M. Keys b. [3] G. Muguruza 7-6(5) 6-4 (dal nostro inviato a Roma)
Le rose bianche che dividono i giocatori dai cronisti stanno tutte quante appassendo, o forse si sono semplicemente abbattute sotto il temporale che si è abbattuto su Roma. Il risultato però è lo stesso, una struggente sensazione di autunno forse legata alla consapevolezza che dovrà passare un altro anno per vedere questo strano stadio sormontato da statue che tutti dicono essere bellissimo e quindi sarà così.
Garbine Muguruza e Madison Keys non si incontravano da quando erano due bimbe, 18 anni una, 17 l’altra. Aveva vinto Madison (grazie elorant…) 7-6(5) 3-6 6-1, per quello che vale, e poi le strade si erano divise ma a molti era rimasta la sensazione che entrambe potessero essere il futuro. Ma mentre Garbine tra un’incertezza e l’altra finiva con l’occupare la posizione che tutti prevedevano, infilando anche una finale a Wimbledon, Madison finiva invece preda di qualche acciacco che non le permetteva di sfondare il muro della top15, nonostante la semifinale slam in Australia.
Garbine vinceva il sorteggio e sceglieva di rispondere e sembrava aver fatto bene, perché a freddo Madison si trovava in pochi secondi sullo 0-40. Era solo un’illusione per Garbine, perché la statunitense centrava rapidamente i colpi e teneva il servizio. L’infreddolito pubblico del centrale scrutava preoccupato il cielo, mentre la spagnola perdeva la misura del servizio e faceva scappare l’avversaria sul 3 a 1. Ma l’inizio freddo, un po’ incerto, coglieva anche Madison un po’ sotto ritmo e stavolta la statunitense non riusciva a risalire da 0/40. Sul 3 a 2, dopo che di nuovo Garbine aveva dovuto salvare una palla break la prima interruzione sul 40 pari.
Quando le due tornavano in campo sembravano essersi finalmente riscaldate e il gioco stavolta seguiva i servizi senza particolare sussulto, se si eccettua quello dell’ottavo game, quando sullo 0-30 e Muguruza al servizio arrivava un altro scroscio di pioggia ad interrompere, stavolta per pochi minuti la partita. Il tiebreak era la logica conseguenza di una partita spezzettata e qui le due non giocavano un gran tennis. Faceva peggio Garbine che dopo aver recuperato da 2-5 riusciva a indirizzare un comodissimo schiaffo al volo nell’unico posto in cui non doveva: cioè dove c’era Madison pronta a rimandare di là il passante decisivo.
La vera sorpresa del secondo set era il sole, che dopo la tanta pioggia tornava a splendere sul Pietrangeli. Nel frattempo le due ragazze continuavano come se non fosse successo nulla, tanto la partita era uguale a quella del primo set. Al settimo game, fatidico o meno, Muguruza andava 0-30 grazie anche ad con uno scempio di dritto, recuperava fino al 30 pari ma concedeva una palla break che giocava in modo del tutto incosciente tirando un paio di metri fuori un dritto senza senso. Garbine ci provava a rientrare in partita ma l’ultimo ostacolo serio per Madison era la pioggia, che interrompeva per la terza volta il match sul 5-4 30/15. Alla ripresa una prima era sufficiente a portarla al match point ma il nastro aiutava Garbine. Non a lungo, perché la seconda era quella buona: servizio e risposta in rete di Garbine.
Terza finale in carriera per Madison Keys, prima così importante. Una vittoria e una sconfitta nelle due precedenti occasioni, a Eastbourne nel 2014 (vinta) e a Charlestone nel 2015 (persa), entrambe contro Angelique Kerber. Qui dipenderà molto a chi troverà dall’altra parte. Muguruza è stata un po’ come la partita. È eccessivo dire che sia stata deludente ma ci aspettavamo di più. Forse le rose l’avevano presagito.