Tornei scomparsi. Boca Raton, quando in Florida si beveva Pepsi - Pagina 2 di 2

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Tornei scomparsi. Boca Raton, quando in Florida si beveva Pepsi

Oggi parliamo di Davis, di una bevanda e di terra verde. Sì, anche un po’ di tennis ma quello in fondo è marginale perché a volte lo sport è un pretesto, un veicolo, uno strumento per rafforzare uno status, un’immagine

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Quando Flo Blanchard, la giudice di sedia, avvisa gli spettatori che in caso di parità sul 6-6 si disputerà il tie-break, Jimmy Connors e Bjorn Borg sono già pronti per iniziare la sfida. Il vento scuote le palme dietro il centrale di Boca West ma all’interno del catino i due gladiatori e il folto pubblico non avvertono alcun fastidio. Paradossalmente, i colpi piatti che partono dalla Wilson T2000 di Jimbo sembrano frustate mentre le corde della Bancroft di Borg, tese come sempre all’inverosimile, emettono un suono vagamente metallico.
Borg ha sconfitto Connors la prima volta che si sono affrontati, nell’ormai lontano 1973; poi, per oltre tre anni e sei partite (di cui ben tre sulla medesima superficie odierna), ha sempre perso. Dopo due break, otto giochi e cinquantadue punti, i finalisti sono in perfetta parità: 26-26. Il copione è classico: lo svedese arrota a destra e a manca (soprattutto a manca, perché è sul rovescio che il suo avversario insiste maggiormente) mentre l’americano cerca di anticipare, nonostante la profondità del top-spin di Borg gli impedisca di essere aggressivo quanto vorrebbe. Lo svedese tiene il servizio del 5-4, Connors fa suo il primo quindici del decimo gioco poi ha qualcosa da ridire sulle palline (sgonfie, a suo giudizio), si distrae, commette due gratuiti e sul 15-30 Borg si inventa un passante in corsa di rovescio dopo che Jimbo era salito in cielo per agganciare alla maniera di Kareem Abdul-Jabbar un lob millimetrico dello scandinavo. Al primo set-point Connors mette lungo un attacco e fine dei giochi.

La seconda frazione è ancora più equilibrata. Sei giochi di dominio assoluto del servizio ma sul 4-3 in suo favore, lo svedese ha tre palle-break che Connors annulla con coraggio, l’ultima delle quali dopo uno scambio interminabile. Il pubblico è tutto in piedi, Jimbo gigioneggia forse un po’ troppo e Borg, spazientito, mette in campo la prima mentre l’americano è girato di spalle per flirtare con i tifosi. Bjorn tiene facile il nono game e un magnifico passante incrociato di rovescio lo porta a doppia palla per il titolo. Connors le salva entrambe con due volée bimani; alla prima Borg replica con un passante che sfila in corridoio di mezza spanna mentre la seconda incoccia il nastro, si impenna a un palmo dalla rete e lo svedese affossa in rete il recupero prima di lasciarsi andare a un inusuale gesto di stizza che Jimbo stigmatizza con voluta enfasi. Connors è vittima della ragnatela di rovesci dell’avversario, che adesso non disdegna nemmeno il back, e deve affrontare un terzo match-point, annullato con il primo ace dell’incontro. Borg accusa il colpo, molla la presa e nell’undicesimo gioco perde uno scambio da fondo, una schermaglia a rete e commette un doppio fallo che praticamente consegna il break a Jimbo. Connors tiene a zero la battuta e chiude il set con una combinazione smorzata e mezzo-lob al volo di assoluta eccellenza.

Il terzo set si gioca quasi interamente con le luci artificiali, condizione poco amata da Borg che deve immediatamente mettersi alle spalle l’amarezza per le occasioni mancate. Jimbo gli dà una mano; nel tentativo di prendere sul tempo il rivale entra nel campo ma spesso i suoi colpi anticipati finiscono in rete o fuori. Connors regala il break dell’1-3 con un paio di gratuiti, se lo riprende subito a zero proiettandosi a rete ma nel sesto gioco non può nulla contro tre passanti millimetrici di Borg che torna a strappare, stavolta per sempre. L’ultimo errore di Jimbo consegna match e titolo a Bjorn, che non nasconde la gioia: “Cos’è cambiato? Stavolta sentivo di potercela fare. Questa è una vittoria che vuol dire molto per me”. Borg mostra raggiante il trofeo in cui una figura stilizzata di donna alza al cielo un tappo di Pepsi. Sembrano parole di circostanza ma i posteri daranno ampiamente ragione alla sensazione dell’orso, che da quel momento in poi batterà Connors tredici volte su quindici. E non è un caso che, a detta di molti esperti, proprio questa finale abbia costituito la svolta nella rivalità tra i due grandi campioni.

Il torneo cresce di anno in anno e, pur consumandosi nel breve spazio di un week-end, fa registrare sempre il tutto esaurito. Esauriti, in senso nervoso, sono anche gli avversari di Borg. Lo svedese, che finirà imbattuto la sua esperienza al Boca West Racquet Club, si conferma campione per tre edizioni consecutive. Sulla terra battuta, anche se verde, lo svedese è diventato un extraterrestre e, subito dopo il poker ottenuto nel 1980 battendo in finale uno sfortunato Gerulaitis (che si infortuna alla caviglia all’inizio della terza frazione e non può difendersi come vorrebbe), si vocifera che gli organizzatori vogliano convertirsi al cemento, per mettere l’handicap sul cavallo favorito.

Non ci sarà bisogno. Qualche giorno prima dell’inizio della sesta e ultima edizione del Pepsi Grand Slam, un attacco di febbre alta toglie di mezzo il cannibale, rimpiazzato frettolosamente da Gerulaitis. Gli altri tre invitati sono John McEnroe (campione degli US Open), Brian Teacher (che ha vinto a Melbourne) e Vilas (Roma). Saranno i due mancini a giocarsi la finale e l’iperbolica cifra di 150.000. “Non l’avevo mai visto giocare così bene sulla terra” dichiara uno sconsolato Vilas al termine della sfida. “Quando mi sono trovato sotto 1-3 nel secondo, lui ha avuto l’opportunità di buttarmi fuori dalla partita. Non ci è riuscito e sono rientrato. Questo è un torneo importante soprattutto per il valore degli avversari, nonché per il montepremi” aggiunge McEnroe.

La prestazione di Vilas, favorito dalla superficie, ha seguito quella del sole e quando le prime ombre della sera sono calate sul centrale gremito in ogni ordine di posti, anche l’argentino è tramontato racimolando appena uno degli ultimi dodici giochi disputati. Nulla fa presagire quanto invece accadrà, anche se Roger Hall, il direttore del torneo, ha già messo le mani avanti: “Non abbiamo mai avuto l’intenzione di fare soldi con questo torneo; il nostro obiettivo era quello di valorizzare questo luogo e credo che ci siamo riusciti. Stiamo pensando di spostarci a West Broward ma per ora è solo un’ipotesi”.

Infatti, non se ne farà nulla e il Pepsi Grand Slam chiude così la sua corta e gloriosa vita. Altri tempi.

Albo d’oro

1976 Ilie Nastase b. Manuel Orantes 6-4 6-3
1977 Bjorn Borg b. Jimmy Connors 6-4 5-7 6-3
1978 Bjorn Borg b. Jimmy Connors 7-6 3-6 6-1
1979 Bjorn Borg b. Jimmy Connors 6-2 6-3
1980 Bjorn Borg b. Vitas Gerulaitis 6-1 5-7 6-1
1981 John McEnroe b. Guillermo Vilas 6-7 6-4 6-0

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