Katowice 2016, Camila Giorgi un anno dopo

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Katowice 2016, Camila Giorgi un anno dopo

Terza finale consecutiva (persa) al torneo di Katowice da parte di Camila Giorgi. Anno dopo anno prosegue l’evoluzione del suo gioco

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Dal 2014 in poi, questo è il quarto articolo che dedico a Camila Giorgi. Se si esclude il più recente, che risale all’ultimo Wimbledon e si occupava di una sua conferenza stampa (avevo provato a descrivere quello che era accaduto con i giornalisti italiani e danesi), gli altri due erano stati scritti dopo le finali perse di Katowice.
Qui l’articolo dell’aprile 2014
Qui l’articolo dell’aprile 2015

In entrambi cercavo di analizzare il tennis di Giorgi, e di raccontare le trasformazioni in corso, stagione dopo stagione. Dato che non mi piace ripetere le stesse cose, se oggi ho deciso di tornare sul tema è per due motivi: il primo è perché mi pare che ci siano aspetti nuovi e differenti da considerare riguardo al suo modo di giocare; il secondo è perché, malgrado i cambiamenti, sembra che l’opinione sul suo tennis in molti casi sia rimasta immutata. Comincio da questo secondo tema.

A giudicare dai post di commento alle sue partite, la posizione più comune di chi critica Camila è che sia sempre uguale, la solita “sparapalle”, che “tira tutto al massimo”, che “non sappia variare il gioco”. Non so se questa sia l’opinione della maggioranza oppure no. Di una cosa però sono sicuro: mi trovo in totale disaccordo con questa interpretazione.

Forse si poteva rintracciare qualcosa di simile all’atteggiamento alla “o la va o la spacca” nella giocatrice precedente al 2013. Per intenderci: la Giorgi che per ragioni di ranking alternava i tornei ITF a quelli del circuito maggiore, e che cercava il vincente prendendo rischi molto superiori, basandosi quasi costantemente sull’uno/due da fondo campo.
Ma poi, per come la vedo io, negli anni successivi è cominciata la sua evoluzione; e da allora ha progressivamente modificato il gioco. Quando oggi vedo Camila scambiare capita molto raramente che effettui ogni colpo sempre con lo stesso livello di aggressività; ed è anche diventato molto più raro il tentativo di chiudere gli scambi con l’uno/due, a meno che la situazione tattica non lo renda quasi obbligatorio.

Eppure la critica permane. Perché? Lasciando da parte i pregiudizi, così come i giudizi che potrebbero derivare da una limitata conoscenza del tennis femminile (che pure, in qualche caso, mi pare si possa intuire) direi che forse questa idea potrebbe essere frutto del modo particolare che ha Camila di stare in campo. Mi spiego: nel circuito WTA ci sono giocatrici più sistematicamente offensive di lei, eppure non vengono altrettanto criticate. Se questo invece accade con Giorgi forse deriva dalla sensazione che si ricava dalle sue specificità; Camila infatti ha probabilmente il primato della reattività: è rapidissima di piedi, molto veloce di braccio. Caratteristiche quasi uniche, che potrebbero trasmettere una impressione di aggressività differente rispetto al solito: una aggressività quasi ansiosa; del resto perfino quando è seduta durante le pause rimane in tensione, agitando nervosamente la gamba. Questo modo quasi frenetico di tenere il campo forse finisce per ingannare sulla realtà del suo gioco, che è invece molto più articolato e ragionato di quanto alcuni percepiscono.

C’è poi il tema dei doppi falli, che però è diventato un argomento popolare più di recente, quando cioè la nomea di “scriteriata” era ormai diffusa. Devo confessare che il dato dei doppi falli non mi è mai sembrato di per sè così importante; se devo valutare l’atteggiamento tattico con un solo numero, allora trovo più significativa la percentuale di punti vinti sulla seconda palla. Quella sì, restituisce sinteticamente l’efficacia e la sensatezza o meno di alcune strategie. Perché se per non commettere doppio fallo si serve una seconda “mozzarella” si eviterà l’errore, ma in compenso si verrà sistematicamente attaccate in risposta; risultato: percentuale di punti vinti inferiore a chi prende maggiori rischi ma riesce poi a tenere il controllo dello scambio. E anche nei momenti peggiori, nella classifica relativa ai punti vinti sulla seconda Giorgi non è mai uscita dalle 60 migliori del mondo (in questo momento è 34ma). In ogni caso nel 2016 sembra aver ridotto il numero di doppi falli (nell’ultimo rilevamento disponibile di aprile è al quinto posto).

