Gonçalo Oliveira: "L'obiettivo è essere n.1 nel mio paese"

Interviste

Gonçalo Oliveira: “L’obiettivo è essere n.1 nel mio paese”

Il portoghese Gonçalo Oliveira, attualmente numero 521 del mondo, gira felicemente il mondo in camper, insieme a suo padre

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In occasione del challenger di Barletta abbiamo avuto occasione di assistere all’incontro del torneo di qualificazione e alle sessioni di allenamento del 21enne portoghese Gonçalo Oliveira, personaggio sui generis del circuito tennistico, che insieme a suo papà Abilio gioca 45 tornei l’anno, praticamente tutte le settimane, girando per i tornei di mezza europa utilizzando per lo più un camper attrezzatissimo e allenandosi nei circoli che ospitano i tornei, senza avere una reale base fissa. “Va bene così” – conferma papà Abilio – “Gonçalo è felice, ed io con lui”.

Partiamo dal principio della storia, quando Abilio, appassionato tennista e coach cresciuto in portogallo, si trasferisce in Florida, per insegnare tennis in una delle numerose accademie di Miami e dintorni. Abilio è giovane, determinato e ama insegnare. Siamo negli anni ’90, nel pieno del boom tennistico americano sulla spinta emotiva dei vari Sampras, Agassi, Courier che movimentano il circuito, regalando sogni e speranze nuove a tutti coloro che seguono da appassionati e da addetti ai lavori il tennis. Si dà il caso che Abilio sia un appassionato ma anche un addetto ai lavori. E che nel 1995 abbia un figlio, Gonçalo, che fin da fanciullo mostra una predisposizione allo sport, e una coordinazione occhio-mano che al papà ricorda quella dei migliori talenti della racchetta. Abilio nel frattempo mette da parte una piccola fortuna in dollari americani, frutto del suo lavoro come coach ma anche di indovinati investimenti in attività turistiche (è proprietario di alberghi in Algarve, Portogallo) ed immobiliari, ma non perde la sua semplicità e la voglia di faticare. Per vincere, oggi come sempre, non basta la ricchezza (anche se è piuttosto utile, e forse, condizione necessaria per emergere nel tennis del 2016) ma serve il sudore: questo è ciò che insegna al figliolo. Fin da subito gli mette in mano una racchetta e lo allena.
I risultati da junior non sono eccezionali, ma è pur vero che provenendo sostanzialmente dalla scuola americana, l’attività junior non è considerata così fondamentale. A 16 anni, tornati a vivere papà e figliolo nel frattempo in Portogallo, Gonçalo fa il suo esordio nel circuito ITF. È il 2010, e nei Futures portoghesi rimedia nette sconfitte ma non si abbatte. Vince la sua prima partita professionistica un anno dopo e pian pianino scala le classifiche. Oggi lo troviamo al numero 521 del ranking ATP nel singolare, e 289 del doppio, specialità che ama particolarmente e che usa anche come forma di allenamento. Nel 2014 decidono di comprarsi un camper, che abbiamo avuto il piacere di visitare. In questo modo è più facile girare, si è più snelli, e si possono giocare più tornei.

Incontriamo papà Abilio al circolo “Hugo Simmen” di Barletta dove si sta giocando un challenger da 50mila dollari, e Gonçalo, appena eliminato dal torneo di qualificazione, ci raggiunge poco dopo.

Abilio, partiamo dalla scelta del camper, che è qualcosa che affascina molti lettori e che suscita molta curiosità.
Amiamo girare in camper, è molto comodo, ci permette di dormire nello stesso letto, e non ci costringe ogni volta a doverci adattare ad un hotel nuovo, con tutte le difficoltà che ne conseguono. Abbiamo tutto qui dentro, come vedi, la macchina incordatrice, le biciclette, e mille altre cose che negli alberghi non potremmo portare. E poi ci costa la metà viaggiare, pensa solo agli spostamenti…

Voi fate tornei ogni settimana per tutto l’anno in effetti…
Appunto, il camper è stato un investimento, nuovo costa 50mila euro, ma non sono stati i soldi il motivo principale della scelta, ma la comodità. Ora quando finisce Barletta, comincia Torino, decidiamo noi in base alle nostre esigenze quando partire, senza dover guardare orari di treni, aerei, preoccuparci dei bagagli e via discorrendo. Comunque a volte andiamo anche negli alberghi, quando ci va. La scelta di fare così tanti tornei è dovuta al fatto che non cerchiamo punti facili in Burundi o Vietnam, e preferiamo i tornei europei dove il livello è più alto e quindi per prendere punti comunque ne dobbiamo fare il più possibile.

