Challenger
Capri Watch Cup: Luca Vanni e Andrea Arnaboldi, al paradiso e ritorno
Dopo gli exploit del 2015 Andrea Arnaboldi e Luca Vanni sono ripiombati nell’ “inferno” dei challenger. In campo a Napoli nella Capri Watch Cup escono subito di scena molto mestamente

Una vita tra challenger e futures, tra il pane duro dei tornei più piccoli in giro per il mondo per amore del tennis.
Alla ricerca di quel sogno, di quell’occasione, di quell’ascensore per i piani alti e nobili dove aleggiano i fenomeni della racchetta. Che poi, a vederli così da vicino fanno meno paura e in fondo scopri che non sono così distanti da te come sembra.
E poi arriva quell’occasione, arriva il “tuo” momento. Luca Vanni da Castel del Piano vive la sua settimana da sogno in Brasile a San Paolo nel febbraio dello scorso anno, quando partendo dalle qualificazioni arriva fino alla finale in un torneo ATP mostrando all’Italia colpi di livello ed un servizio che da queste parti forse non lo si vedeva da decenni. E quindi il balzo in classifica, i tornei più belli, Madrid dove batte Tomic, Roma e il sogno parigino. Sì, lo Slam Lucone, dove stavolta si arrende a Tomic ma lottando alla grande.
In quel di Bois de Boulogne in quei giorni di fine maggio si consuma un’altra favola, quella di Andrea Arnaboldi da Cantù, una vita a peregrinare tra Milano, Montecarlo e Valencia alla ricerca di qualcuno che riuscisse a trasformare il suo talento in concretezza. D’incanto a Parigi diventerà “Marathon man” stabilendo il record di match più lungo in termini di game in qualificazione (27-25 al terzo su Herbert) e poi rimontando due set di svantaggio e annullando un match point in un’epoca battaglia sul campo 5 contro l’australiano Duckworth prima di arrendersi al secondo turno all’esperienza di Cilic.
È lì, al cospetto dei grandi e dopo aver calcato alla grande quei campi prestigiosi, che tutti aspettano il salto definitivo di qualità, il definitivo stabilizzarsi a quei livelli. E invece no, sia Andrea che Luca, un po’ per gli acciacchi, un po’ forse appagati, il salto lo fanno indietro, e dopo aver toccato il “Paradiso” e aver meritatamente soggiornato in esso per un po’ tornano al punto di partenza.
Ed ecco che li ritroviamo qui, a Napoli, impegnati nella Capri Watch Cup, dove sugli spalti assolati in verità si disquisisce di altro. “Higuain quattro giornate è uno scandalo!” – “E Bonucci? Può fare quello che vuole lui…”.
Vanni, sul cosiddetto “Centralino” immerso trai pini (peccato solo per l’idea degli addetti di bagnare anche i seggiolini delle tribune oltre al terreno di gioco…), opposto al belga De Greef, ventiquattrenne numero 206 del mondo e dunque ben 66 posti dietro l’azzurro in classifica, mette in mostra il solito servizio penetrante e alcune pregevoli e potenti soluzioni di diritto. Il rovescio purtroppo si conferma punto molto debole anche se si vede che il toscano ha lavorato sullo slice, mentre le cose vanno decisamente male alla risposta dove l’azzurro mostra un atteggiamento quasi disinteressato.
Ma il vero problema, come dicono quelli che ne capiscono, è la mancanza di fiducia. In un primo set equilibrato dove l’avversario si limita a ributtare la palla di là, Luca trema al servizio che smarrisce completamente sul 5-6 e con due terribili errori gratuiti regala il parziale. Purtroppo il centralino è anche il campo più lento del circolo e per chi viene da tornei sul duro come Vanni è anche più complesso adattarsi.
Come in un copione già scritto, Luca fallisce le prime due palle break nei primi giochi del secondo set e poi perde il servizio, il che sembra l’inizio della fine. E invece sul 5-3 40-15 il belga si inceppa, regala i due match point consecutivi e alla settima palla break Luca parrebbe rientrare in partita. Perché purtroppo al cambio campo il feeling non c’è, il diritto vola via e con esso la partita.