Con questo tema si entra nella questioni più legate agli aspetti tecnici: i cambiamenti di Camila nell’ultimo anno. Dicevo prima che il suo tennis si è fatto sempre più ragionato e controllato. Sottolineo a questo proposito quattro aspetti:

1) Purtroppo non dispongo di numeri e quindi posso solo esprimere un’opinione, su cui però mi sento abbastanza sicuro: se andassimo a misurare nel corso delle stagioni quello che in inglese viene chiamato “net clearance” troveremmo che il dato di Giorgi è regolarmente cresciuto. E probabilmente non è mai cresciuto tanto come negli ultimi dodici mesi.

https://youtu.be/5G1zixFAsag

Come si vede dal filmato qui sopra, con net clearance si intende il margine che ha la traiettoria di una palla rispetto alla rete. Si può dire che (a parità di punto di impatto e di rimbalzo) maggiore è il topspin, maggiormente è arcuata (e sicura) la parabola della palla, e quindi la distanza in altezza sulla rete al momento di scavalcarla.
E negli ultimi dodici mesi Giorgi ha aumentato il margine sulla rete, grazie al maggiore topspin non solo nel dritto ma anche nel rovescio. Camila ultimamente ne fa un uso frequente in chiave difensiva: si affida cioè alle parabole arcuate quando ha bisogno di più tempo per recuperare la posizione; è una scelta che molto spesso le consente di “tenere” in fase di contenimento senza dover arretrare troppo.
E credo che tutti possano concordare almeno su un aspetto: per quanto negli anni abbia modificato il proprio gioco, ha sempre mantenuto la caratteristica (estremamente positiva) di saper stare a ridosso della linea di fondo.

2) L’altra questione su cui mi sento abbastanza sicuro, anche se purtroppo non posso confermarlo con dei numeri, è l’aumento della percentuale totale di colpi incrociati rispetto al passato. Dunque un’altra scelta prudenziale, visto che preferire il cross rispetto al lungolinea significa giocare più in sicurezza: il cambio di direzione lungolinea è infatti una opzione non solo più difficile tecnicamente, ma anche geometricamente (la rete è più alta ai lati e quindi è più difficile da scavalcare).

3) La terza scelta “di sicurezza” della Giorgi degli ultimi tempi è la maggior frequenza del servizio in kick. Su questo credo che alla base ci sia un progresso fisico-tecnico, visto che l’esecuzione della battuta con il kick è comunque un’arma in più da utilizzare, e se prima Camila la usava poco era probabilmente per limiti tecnici; o forse per problemi fisici. E con un kick più efficace i doppi falli sono calati.

4) Quarto punto: la posizione in risposta. Dopo la stagione iper aggressiva del 2014 e il passo indietro nella posizione di attesa compiuto nel 2015, Giorgi è ulteriormente arretrata nel 2016, limitando di conseguenza gli errori in questo fondamentale. Sembra anche avere iniziato a modulare la posizione in funzione delle qualità al servizio delle avversarie.
Malgrado questo, rimango dell’idea che la risposta sia il maggior punto debole del suo gioco; ma se non altro con le ultime scelte ha ridotto i gratuiti che compiva anche contro avversarie dal servizio non trascendentale.

A questi quattro aspetti evolutivi ne aggiungerei un quinto, che non ha però a che fare con la prudenza: Camila sembra avere completato l’attitudine alla verticalizzazione, un’evoluzione che era in atto da diverse stagioni. Se infatti da teenager quasi mai si spostava dalla linea di fondo, negli anni ha progressivamente iniziato a muoversi verso la rete, attaccando sulle traiettorie più corte, ma anche sulle parabole alte difensive delle avversarie. Ormai questo atteggiamento è diventato sistematico e se a volte sbaglia i colpi di volo (schiaffi o volèe classiche) accade per errori puramente esecutivi, ma non più per errori sui tempi di gioco, che sembrano completamente introiettati.

Tutto bene quindi? Non direi, almeno per come la vedo io. Del resto i risultati e la classifica WTA non confermano il quadro positivo che si potrebbe dedurre da quanto ho scritto sin qui. Prima di Katowice Giorgi era oltre il centesimo posto nella Race (anche a causa del sorteggio sfortunato nello Slam australiano: primo turno contro Serena Williams), e ha interrotto il trend positivo nel ranking che durava da alcuni anni, visto che è scesa dalla posizione a ridosso del trentesimo posto sino a poco meno del cinquantesimo.
Ci sono due questioni su cui ho delle perplessità legate ai primi due temi sopra descritti.