Ecco, i soldi, un argomento che interessa a tanti appassionati che sognano di portare i propri figli a partecipare a tornei professionistici.
Beh, come dico sempre, per me i soldi non sono mai stati un problema ma una soluzione (bisogna averne però, ndr). Comunque per una stagione spendiamo circa 20mila euro, spenderemmo più del doppio se vivessimo sempre negli alberghi, e per fortuna faccio tutto io (sorride, ndr). Il suo allenatore, preparatore atletico, fisioterapista altrimenti spenderemmo molto di più.

È questo un tema molto dibattuto tra gli appassionati di tennis professionistico dal livello challenger in giù: come far fronte alle spese? Abilio ci traccia una linea, quella di viaggiare in camper ed avere il papà trainer a 360 gradi, seguita già da alcuni (il più famoso “camperista” era il pittoresco Dustin Brown), ma considerata negativa da altri, in particolar modo sulla scelta di un numero di tornei molto alta (in effetti 45 tornei l’anno circa sembrano molti) e sulla rinuncia ad un coach professionista in favore del proprio padre.

I nostri lettori vogliono conoscere un po’ meglio Gonçalo, ce lo puoi descrivere? A chi somiglia?
Gonçalo è Gonçalo, non somiglia a nessuno. È unico e ci tiene ad esserlo. Ha ottimi fondamentali, ma dobbiamo migliorare su tutto, non c’è un colpo che predilige, né una superficie, gioca molto su terra perché qui in Europa molti tornei sono su “clay”, però si destreggia bene anche sul veloce.

Per noi che lo abbiamo visto giocare più volte ormai la descrizione è chiara: è un giocatore da “lotta”, dotato in effetti di un buon diritto e anche di un rovescio a due mani pericoloso. È mancino e serve bene. Non abbiamo le sue statistiche storiche ma forse, dovendo trovare un limite nel ragazzo è il numero di errori non forzati troppo elevato in partita e una percentuale di prime palle non all’altezza. Almeno nei tornei in cui abbiamo avuto modo di vederlo all’opera. Oltretutto la sua palla non è pesantissima, però fisicamente è ben preparato e gli si legge la felicità negli occhi.

Arriva Gonçalo e ci batte il 5, mentre gli chiediamo se possiamo fargli qualche domanda. Ci risponde di sì e partiamo, sempre supervisionati da papà Abilio.

Sei un ragazzo felice Gonçalo?
Sì, sono felice, come qualsiasi ragazzo che fa quello che ama fare (il papà lo scruta, ma con quello sguardo misto di dolcezza e severità che solo un genitore riesce ad avere, ndr). Adoro il clima dei tornei, la possibilità di frequentare comunque altri ragazzi che condividono la mia stessa passione, e poi amo il tennis. Amo allenarmi, sudare, faticare, non amo perdere ma fa parte del processo di crescita.

È un ragazzo semplice Gonçalo, come suo papà, ma con le idee molto chiare.

Obiettivi a lungo termine? E a breve?
Gonçalo: Non mi sono posto obiettivi se non quello di essere il numero 1. Del Mio Paese, e poi chissà, anche del ranking mondiale. A breve termine, cercare di entrare nei tabelloni principali dei challenger, quindi entrare nei 200 circa.
Papà Abilio: Scusa se intervengo, ma mio figlio non deve porsi nessun obiettivo che non sia quello di migliorare il suo gioco. I numeri del ranking non ci devono interessare. Si pensa partita per partita, altrimenti non saremmo qui a Barletta dove facciamo il torneo di quali e non prendiamo punti e saremmo in qualche luogo sperduto nel mondo a fare punti facili.

Quindi continuerete a provare challenger?
Papà Abilio: Sì, faremo i challenger italiani e poi qualche futures ma comunque quelli europei, in Francia, Germania, Belgio, non andiamo certo a cercare qualche vittoria 6-0 6-0 in Iran o in Namibia.

Come sono le tue giornate tipo Gonçalo?
Come quelle che hai visto qui. Ci siamo incontrati ogni mattina (sorride, ndr). Sveglia presto, un po’ di preparazione atletica, adesso è un momento in cui si fa “mantenimento”, siamo nel pieno della stagione, poi l’allenamento tecnico, hai visto dipende a che ora ti danno il campo (e sorride, ndr) e chi trovi per allenarti, poi un po’ di defaticamento e seguo le partite, è importante conoscere tutti gli avversari.

In effetti tutte le mattine alle 8 circa vediamo che dal camper escono papà e figlio e sono già pronti, allegri ma decisi, come noi felici di affrontare una nuova giornata accanto ad altri campioni.

Hai amici nel circuito?
Gonçalo: Amici? Certo! Naturalmente sono avversari in campo ma fuori scherziamo e ci divertiamo come tutti i ragazzi del mondo, poi con alcuni si lega di più, e con la tecnologia di oggi non è difficile rimanere in contatto.
Papà Abilio: L’amicizia è un dono ma è molto rara (parole sante, ndr).

