Focus
Juniores sì, juniores no. Da Firenze a Milano, il bilancio dei giovani azzurri
Resoconto sul mini-circuito italiano under 18. Sempre più scadente. Anche per colpa delle scelte ITF

En-plein a Firenze di Riccardo Balzerani e Ludmilla Samsonova, una finale a Salsomaggiore di Federica Bilardo, un’altra finale a Santa Croce di Jacopo Berrettini. Segnale non pervenuto da Prato, e buio pesto a Milano con nessun italiano negli ottavi e soli 6 nostri rappresentanti (3 uomini e 3 donne) negli ottavi.
Concluso lo storico mini-tour peninsulare del circuito ITF under 18 (il via a fine marzo con il “Città di Firenze”, chiusura a fine maggio con Bonfiglio, nel mezzo le tappe di Salso, Prato e Santa Croce sull’Arno: l’appendice del grade 3 di Palermo si terrà a settembre), il bilancio dell’Italietta junior del tennis non appare entusiasmante. Sugli azzurrini – che hanno soli due posti assicurati nello Slam di Parigi appena iniziato: presenti Liam Caruana e Tatiana Pieri – più ombre diffuse che luci soffuse. Siamo ancora distanti da altri affascinanti universi juniores (Russia, Spagna, Australia, Francia – perfino Gran Bretagna e Stati Uniti, per quanto abbiamo potuto rivedere), sia per valori e maturità tecnica che per infrastrutture fisiche. Siamo a rincorrere, ma dopotutto che il movimento giovanile abbia qualche avaria è un dato certo: dal 1990 non vantiamo un campione mondiale juniores (l’ultimo Andrea Gaudenzi) ed abbiamo vinto uno Slam junior in 23 anni con Gianluigi Quinzi (Wimbledon 2013). Poco, per sperare di essere considerati competitivi.
Non è un caso che l’unico doppio successo azzurro – targato Riccardo Balzerani e Ludmilla Samsonova – sia giunto nella tappa italiana finora tecnicamente più scadente all’interno del mini-circuito italiano ITF (quella di Firenze), infarcita di tennisti nostrani, collocata temporalmente fuori da ogni valenza concorrenziale e logica partecipativa, e di conseguenza divenuta ormai terreno fertile per le affermazioni tricolori.
A Salsomaggiore, dove il tabellone già assumeva un aspetto più globalizzato, si sono imposti un tedesco di Bielefeld dalla buona solidità sulla terra rossa (Louis Wessels) e una britannica dai colpi pregevoli, Jodie Anna Burrage (sulla nostra Federica Bilardo), che poi si è ripetuta nel grade 1 marocchino di Casablanca. A Prato, gli 8 azzurri approdati ai quarti avevano illuso in un’affermazione dell’Italia, ma la vittoria finale ha arriso al non trascendentale russo Lev Kazanov e alla agguerrita, ma tecnicamente acerba, rumena Ioana Minca. Forse è stato il torneo di Santa Croce sull’Arno di grade 1, quello ad offrire indicazioni più incoraggianti per il nostro tennis juniores, con la finale insperata del romano scuola Canottieri Aniene Jacopo Berrettini (sconfitto nel match per il titolo dal filiforme australiano Alexei Popyrin), mentre delle tre azzurre approdate ai quarti (Samsonova, Pieri e Stefanini), nessuna è riuscita a strappare la finale, che ha messo di fronte la 16enne spagnola Eva Guerrero Alvarez (degna erede – per completezza tecnico/atletica – di Garbiñe Muguruza), e la britannica Emily Appleton.
I veri guai, abbinati a cocenti delusioni, sono arrivati a Milano con il Grade A del Bonfiglio, una Waterloo azzurra, con nessun italiano nei quarti e con soli 6 nostri esponenti nei sedicesimi di finale. Successi per il ben conosciuto greco Stefanos Tsitsipas ormai lanciato nel circuito pro (sull’ottimo yankee Ulises Blanch) e della russa appena 16enne Olesya Pervushina – che a gennaio aveva lasciato 3 soli game alla nostra Pieri in finale a Ibarra, Ecuador, tanto per farsi un’idea – sulla slovena Kaja Juvan.
Infine, un dato generale sui tornei italiani juniores. Lo spessore tecnico – in misura proporzionale al livello di “grade” – continua a calare anno dopo anno, anche in maniera piuttosto sensibile: un dato che registrano gli addetti ai lavori, un po’ meno il pubblico disinteressato. La colpa non è certo imputabile ai club, che spesso sacrificano finanze importanti per organizzare eventi “a perdita”, quanto semmai delle discutibili scelte compiute dalla ITF, la Federazione Internazionale, ormai lanciata verso una lottizzazione scriteriata lungo i 5 continenti tennistici e sempre più indifferente nel rispettare i criteri di storicità, eccellenza organizzativa ed esclusività. Liberare gli juniores di tutto il mondo dal vincolo numerico di tornei pro da disputare, ha poi penalizzato non solo alcuni Grade A (vedi Porto Alegre), ma soprattutto i relativi Grade 1, warm-up un tempo ambiti, qualificati e invidiati. Figuriamoci cosa è accaduto al resto.