Comincio dal punto 1: aumento del topspin. Come ho già detto, nel caso di Camila la scelta del colpo liftato è quasi sempre una opzione prudenziale. Ma sono frequenti le volte in cui la traiettoria risulta corta, e questo spesso significa consegnarsi al contrattacco avversario. Soprattutto quando il punto è importante, a me sembra soffra di timori nel trasferire il peso del corpo sulla palla. Credo accada perché è consapevole che quanto più colpisce “attraverso“, tanto più occorre poi avere decisione e tempismo nella chiusura dello swing (altrimenti la palla finirebbe fuori di metri). Allora per non correre rischi si rifugia in un movimento incompleto che però rende attaccabile la palla, che sale e ricade troppo tenera, facilmente gestibile dalle avversarie. In sostanza: una Giorgi troppo prudente; o meglio: titubante.

E un eccesso di prudenza lo riscontro anche facendo riferimento al punto 2, vale a dire l’aumento del ricorso al gioco incrociato. Un aumento che forse si sta facendo eccessivo. Non pretendo che torni la Giorgi coraggiosissima di qualche stagione fa, ma ultimamente mi sembra che troppo spesso abbia il timore di utilizzare il lungolinea. Eppure era una delle sue migliori doti, una delle caratteristiche che le aveva consentito di mettere in difficoltà anche le più forti.

In sostanza si tratta di due questioni che da una parte danno l’idea di una tennista più matura e consapevole (al contrario di quanto sostengono i suoi detrattori), ma che dall’altra sono anche il segno che la Giorgi dell’ultimo periodo è una tennista che fatica a esprimersi con la decisione e la sfrontatezza che le aveva consentito in passato di rendersi protagonista di vittorie sorprendenti. La giocatrice che da giovanissima sembrava non avere paura di nulla e che amava la grande sfida si è fatta più incerta, sino a farsi prendere, a volte,  da crisi di braccino. La statistica contro le top ten lo conferma: fino al 2014 aveva un record addirittura positivo, di 5 vinte e 3 perse. Dal 2015 negli ultimi sei incontri il bilancio è di 1 vinta e 5 perse.

Se dovessi scegliere la partita simbolo di questa involuzione citerei la sconfitta contro Venus Williams agli Australian Open 2015 (4-6, 7-6, 6-1); un incontro in cui aveva prevalso su un’ottima Venus, sino a sfiorare il doppio break di vantaggio nel secondo set, e arrivando comunque a servire per il match; ma al dunque il suo rendimento era sceso, e dopo aver mancato l’occasione era crollata nel terzo set.
Faccio riferimento a quel match per l’importanza dell’avversaria e dell’evento, ma in realtà è difficile identificare un preciso prima e dopo. Direi che, come accade a quasi tutte le giovani, agli esordi si sente molto meno lo stress ed è più semplice, sulla spinta dell’entusiasmo, dare il meglio di sé. Ma poi la pressione sale, la consapevolezza dell’importanza dei risultati aumenta, e diventa difficile giocare a mente libera.

È quello che ho chiamato “sindrome del sophomore”, una fase molto impegnativa da superare, che per alcune diventa una specie di complesso che imprigiona mentalmente, impedendo di rendere al massimo delle proprie possibilità. E non tutte riescono a superare questa fase, tornando a esprimersi con la freschezza degli esordi.
La Giorgi dei primi tempi era discontinua, ma lo era in assoluto: poteva vincere contro una top ten e poi perdere dalla numero 120 del ranking. Oggi i risultati sono più razionali: batte le giocatrici di ranking inferiore con maggiore regolarità, ma è da un po’ di tempo che non riesce più a mettere davvero paura alle più forti.

Scrivevo nel 2014: “Normalizzando il suo tennis, “mettendo la testa a posto”, quasi certamente Camila taglierebbe i picchi più bassi ma anche quelli più alti di rendimento; questo potrebbe ridurre le giornate-no e quindi alcune sconfitte con giocatrici di bassa classifica; ma poi temo si perderebbe anche la possibilità di puntare davvero in alto. Non per niente Giorgi ha un ottimo record con le giocatrici di alta classifica. Ne varrebbe la pena? E’ una scelta che probabilmente dipende dalla grandezza delle sue ambizioni”.

Alcuni cambiamenti sono stati sicuramente degli arricchimenti (il servizio in kick, la capacità di verticalizzare); invece altri (il maggiore top spin, il minore uso del lungolinea) potrebbero rivelarsi un’arma a doppio taglio. Non vorrei che con queste scelte di gioco più conservative Giorgi finisse per limitare le proprie potenzialità trovando una dimensione nel circuito più stabile, ma anche meno importante.
C’è chi dice che a quasi venticinque anni ormai non ci si possa più aspettare grandi progressi da Camila. Personalmente non ne faccio una questione di età (perché penso che ogni giocatrice abbia differenti tempi di crescita e di maturazione) quanto piuttosto di capacità di valorizzare al meglio le proprie doti, trovando il proprio specifico equilibrio: non solo tecnico-tattico, ma anche psicologico.

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