Arnaboldi sfida invece il bosniaco Mirza Basic, numero 130 del mondo che con il nostro ha in comune la propensione per le rimonte, dato che recentemente in Davis è risalito da due set sotto contro e match point contro Jaziri. Per fortuna qui si gioca al meglio dei tre set…
Uno sciagurato game di battuta sul 5-5 gli costerà il primo set, anche qui secondo voi dov’è il problema?
Per sua fortuna in avvio di secondo set Arnaboldi inizia a manovrare con il suo diritto mancino e riesce ad issarsi sul 4-1. Si farà rimontare sul 4-4 ma con un paio di pregevoli smorzate si aggiudicherà il set. Basic però è un giocatore solido e benché il canturino lotti fino in fondo il break nel settimo gioco farà la differenza.
Come è lontana Parigi…
Abbiamo avvicinato Andrea dopo la partita (ascolta l’audio in alto) il quale ha confermato come “tra il numero 70 del mondo e il numero 180 la differenza è molto sottile, la differenza la fa la continuità”. Il suo rimpianto dopo il Roland Garros dello scorso anno è “nel non aver spinto sull’accelleratore quando ero a quel livello”. Peccato, ma imparata la lezione, si può tornare a volare alto.
Risultati:
A. De Greef b. L. Vanni 7-5 6-4
[8] M. Basic b. A. Arnaboldi 7-5 4-6 6-4
Challenger
Il T.C. Pozzuoli sogna in grande: a settembre gli Internazionali da 25.000 $ per continuare a crescere
Presentato il torneo da 25.000 dollari in programma al T.C. Pozzuoli dal 11 al 17 settembre. Dopo aver ospitato l’Atp 250 di Napoli lo scorso autunno il circolo flegreo punta a traguardi sempre più ambiziosi

Ad ottobre scorso il Tennis Club Pozzuoli si trovó catapultato nel grande tennis dalla sera alla mattina.
Le incredibili difficoltà sorte con i campi del Tc Napoli costrinsero gli organizzatori della Atp Napoli Cup, torneo di categoria 250 dell’Atp, a cercare una sede alternativa per ospitare i primi giorni di torneo.
Il circolo dei Campi Flegrei non si fece sfuggire l’occasione e con grande professionalità e spirito di iniziativa, pur senza alcun preavviso, riuscì ad ospitare l’intero tabellone di qualificazione e il tabellone principale di doppio sino alle semifinali.
E così sui campi del Tc Pozzuoli si affacciarono i campioni slam Fabio Fognini e Simone Bolelli, e i Davis-man Lorenzo Sonego e Andrea Vavassori, oltre a tanti talenti emergenti come il cinese Zhang e i nostri Passaro e Zeppieri, recenti protagonisti al Roland Garros.
Ad un anno di distanza, e forti di quella grande e positiva esperienza, il Tc Pozzuoli è pronto per il grande salto e dal 11 al 17 settembre ospiterà gli “Internazionali di Pozzuoli”, torneo Itf da 25.000 dollari.
In questi giorni sui campi del circolo di Via Viviani si sta giocando la terza edizione dell’Open Città di Pozzuoli, con un montepremi di 5.000 euro, che a questo punto costituisce l’antipasto del più importante evento settembrino.
Proprio nel giorno dei quarti di finale dell’Open si è svolta la presentazione del Torneo Itf da 25.000 dollari che si svolgerà in una settimana (11-17 settembre) libera da grandi impegni del circuito Atp (sono in programma i gironi di qualificazione della Coppa Davis”) e Pozzuoli sogna qualche nome importante.
Alla presenza del Sindaco di Pozzuoli, ing. Luigi Manzoni, del Presidente del Comitato Campano della Fitp Virginia Di Caterino, il Presidente del Tc Pozzuoli Antonio Laezza, con i consiglieri Roberto Sorrentino e Sandro Lupi e il Direttore Tecnico Vincenzo Garbato hanno illustrato i dettagli della kermesse tennistica Flegrea.