Marco Massetani
ATP
ATP Next Gen, Race to Jeddah: tanta Francia tra i possibili partecipanti al torneo arabo
Si disputerà a Gedda l’edizione 2023 delle Next Gen Finals. Ecco la situazione aggiornata

Si comincia a fare i calcoli anche in chiave ATP Next Gen Finals. Dopo 5 edizioni il torneo riservato agli 8 migliori under 21 della stagione si sposta da Milano a Gedda, in Arabia Saudita. Data per certa la partecipazione di Alcaraz alle Finals torinesi e per possibile quella di Rune, è giusto allargare a 12 l’elenco degli attuali migliori giovani dell’anno, tra i quali appare per la prima volta tra i migliori 10 il francese Arthur Cazaux.
Dietro i primi due della classifica, c’è la bella scoperta di Ben Shelton esploso agli US Open e che si è messo in evidenza anche alla “Laver Cup”. Il classe 2002 americano precede di appena cento punti il nostro Lorenzo Musetti (la cui adesione all’evento rimane tutta da verificare).
Quinto in classifica Arthur Fils, salito attualmente al n. 44 nel ranking ATP. Tanta la differenza tra il francese e il quinto in classifica, il suo connazionale Luca Van Assche, classe 2004, uno dei più giovani della Top Ten. Ma se in Coppa Davis la Francia ha appena dovuto digerire una pesante eliminazione, Oltralpe possono consolarsi con la crescita delle giovani leve.
Pochi i punti che separano il francese da Stricker, ben 21 per la precisione, settimo in classifica. A chiudere la Top Ten c’è Alex Michelsen, un altro talento americano da tener d’occhio. Al nono posto del ranking valido per la Next Gen c’è Hamad Medjedovic, classe 2003, che ha 11 punti di vantaggio sul francese Cazaux, per la prima volta in Top Ten, e 32 sull’azzurro Flavio Cobolli. Altro francese in dodicesima piazza, Terence Atmane pronto a subentrare in caso di assenza di qualche “big”.
Brandon Nakashima vinse l’edizione 2022: l’americano è stato il quinto campione delle Next Gen Finals, l’ultima manifestazione tenutasi a Milano.
Posizione | Giocatore | Nazione | Punti | Nato nel | Classifica ATP |
1 | Alcaraz | Spagna | 8175 | 2003 | 2 |
2 | Rune | Danimarca | 3055 | 2003 | 4 |
3 | Shelton | USA | 1455 | 2002 | 20 |
4 | Musetti | Italia | 1345 | 2002 | 18 |
5 | Fils | Francia | 953 | 2004 | 44 |
6 | Van Assche | Francia | 597 | 2004 | 69 |
7 | Stricker | Svizzera | 576 | 2002 | 90 |
8 | Michelsen | USA | 518 | 2004 | 110 |
9 | Medjedovic | Serbia | 485 | 2003 | 120 |
10 | Cazaux | Francia | 474 | 2002 | 125 |
11 | Cobolli | Italia | 453 | 2002 | 122 |
12 | Atmane | Francia | 376 | 2002 | 147 |
Flash
WTA Ningbo: Jabeur sul velluto. Vanno ko Cirstea e Blinkova
Ons avanza nel torneo in Cina. Sarà Linda Fruhvirtova l’avversaria di Lucia Bronzetti

Dopo il successo della nostra Lucia Bronzetti, prosegue al Ningbo Open il cammino della testa di serie n.1 Ons Jabeur: la tunisina regola in due set la tedesca Korpatsch. A proposito di teste di serie: si fermano agli ottavi di finale i percorsi della n.3 del tabellone, la rumena Simona Cirstea ( sconfitta in due set contro la Siniakova), assieme a quello della n.4 Anna Blinkova, sconfitta in tre set dalla ceca Linda Fruhvirtova.
