Jacopo Berrettini, la nuova scommessa del tennis azzurro

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Jacopo Berrettini, la nuova scommessa del tennis azzurro

Jacopo Berrettini ha stupito gli addetti ai lavori raggiungendo la finale degli Internazionali juniores di Santa Croce sull’Arno. Forte mentalmente, rapido, solido in fase difensiva, comportamento esemplare. Margini di miglioramento dal punto di vista fisico. Una nuova speranza per il tennis italiano?

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Di promesse mai mantenute, di talenti assoluti sconsacrati alla soglia del professionismo, di stelle sospese che attendono di fissarsi in cielo, ne sono pieni gli archivi del tennis. Quelli italiani, abbondano di casi (Trevisan, Quinzi, e compagnia bella del recente passato). Ma Jacopo Berrettini, 17enne romano della Canottieri Aniene, vale comunque una scommessa.

Questo ragazzo dall’aspetto fiammingo, dotato di un fisico segaligno e di buone fibre nervose, ha disputato sabato scorso la finale degli Internazionali juniores di Santa Croce sull’Arno (Pisa), unico grade 1 italiano: non certo uno Slam ma pur sempre un torneo tosto del circuito ITF, vuoi per la concorrenza tecnica agguerrita, vuoi per l’atmosfera un po’ naif da circolo di provincia. Fino ad allora non aveva raggiunto impressionanti risultati stagionali, Jacopo Berrettini, tutt’altro: una vittoria in doppio a Prato, due finali sempre in doppio a Umago e Cap D’Ail, solo un primo turno in singolare al Città di Firenze e ottavi a Prato (in entrambi i casi sconfitto da Luca Prevosto, altro prospetto interessante). Insomma, modeste apparizioni, troppo poco per attendersi un exploit nel torneo che è stato vinto da Kafelinikov, Malisse e Thiem.

E invece l’allievo di Vincenzo Santopadre e Stefano Cobolli, il ragazzo nato tennisticamente alla Corte dei Conti prima di trasferirsi all’Aniene con il fratello Matteo (2 anni più grande e più conosciuto), ha sorpreso un po’ tutti, ripagando la wild card che gli era stata assegnata per il tabellone principale, lui arrivato a Santa Croce come un anonimo n.213 al Mondo juniores. Che Berrettini facesse sul serio, lo si è compreso subito: vittoria netta al secondo turno contro il russo Lev Kazakov (vincitore di Prato), derby con il nostro scatenato Andrea Bolla negli ottavi, due capolavori di saggezza tattica contro l’austriaco Jurij Rodionov e contro lo statunitense Jeffrey-John Wolf rispettivamente nei quarti e in semifinale. “Mi sono sentito fresco e pimpante sin dall’inizio del torneo, tutto mi è riuscito bene” ha confessato il romano alla vigilia della finale che lo ha visto arrendersi all’australiano di origine slave Alexei Popyrin, un signor giocatore, imboccato a tennis da Nick Bollettieri e Riccardo Piatti: 6-4 6-3 il finale, ma il punteggio penalizza il nostro che è sempre rimasto dignitosamente in partita.

Quello che piace di Jacopo Berrettini, studente liceale in una scuola privata romana, tifoso di Ken Nishikori (“per il timing che ha sulla palla”), è un inedito mix di capacità tecniche (dritto e rovescio velenosi, servizio da potenziare: ma l’altezza c’è), forza mentale, velocità e coraggio. Jacopo è in grado di costruire il punto vincente con impressionante maturità ed esemplare visione di gioco; sa praticare un tennis che se stilisticamente non è sopraffino, si presenta molto solido in fase difensiva; gli piace attaccare; riesce a trovare sempre stimoli per reagire con soluzioni tattiche anche impreviste, mai banali, mai forzate. In più, ha un comportamento fuori e dentro al campo che lo avvicinano molto a un giocatore professionista. Dal punto di vista fisico può solo potenziarsi, quindi con ampi margini di competitività quando il salto nel circuito maggiore richiederà ben altri requisiti muscolari.

Dopo Santa Croce sull’Arno, è uscito al primo turno di Milano Bonfiglio, risultato in parte preventivabile per le tante energie spese nella settimana precedente. Infine, sembra che nell’ultimo mese abbia frequentato con maggiore assiduità il centro tecnico di Tirrenia (a Santa Croce lo seguivano i tecnici federali). Dall’aria del litorale toscano ne hanno sempre tratto giovamento più i senatori azzurri che le giovani leve. La prossima impresa di Jacopo Berrettini potrebbe consistere nello zittire tutti – un po’ come ha fatto a Santa Croce – anche su questo fronte.

Marco Massetani

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