Paolo Lorenzi, il gladiatore buono alla conquista di Rio, si racconta ad Ubitennis - Pagina 2 di 2

Interviste

Paolo Lorenzi, il gladiatore buono alla conquista di Rio, si racconta ad Ubitennis

Paolo Lorenzi non finisce più di stupire. A 34 anni suonati e piazzato al meritato best ranking si prepara con entusiasmo a vivere l’ennesimo capitolo – quello olimpico – di una lunga carriera. Lo abbiamo intervistato e ci ha parlato di sé, dei suoi obiettivi futuri e di un mondo del tennis in continua evoluzione

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La professione del tennista implica di dover viaggiare molto e restare a lungo fuori da casa, lontano dalla famiglia e dagli amici. Ti senti di aver sacrificato troppo in questi anni o comunque hai coltivato rapporti e interessi al di fuori dal tennis?
Tutte le professioni comportano dei sacrifici. Nella nostra, forse, alcuni sono maggiori che nelle altre. Però è vero che quello che il tennis poi ti dà sia tantissimo. Come dico sempre ho la fortuna di fare di una grande passione il mio lavoro. Mi ritengo fortunato. Amici nel circuito? Sinceramente i miei amici sono fuori dal tennis, almeno quelli con cui vado in vacanza. Eh sì, ogni tanto in vacanza ci vado pure io (ride).

Qual è il momento migliore della tua carriera fino a questo punto? La finale disputata a San Paolo o c’è dell’altro?
Sicuramente ci sono quel torneo di San Paolo, l’esperienza in Coppa Davis e le prime volte che ho giocato a Roma. Gli Internazionali d’Italia sono un’emozione unica, giocare lì contro campioni come Nadal, Montanes e Bellucci è una cosa indescrivibile. Comunque questi tre avvenimenti sono quelli che mi porto dentro con la maggiore gioia.

Qualche mese fa hai incontrato Rafa Nadal a Buenos Aires, disputando tra l’altro un ottimo incontro. Secondo te allo stato attuale quanto ha perso in termini di rendimento rispetto al miglior Nadal?
Credo che semplicemente Rafa sia diverso da prima perché ha iniziato a giocare un po’ più aggressivo. Ora cerca di fare più gioco col diritto, più punti diretti con il servizio. Nadal ha fatto un po’ come tutti noi, ha cercato di migliorarsi e quindi gioca in maniera differente rispetto a prima. Per la verità è cambiato anche il tennis, non credo la sua sia un’involuzione.

Sempre a proposito di Nadal, il suo famigerato diritto mancino è notoriamente fonte di parecchi punti. Qual è a tuo avviso il colpo oggi più dominante nel circuito?
Anche adesso Nadal può vantare un colpo assolutamente dominante ma il servizio di Karlovic lo è sicuramente di più perché, da solo, lo ha portato tra i primi venti giocatori al mondo mentre Nadal, oltre al fantastico diritto che tutti conosciamo, ha tantissima altra qualità. Karlovic senza il suo servizio avrebbe certamente avuto qualche problema in più ad emergere.

Veniamo a te. Negli anni hai via via arricchito sempre di più il tuo gioco che ora non presenta particolari lacune. Qual è l’aspetto del tuo tennis sul quale hai dovuto lavorare più duramente?
Sinceramente sono ancora tante le cose che vorrei sapere fare meglio. In questo momento, però, quello su cui stiamo lavorando di più è la capacità di stare con i piedi dentro al campo. Cercare di fare più gioco è quello su cui mi sono concentrato negli ultimi anni. Ancora non lo abbiamo messo del tutto a posto ma quella è la direzione che vogliamo seguire.

Spesso, infatti, mi sono domandato guardando i tuoi match il perché non facessi un passo in avanti sfruttando colpi più aggressivi che comunque ti porti da casa e ti sfiancassi al contempo in rincorse infinite contro i teloni di fondo campo…
(Ride) Sì, è proprio questo l’obiettivo del nostro lavoro. Sono migliorato ma posso fare certamente di più. Delle volte comunque è bravo l’avversario a ricacciarmi indietro, non sempre è una mia scelta, mentre in altre occasioni la colpa è mia per non riuscire a fare le cose come dovrei.

Se avessi la bacchetta magica c’è un colpo in particolare che “ruberesti” a qualche tuo avversario?
Di sicuro mi prenderei un servizio incredibile. Di quello di Karlovic si è detto ma anche quello di Kyrgios, per esempio, andrebbe benissimo. Tu sostieni che anche il mio è buono? Si forse lo è, ma il loro è decisamente meglio. Non si tratta solo di velocità di palla, loro in generale il servizio lo sanno usare al meglio. Hanno percentuali più alte, trovano angoli migliori. Nel servizio conta tutto. La rotazione, l’effetto, la direzione.

