serie numero 6, batte in rapida successione Samm Butler, Johannes Haerteis, Johan Tarlot, e Nikola Milojevic. Arriva alla semifinale con Kyle Edmund avendo perso una sola volta 5 giochi in un set. Non ci riesce neanche Edmund, superato con un duplice 6-4. La finale invece è combattuta, il coreano non è arrivato fin lì per caso. Ma Quinzi ha anche cuore e vince soffrendo, 7-5 7-6: ventisei anni dopo la vittoria di Diego Nargiso è il secondo italiano della storia a vincere l’ambito trofeo. Poco prima aveva vinto il Future di Casablanca, alla quale successivamente se ne aggiungeranno altri tre nel 2014 (Galati, Safi e ancora Casablanca) e due nel 2015 (Sunrise e Oldenzaal).

Ma gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo. Gli infortuni cominciano a tormentare Gianluigi e spesso lo costringono spesso ai box. La spalla e il polso destro non gli danno pace e nonostante arrivino le prime vittorie nel circuito Challenger e il best ranking (n. 301 ATP) in classifica, arrivano anche le prime delusioni.  Alle troppe sconfitte precoci  il tennista marchigiano cerca di porre rimedio licenziando allenatori su allenatori. Come lo Zamparini dei tempi migliori al suo angolo iniziano ad alternarsi nel giro di due anni i vari Tomas Tenconi, Marc Gorriz, Federico Torresi, Mariano Monachese, Giancarlo Petrazzuolo e per ben due volte Eduardo Medica. Mai scelta fu più scellerata: difatti è risaputo come durante l’età dello sviluppo tecnico, fisico e tattico cambiare così spesso coach e staff non fa altro che interrompere di continuo la fase di formazione indispensabile per andare a competere contro tennisti navigati.
Già ai tempi della vittoria di Wimbledon i colpi deboli di Quinzi, sulla quale era indispensabile lavorare, erano un dritto troppo morbido con molte difficoltà ad accelerare e un servizio molto debole. Di contro il ragazzo poteva fare affidamento su un rovescio decisamente solido e l’essere mancino l’aiutava non poco. Ma la mancanza di questi due fondamentali, unita al non avere una guida tecnica stabile hanno trasformato un astro nascente del tennis tricolore, venerato da tutta la Federazione come salvatore della patria e del tennis del Belpaese (che ai primi cambiamenti di vento lo scaricherà senza alcun remore) in una semplice meteora.
Il miglior piazzamento in questo inizio di stagione sono stati i quarti di finale raggiunti nel Future di Los Angeles e la sconfitta al terzo turno di qualificazione per il Challenger di Maui. Mentre Kyrgios vince il suo primo torneo ATP e Zverev sbaglia match point contro Nadalh. Ieri, con tristezza, l’eliminazione al secondo turno del Future di Ramat HaSharon

La pressione derivata dalla vittoria di Wimbledon sta forse distruggendo un ragazzo che poteva, e che ancora può, tranquillamente far parte dei primi cento del mondo. Dagli addetti ai lavori, passando per la Federazione, per arrivare ai semplici appassionati in tanti si aspettavo grandi cose da lui. Ma dev’essere chiaro che vincere uno slam da giovani non conta nulla. Se guardate i vincitori Slam juniores dal 2005 fino a oggi noterete che solo Marin Cilic (Roland Garros 2005) è riuscito successivamente a vincere anche un major. Magari uno tra Coric, Fritz, Tomic e Zverev ci riuscirà ma intanto sono soltanto delle giovani promesse. Altri come Fratangelo, Klizan, Sock e Young (che addirittura vinse due Slam juniores) sono, chi più chi meno, dei buoni giocatori e nulla di più, mentre sono in tanti i ragazzi che non hanno mai messo piede nel circuito professionistico o addirittura che sono letteralmente scomparsi dal mondo della racchetta.
Forse è più ragionevole pensare che la vittoria in un torneo dal nome così altisonante finisce con l’avere solo degli effetti controproducenti: il ragazzo inizia a fare voli pindarici montandosi la testa e sentendosi già arrivato, quando invece la strada da percorrere non per diventare il numero 1 al mondo, bensì un semplice tennista professionista, è appena iniziata.

Ma forza Gianluigi, anche se il carattere introverso del ragazzo di certo non aiuta, a soli vent’anni c’è tutto il tempo per recuperare.

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