“È un grande orgoglio e una grande soddisfazione poter ospitare a Pozzuoli un evento del grande tennis” – ha detto il Presidente Antonio Laezza – “L’obiettivo è far sì che questo sia un punto di partenza, sogniamo di ospitare un torneo ancor più importante nei prossimi anni”.
Nella “Terra dei Miti” dei Campi Flegrei erano anni che si attendeva lo sbarco del grande tennis ed il sodalizio del T.C. Pozzuoli, seppur con pochi anni di vita, si candida a diventare un punto di riferimento non solo a livello campano, ma nazionale ed internazionale.
La struttura del circolo puteolano ad oggi ha a disposizione quattro campi in cemento outdoor, dedicati alle isole del Golfo (Capri, Ischia, Procida e Nisida, quest’ultima collegata con un ponte alla terraferma di Bagnoli), due campi di terra, denominati il ” Vesuvio” ed il “Solfatara” ad omaggiare quella che Johann Wolfgang Goethe, nel suo “Viaggio in Italia” definì “la regione più meravigliosa del mondo, sotto il cielo più puro ed il terreno più infido” riferendosi al fenomeno del bradisismo che da sempre caratterizza i “Campi Ardenti” del Golfo di Pozzuoli tra Capo Miseno e Nisida e che abbraccia anche le Isole di Ischia e Procida. Tuttavia sono allo studio vari progetti di espansione con la possibilità di realizzare nuovi campi, rendendo il circolo di dimensioni davvero importanti.
Molte le iniziative in programma nella settimana del torneo e che saranno svelate nei prossimi giorni, e che avranno l’obiettivo di promuovere nel mondo le meraviglie del territorio flegreo, dal Tempio di Serapide all’Anfiteatro Flavio, dalla splendida rocca restaurata del Rione Terra, al parco sommerso di Baia, all’Acropoli di Cuma.
E se vorrete conoscere in anticipo il nome del vincitore del torneo, vi basterà recarvi nell’Antro della Sibilla di Cuma per sondare il suo famosissimo oracolo: ma attenzione, finanche il Dio Apollo ne rimasse ammaliato e le risposte della sacerdotessa sono da sempre misteriose e…sibilline! Quindi attenzione a non scommettere troppo!
Challenger
Il Challenger di Vicenza si conclude con la vittoria di Francisco Comesana
Il 22enne argentino, dopo aver battuto in semifinale il nostro Passaro, supera in rimonta lo spagnolo Llamas Ruiz per il 3° titolo stagionale. Gakhov vince a Troisdorf

Perso in semifinale Francesco Passaro, prima testa di serie e ultimo italiano in gara, il Challenger 75 di Vicenza (terra battuta) si è concluso con una finale in tono minore tra lo spagnolo Pablo Llamas Ruiz (n.223 ATP) e l’argentino Francisco Comesana. Ha vinto quest’ultimo, davanti a spalti comunque gremiti, col punteggio di 3-6 6-2 6-2. Per il 22enne con la faccia da bambino è il terzo successo a livello Challenger dopo la straordinaria doppietta (Corrientes e Buenos Aires) dello scorso giugno. Con i 75 punti incamerati in terra veneta Francisco migliora il proprio best alla posizione n.190 ATP. Un solo posto dietro di lui si colloca lo sconfitto di giornata che migliora a sua volta il proprio record. Oltre ad aver migliorato il suo miglior risultato nel circuito Challenger, dove poteva già vantare tre semifinali, a Murcia in aprile e due volte nel 2022 a Maspalomas e Valencia.
Giusto per la cronaca si giocava anche a Troisdorf in Renania-Westfalia (Challenger 75, terra battuta) dove ha vinto il russo Ivan Andreevich Gakhov, battendo in finale il portoghese Frederico Ferreira Silva col punteggio di 6-2 5-7 6-3. Forse vi ricorderete del 26enne moscovita che a Montecarlo superò le qualificazioni e il primo turno per poi arrendersi davanti al suo idolo indiscusso Novak Djokovic. E ricorderete anche come il ragazzo si lamentasse di non avere nemmeno uno sponsor tecnico per l’abbigliamento, tanto che le magliette gliele regalava il suo amico Rublev. Adesso vediamo che gioca griffato, quindi supponiamo che almeno questo problema l’abbia risolto. Intanto mette in bacheca il secondo Challenger in carriera dopo Girona (aprile 2023) e frantuma il proprio best salendo al n.144 ATP.