[1] O.Jabeur b. T. Korpatsch 6-3 6-2
Dicevamo tutto facile per la tunisina Jabeur contro la tedesca Korpatsch sconfitta 6-3 6-2 in 1 ora e 24′. Solito tennis brillante per la n.2 del seeding, ricco di variazioni e quindi imprevedibile. Da sottolineare per Jabeur l’ottima prestazione al servizio (71% di prime giocate) e l’aggressività in risposta, specie sulla seconda palla (70% di punti vinti). Così il primo set è deciso da due break, che la tunisina conquista nel quinto e nel nono gioco, che si rivelerà anche l’ultimo del primo parziale. Nella ripresa la Korpatsch affonda assieme alla sua seconda di servizio, con cui è tropo vulnerabile, lasciando ampio margine di manovra a Jabeur. Due break anche nella ripresa proiettano la testa di serie n.1 ai quarti di finale dove se la vedrà con la sorpresa Zvonareva.
K. Siniakova b. [3] S. Cirstea 6-3 7-5
Una giornata nera quella di Sorana Cirstea a Ningbo, sconfitta in due set dalla ceca Katerina Siniakova (6-3 7-5). Non una partita ad alto tasso di spettacolarità, ma sicuramente imprevedibile e con tanti break (15 in totale!). Un match deciso sostanzialmente nei turni in risposta data la difficoltà delle due interpreti a mantenere i game al servizio. Nel primo set ci sono ben 6 break, tre dei quali nei primi tre game. La maggior efficacia con la seconda palla premia la Siniakova che con freddezza conquista il nono gioco che le vale il primo set.
Nella ripresa Cirstea si aggrappa alla partita, ma la sua prestazione al servizio è insufficiente per poter sperare di ribaltare l’inerzia del match. Nel secondo set i break piovono a cascata, dopo i 6 del primo si assiste ai 9 del secondo. Inizialmente è la rumena ad ergersi sul 3-0 prima di venire rimontata dalla Siniakova che impatta sul 4-4. Dopo altri due break (uno per parte) la ceca si conquista i quarti di finale nel dodicesimo gioco al terzo match point utile. Per lei adesso un quarto di finale opposta a Nadia Podoroska.
GLI ALTRI INCONTRI – Nei restanti match si assiste alla caduta di un’altra testa di serie, stavolta la n.4 Anna Blinkova, sconfitta in tre set (6-3 3-6 6-1) dalla ceca Linda Fruhvirtova, che sfiderà la nostra Lucia Bronzetti ai quarti. Come detto l’argentina Nadia Podoroska accede ai quarti di finale sconfiggendo in rimonta la tennista russa Valeria Savinykh con il punteggio di 4-6 6-0 6-2. Infine si registrano la vittoria in due set (6-3 6-2) di Diana Shnaider contro Kamilla Rakhimova; e la vittoria per ritiro (6-4 1-0) di Vera Zvonareva contro la danese Clara Tauson.
ATP
Novak Djokovic a Roma protagonista alla Ryder Cup
Il serbo si è cimentato sul green: con lui altre celebrità del mondo dello sport

Profumo di golf nella capitale. A Roma, infatti, è tempo di Ryder Cup e l’evento è stato celebrato dalla presenza di vip e sportivi. Il Marco Simone Golf & Country Club ha accolto i “campioni” per l’All Star Match cominciato all’ora di pranzo.
Non sarà l’erba di Wimbledon, ma rischia di trovarsi comunque a suo agio: Novak Djokovic, tennista più vincente nella storia dei tornei del Grande Slam, è tra i protagonisti della giornata romana. Con lui anche il calciatore Gareth Bale, Leonardo Fioravanti, surfista italiano qualificato per le Olimpiadi di Parigi 2024, lo youtuber Garrett Hilbert e il numero uno mondiale degli atleti paralimpici, l’inglese Kipp Popert.
Uno show unico nel quale si affrontano le squadre guidate dallo scozzese Colin Montgomerie e dallo statunitense Corey Pavin, rispettivamente alla guida del Team Europe e del Team Usa alla Ryder Cup del 2010 quando in Galles i fratelli Molinari, Francesco ed Edoardo, fecero il loro debutto vincente nel torneo.
Nole è stato inserito nel “Team Montgomerie“.
Fanno parte del “Team Pavin”, Carlos Sainz, pilota della Ferrari, Andriy Shevchenko, Pallone d’Oro nel 2004, Victor Cruz, ex giocatore di football americano, l’attrice hollywoodiana Kathryn Newton e l’altro giocatore paralimpico, Tommaso Perrino, numero 6 del ranking e CT della Squadra Nazionale Paralimpica Maschile e Femminile della Federazione Italiana Golf.
L’ultimo mese di Novak Djokovic è stato a dir poco straordinario. Un campione totale protagonista nel tennis, spettatore nel basket e adesso sul green del golf. Aveva celebrato l’impresa dell’Arthur Ashe Stadium ricevendo dai suoi concittadini una grande testimonianza di affetto in patria assieme alla nazionale di pallacanestro, finalista ai mondiali di basket. Dopo aver portato la Serbia alle Finals di Coppa Davis, adesso si dedica al suo amato secondo sport.