Scandalo in Inghilterra: l'ombra del doping sui tennisti britannici (VIDEO)

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Scandalo in Inghilterra: l’ombra del doping sui tennisti britannici (VIDEO)

Lo sport britannico trema: secondo un’inchiesta del Sunday Times, Mark Bonar, un medico senza licenza, avrebbe somministrato sostanze dopanti a oltre centocinquanta sportivi, inclusi tennisti e calciatori di Premier League

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L’ennesimo scandalo di questa tribolata stagione che porta alle Olimpiadi di Rio de Janeiro stavolta viene dalla terra d’Albione. Stando all’articolo uscito ieri sul Sunday Times, tale Mark Bonar – medico privato con sede a Londra – è stato accusato di aver somministrato ad oltre centocinquanta sportivi britannici sostanze dopanti quali EPO, steroidi e somatotropina della crescita umana. Secondo l’inchiesta del giornale britannico gli atleti professionisti che avrebbero fatto uso delle speciali “cure” del dottor Bonar negli ultimi sei anni sarebbero alcuni non precisati “tennisti britannici, calciatori della Premier League, ciclisti e giocatori di cricket”.

A detta del quotidiano di Murdoch uno sportivo si era messo in contatto con la UKAD – l’agenzia antidoping britannica – ben due anni fa, fornendo prove del presunto programma doping della clinica del medico londinese. La talpa sarebbe un atleta squalificato nel 2014. Al momento in cui sarebbe stata avvertita, due anni fa, la UKAD aveva risposto picche, dichiarando di non aver giurisdizione su una clinica non legata allo sport e passò tutte le informazione del caso alla GMC – General Medic Council – affinché provvedesse al completamento del caso. Dall’indagine dell’ufficio sanitario britannico è emerso come Bonar sia sprovvisto della licenza per esercitare la professione medica nel Regno Unito e per questo alla scadenza del mese corrente, egli dovrà presentarsi di fronte a un giudice, ma delle accuse di doping non si è saputo più nulla. Così il Sunday ha deciso di contattare la “gola profonda” che due anni addietro aveva fatto avviare l’inchiesta, e ha voluto far chiarezza da solo sul caso. Mandando un falso aspirante atleta dallo stesso Bonar, quest’ultimo gli ha effettivamente prescritto una serie di sostanze proibite e si è vantato di aver avuto “aiutato” diversi atleti d’élite.

Lo scandalo è venuto a galla e non potendone fare a meno il governo britannico ha annunciato di aver avviato un’indagine sia sullo stesso dottore, che sull’operato della UKAD. John Whittingdale, Ministro dello Sport e della Salute, non si è potuto esimere dal rilasciare un comunicato dove dichiara: “Ho chiesto che venga avviata un’indagine indipendente e urgente. Vengo solo ora a conoscenze di queste accuse di doping e faremo ciò che più deve essere fatto per garantire che lo sport britannico rimanga pulito. Non c’è spazio per l’autocompiacimento nella lotta contro il doping e il governo sta già guardando se la legislazione vigente in questo settore si spinga abbastanza lontano. Se ci vorranno forti sanzioni penali vi garantisco che non esiteremo ad agire”.

Tali affermazioni gettano diverse ombre sull’operato della UKAD – che recentemente è stata incaricata dalla WADA di valutare la condotta dell’agenzia antidoping russa dopo il recente scandalo meldonium ed è stata nominata dal CIO a capo di una task force che dovrà supervisionare sulle procedure dei test durante i Giochi Olimpici – e l’amministratore delegato della stessa agenzia risponde così alle accuse di essersene, a suo tempo, lavato le mani: “Sono veramente sconvolto e preoccupato da queste accuse. Useremo tutte le prove in possesso dei giudici o chi per loro per evitare possibili accuse vessatorie nei nostri confronti. Noi siamo costretti a seguire la legislazione vigente e questa da potere all’UKAD di indagare solo sugli atleti e i loro entourage (quindi compresi i medici, ndr) che sono a loro volta governati da uno sport”. Bisogna tener conto di come la United Kingdom Anti-Doping sia un ente pubblico sotto il controllo del Ministero dello Sport, sviluppata per lotta al doping sportivo e ogni anno può usufruire di oltre £7.ooo.ooo per svolgere nel miglior modo possibile tale lavoro. Infine contattato dalla BBC lo stesso Bonar prova a difendersi dalle accuse sostenendo di aver assistito gli atleti soltanto con sostanze non proibite dai regolamenti della WADA e solo per problemi di salute.

Andy Murray non molto tempo fa aveva espresso il bisogno di test antidoping più frequenti; questa storia onestamente non fa altro che dargli ragione…

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