Il terzo torneo della settimana si giocava sul cemento di Little Rock, in Arkansas, e la finale è stata questione tra due outsider assoluti come l’estone Mark Lajal e il kazako Beibit Zhukayev (n.325 ATP). Ha vinto il 20enne estone, originario di Tallinn, col punteggio di 6-4 7-5. Questo suo primo successo Challenger gli vale ovviamente il nuovo best ranking alla posizione n.229, di gran lunga il miglior giocatore del suo paese, visto che gli unici suoi connazionali in top 1000, Kristjan Tamm e Daniil Glinka sono rispettivamente 631 e 707.
Challenger
Al Challenger di Vicenza è stata la giornata di Luca Nardi
Il tennista azzurro vince una sfida drammatica contro Dalibor Svrcina davanti a un pubblico numerosissimo ed entusiasta.

La partita di Luca Nardi contro il ceco Dalibro Svrcina è stata una sorta di viaggio agli inferi con il tennista pesarese che ha avuto tutto il tempo di scavare dentro di sé alla ricerca dei propri fantasmi che poi è fortunatamente riuscito ad esorcizzare. Conoscete tutti il non ancora 20enne talento marchigiano, con la sua classe cristallina che si manifesta in una facilità di tocco che non ha eguali. La pallina esce dal suo piatto corde con una fluidità che spesso annichilisce l’avversario, purtroppo alternata a momenti di assenza che portano a svarioni inaspettati. E’ stata un po’ la storia del match di secondo turno contro Dalibor Svrcina, di un anno più grande di lui. Quanto a talento e facilità di tocco non è che il ragazzo ceco sia molto da meno, e anche quanto a distrazioni ha dato vita a una bella gara con l’azzurro. Se poi aggiungiamo che entrambi hanno avuto dei grossi problemi fisici con ripetuti interventi del fisioterapista (due volte per Nardi e una per Svrcina) avrete il quadro di come sia stata drammatica la partita che ha visto Nardi partire lento, perdere il primo set e manifestare fastidio alla coscia sinistra già abbondantemente fasciata. E anche la faccia tradiva un certo disagio, almeno fino a quando un ragazzo, che passava in motorino sulla strada adiacente, non urlava a squarciagola “Forza Nardi!!!”, strappandogli un sorriso. Poi, per quei capovolgimenti di fronte che solo il tennis sa offrire, cambiava improvvisamente lo scenario con l’italiano che cominciava a sbagliare molto meno, passando il testimone all’avversario. Il numerosissimo pubblico si rianimava e sospingeva Nardi a vincere un secondo combattutissimo set e un terzo in cui Svrcina aveva ormai alzato bandiera bianca. Così Nardi col punteggio di 3-6 7-6(5) 6-2 poteva alzare le braccia al cielo dopo quasi tre ore di lotta e consegnarsi ai selfie e alla firma degli autografi.
Nei quarti gli toccherà lo spagnolo Pabro Llamas Ruiz (n.22 ATP) che ha eliminato in rimonta uno Stefano Travaglia (4-6 6-1 6-2) troppo impegnato a lamentarsi delle condizioni del campo e a battibeccare con il giudice arbitro per concedere la necessaria concentrazione a un match che si stava complicando. Male anche Franco Agamenone che spreca molto contro l’argentino Roman Andres Burruchagae e finisce per arrendersi 7-6(3) 6-2. A fine partita Franco era piuttosto sconsolato e si lamentava della sua stagione che fin qui gli ha riservato ben poche soddisfazioni. E toccandosi la testa ci diceva che il problema era tutto lì dentro. Come per tutti gli atleti, del resto, sempre alla ricerca di quella convinzione di sé così difficile da trovare e tanto facile da perdere. Adesso si giocherà l’ultima fiche sulla terra del Challenger di Perugia e poi preparerà la stagione sull’erba. Oltre a cercare un nuovo mental coach dopo la separazione da Mirta Iglesias.