Cosa ne pensi del tennis attuale fatto di superfici omologate e (quasi) sempre più lente e materiali – corde soprattutto – che favoriscono un uso esasperato delle rotazioni? La nascita di tennisti tutti molto simili tra loro, inoltre, porterà ad un gioco sempre più noioso?
Non credo. Alla fine la rivoluzione, se ci sarà, sarà un po’ ridotta. Da una parte credo sia giusto che qualche superficie che era diventata troppo veloce sia stata un po’ rallentata ma alla fine, hai ragione, se si vorrà vedere qualcosa di diverso dovranno essere fatti dei cambiamenti. Non è tanto un problema di racchette a mio avviso quanto di superfici, appunto, omologate. I campi centrali dei grandi tornei sono davvero tutti molto simili tra loro. Ti faccio un esempio. In Australia i campi secondari sono veloci mentre il centrale è anch’esso un campo molto lento. Stessa cosa per gli altri major.

I tennisti, e gli sportivi in generale, sono persone notoriamente scaramantiche. Hai qualche rituale da compiere prima o durante gli incontri? Il polsino e il cappellino, per esempio…
Nulla di particolare. Non cambio mai la doccia durante i tornei, il primo giorno la scelgo e poi rimane sempre quella. No, il polsino tricolore è semplicemente dettato dal mio sponsor che vuole che giochi con quello e mi ci sono abituato. A me, tra l’altro, l’idea piace molto quindi lo indosso volentieri. Dietro al cappellino portato alla rovescia non c’è nessuna scaramanzia, l’ho sempre portato in quel modo e ormai è solo una consuetudine.

Le tue vittorie nel Challenger Tour ormai non si contano più. Intanto ti chiedo se hai mai pensato al record di successi che se non sbaglio appartiene a Lu. Poi se credi che sussista un problema legato ai montepremi dei tornei del circuito minore.
Lu gioca praticamente solo tornei Challenger. Forse se disputasse più tornei ATP potrei anche pensare di raggiungerlo. Però ne ha un bel po’ più di me e non sarebbe comunque facile e inoltre è anche più giovane di me. L’eventuale record mi farebbe forse piacere ma non è francamente un mio obiettivo. L’obiettivo vero è sempre quello di vincere più partite possibili per andare a giocare i grandi tornei. Il problema montepremi c’è. Si guadagna troppo poco, i soldi fuori dall’ATP sono pochi. Su questo non ci si può nascondere. Uno fa un primo turno in un 50mila (dollari, ndr) e si prende la miseria di 250/300 euro. È impossibile. Fuori dai primi 200 al mondo se metti qualche soldo da parte, e non più di tanti, è perché giochi i campionati a squadre. Non è certo grazie ai tornei individuali. I montepremi devono essere alzati per fare in modo che tutti i giocatori, intanto, possano avere la possibilità di poter portare con sé i propri allenatori. E poi anche quelli che sono un po’ più indietro in classifica dovrebbero potersi guadagnare da vivere facendo i tennisti…

Domanda poco simpatica, se mi è concessa. Doping e scommesse sono due brutti capitoli che ciclicamente riaffiorano nell’attualità. Brevemente, quanto sono radicati nel tennis di oggi?
Eh, questo non lo so. In realtà non lo può sapere nessuno. In quanto al doping il tennis sembra comunque essere uno sport pulito. Riguardo alle scommesse, invece, credo che in merito stiano cercando di fare qualcosa. Il problema dei montepremi ridotti non deve essere un alibi. Chi fa sport al di là di tutto non può pensare di vendere le partite.

Mi dicono tu sia un grande tifoso della Fiorentina. Speravi in un campionato migliore per la squadra di Sousa? Insomma, meglio Lorenzi che vince la Coppa Davis o la Fiorentina campione d’Italia?
Sì sono tifoso e quando posso la seguo sempre. Mi piace. Dopo la prima parte di campionato speravo in un risultato finale migliore. La seconda parte invece lasciamo stare. Detto sinceramente preferirei vincere io la Coppa Davis. Senza dubbio. Contro l’Argentina spero proprio di esserci ma le scelte spettano ovviamente al Capitano. Comunque far parte della nazionale è per me sempre un onore.

Siamo giunti alla fine. Spero che questa nostra chiacchierata ti porti bene come successo qualche tempo fa a Thomas Fabbiano che, dopo aver parlato con noi di Ubitennis, ha conseguito ottimi risultati assicurandosi anche un posto tra i Top 100…
Eh speriamo bene (ride).

Ti vorrei strappare per finire una promessa. Se entro quest’anno vai a best ranking ci rilasci un’altra intervista?
Certo, lo farò con molto piacere.

Ndr: Paolo ha effettivamente vinto il Challenger di Caltanissetta, raggiungendo così il suo best ranking al numero 48 ATP. Non ci resta che prendere un altro appuntamento!

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