È difficile avere una storia d’amore per un tennista?
Gonçalo: È più difficile senza dubbio rispetto a chi fa una vita differente, io sto in giro 45 settimane l’anno, una ragazza deve avere davvero tanta pazienza. Forse è più facile stare con un’altra tennista, visto che solo chi fa la nostra vita può capire… ecco perché ci sono tante relazioni tra ragazzi e ragazze che praticano tennis a livello pro.
Papà Abilio (ride, ndr): Ai miei tempi, quando stavo alla Hopman Tennis Academy, si diceva che avere ragazze faceva male al gioco… era un’altra epoca… adesso è tutta un’altra cosa…. si divertisse Gonçalo.

Che rapporto hai con la federazione portoghese? Vi aiuta?
Papà Abilio: Scherzi? La federazione portoghese non fa molto. Anzi direi pochissimo. È una federazione povera, mica come quella italiana! Voi organizzate Challenger magnifici come questi (siamo a Barletta, ndr) e la federazione dà una mano sia in senso economico, per organizzarli, sia dà wild card ai ragazzi italiani per farli crescere e da quello che so gli mette a disposizione tecnici, preparatori, medici. Gonçalo non ha mai nemmeno mezza wild card. Tutti i punti se li deve sudare partendo dalle qualificazioni in questi Challenger.

Fai sempre il doppio, perché?
Gonçalo: Sì, mi iscrivo al doppio quasi ad ogni torneo, mi piace giocarlo. Mi piace condividere l’emozione col mio compagno, e poi si apprende molto dal doppio, eh?
Papà Abilio: Esatto. Non è certo per il prize money che “firmiamo” ai tornei di doppio. Con i soldi del doppio ci paghi sì e no il pranzo. È molto utile perché allena le volée, a grandissime velocità che spesso nel training quotidiano non provi, poi allena la risposta al servizio in modo particolare, e non è affatto vero che, come dicono alcuni, porti via energie fisiche e mentali. Questa è una stupidaggine, a livello fisico non è stancante il doppio, a livello mentale è positivo perché ti ricarica e ti diverte. Non c’è pressione per cui il doppio diventa un modo per fare socialità agonistica e per ritrovare fiducia se ti va giù il morale.

Veniamo a temi un po’ scottanti. C’è il doping nel tennis?
Papà Abilio: Un coach italiano, il papà di una ragazza (si riferisce a Sergio Giorgi, ndr), ha detto qualcosa di provocatorio forse ma non del tutto sbagliato: lo legalizzassero il doping. Io ho una visione diversa, cioè bisognerebbe stare tutti alla pari, ma è un po’ un’utopia, i ricercatori del doping sono sempre un passo avanti all’antidoping, hanno il vantaggio della sorpresa, insomma è un tema complesso…. comunque qualche dubbio su qualche tennista che vedi un anno dopo raddoppiato sul piano muscolare ti viene eh….

E le scommesse nel tennis? Ti è mai capitato che qualcuno ti contattasse per aggiustare un risultato?
Gonçalo: Mai.
Papà Abilio (sorride ancora, ndr): Li vedi questi ragazzi? Di questi ragazzi in un challenger come Barletta vanno in attivo solo quelli che arrivano ai quarti in singolare, o quelli che vincono il doppio. Forse. Tutti gli altri vanno in perdita. La loro settimana è stata negativa dal lato economico. E allora c’è chi aggira il problema, probabilmente è così. Visto che ogni tanto beccano qualcuno di sicuro qualcosa c’è. Poi non parliamo dei Futures, quelli sono solo una remissione. Noi per fortuna non abbiamo problemi economici, per cui non ci presteremmo mai a nessuna alterazione di qualsiasi risultato, però è possibile che a qualcuno sia venuta questa tentazione.

Insomma, il solito problema dei soldi. Ne abbiamo parlato tante e tante volte, alcuni di questi ragazzi non sanno davvero dove trovare le risorse, molti devono smettere, alcuni hanno i genitori alle spalle, forse qualcun altro in effetti cade in tentazione.

Salutiamo Gonçalo e Abilio Oliveira e gli auguriamo davvero i migliori successi: se lo meritano. Ci tengono che nell’intervista non esca fuori solo la “suggestione” del camper, della loro vita un po’ vagabonda, del resto non sono gli unici ad usare una casa con le ruote nel tennis, abbiamo visto con i nostri occhi la giovane Chiara Mendo con la mamma qualche stagione fa, c’è Marcos Girladi Requena che anche lui gira col papà; vogliono che si intraveda che tutti i sacrifici che vengono fatti sono finalizzati al successo sportivo, al sentirsi di “dare tutto” per il tennis. Lo sport è anche questo. Anzi, è soprattutto questo.

Alessandro Zijno

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