Nishikori, Raonic, Dimitrov e Tomic: la generazione perduta del tennis?

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Nishikori, Raonic, Dimitrov e Tomic: la generazione perduta del tennis?

I tennisti nati tra il 1989 e il 1992 non hanno ancora vinto una prova dello Slam e faticano ad scalzare dalle posizioni di prestigio i giocatori più vecchi. Ma fino a che punto si può parlare di delusione?

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È sempre così nel tennis: si pensa di assistere ad un’epoca d’oro e poi saltano fuori giocatori giovani che vincono quanto i vecchi se non di più. Dopo il periodo delle leggendarie sfide tra Agassi e Sampras, che oscuravano il talento dei vari Chang, Ivanisevic, Courier, Bruguera, Muster, Kafelnikov e Henman, è bastata giusto un po’ di pazienza per fare da testimoni all’ascesa di Federer. Quest’ultimo a sua volta ha sostanzialmente obnubilato altri suoi più o meno coetanei come Hewitt, Safin, Roddick, Haas, Ferrero e Coria. Constatata la superiorità quasi schiacciante sui suoi pari età, c’è chi giurava che il fuoriclasse elvetico avrebbe fatto incetta di Slam, battendo ogni record in un batter di ciglio. Peccato per lui che sia presto sopraggiunto al vertice il virgulto spagnolo Nadal, seguito a ruota dal perfezionista serbo Djokovic e, seppur in misura minore, dall’indomito scozzese Andy Murray. Con questi quattro fenomeni a contendersi praticamente tutti gli Slam, agli altri (Del Potro, Wawrinka, Cilic e i francesi) non sono rimaste che le briciole.

Tuttavia il dominio dei cosiddetti “Fab 4”, seppur con equilibri interni molto fluidi, si sta prolungando in maniera abbastanza inattesa. A dimostrazione dell’eccellenza degli attuali padroni del tennis mondiale. Ma anche, secondo molti appassionati, dell’assenza di ricambio tra le nuove leve. E così i giocatori nati tra il 1989 e il 1992 come Kei Nishikori, Milos Raonic, David Goffin, Grigor Dimitrov e Bernard Tomic sono stati loro malgrado presto etichettati come “la generazione perduta del tennis”. Tormentati da veterani che continuavano a timbrare il cartellino sfidando le leggi della natura, i tennisti che hanno visto la luce negli ultimi anni di Guerra Fredda non hanno saputo imporsi. Anzi ora già si parla in maniera entusiastica di chi viene dopo, della sfavillante generazione successiva, quella di Dominic Thiem, Nick Kyrgios e Alexander Zverev. Insomma nemmeno sbocciati e sono già stati rottamati.

Tuttavia cerchiamo di evitare le considerazioni di pancia ed entriamo in un’analisi della situazione della Lost Generation del tennis, in comparazione soprattutto con la magnifica golden age nata nella seconda parte degli anni ’80 che ha già collezionato 31(!) titoli dello Slam complessivamente.

Di seguito sono riportati tutti i 29 giocatori nati tra il 1989 e il 1992 tra i primi 100:

Kei Nishikori, 1989, n.6
Milos Raonic, 1990, n.9
David Goffin, 1990, n.11
Bernard Tomic, 1992, n.22
Benoit Paire, 1989, n.23
Jack Sock, 1992, n.27
Joao Sousa, 1989, n.30
Federico Delbonis, 1990, n.36
Grigor Dimitrov, 1991, n.37
Steve Johnson, 1989, n.39
Andrey Kuznetsov, 1991, n.43
Pablo Carreno Busta, 1991, n.44
Vasek Pospisil, 1990, n.46
Martin Klizan, 1989, n.50
Guido Pella, 1990, n.52
Ricardas Berankis, 1990, n.56
Aljaz Bedene, 1989, n.58
Denis Kudla, 1992, n.60
John Millman, 1989, n.66
Diego Schwartzmann, 1992, n.69
Inigo Cervantes, 1990, n.74
Donald Young, 1989, n.75
Evegeny Donskoy, 1990, n.77
Pierre-Hugues Herbert, 1991, n.80
Dusan Lajovic, 1990, n.81
Damir Dzuhmur, 1992, n.89
Gastao Elias, 1990, n.91
Daniel Evans, 1990, n.92
Facundo Bagnis, 1990, n.93

Notevole in questa statistica il contributo della classe 1990 di Raonic e Goffin con ben 11 elementi. Segue la classe 1989 capitanata da Nishikori con 8 giocatori. Terza la 1992 con capofila Tomic e Sock con 6 tennisti. Meno proficua l’annata 1991 di Dimitrov che ha solo altri 3 coetanei tra i primi 100.

Giocatori nati nel 1989 tra i primi 100: 8
Giocatori nati nel 1990 tra i primi 100: 13
Giocatori nati nel 1991 tra i primi 100: 4
Giocatori nati nel 1992 tra i primi 100: 5

Un dato quello del numero di giocatori nei primi 100 che smentisce immediatamente la vulgata che parla di “Generazione Perduta”. Proviamo infatti a scoprire quanti giocatori nati nel quadriennio tra il 1985 e il 1988, quello di Rafa, Nole, Andy, Jo, Juan Martin (che non figura in queste statistiche) e Stan, tanto per intenderci, rientrano tra i migliori 100 del pianeta. Il risultato è prevedibilmente superiore data la maggior esperienza e l’innalzamento dell’età di massimo rendimento, ma non di moltissimo: 38 giocatori. Ad esempio ad una fenomenale annata 1987 (10 giocatori), ha fatto da contraltare un mediocre 1988 (7 giocatori), meno del 1989, del 1990 e poco più del 1992. A sorprendere piuttosto sono i nati prima del ’85 che sono ancora 23, una quota straordinariamente vicina a quella della Lost Generation, calcolando che hanno fino a 10 anni in più. Il luogo comune che vede i nati all’inizio degli anni ’90 già superati dagli emergenti viene inoltre completamente smentito in termini numerici visto che ci sono solo 3 tennisti nati nel 1993, 1 nel 1994, 2 nel 1995, 2 nel 1996 e 2 nel 1997. Tanto per dire se i sei ’92 sembrano pochi pensare che altri tre ’93 entrino in classifica nel giro di un anno appare difficile.

Giocatori nati nel 1984 o prima: 23
Giocatori nati tra il 1985 e il 1988: 38
Giocatori nati tra il 1988 e il 1992: 29
Giocatori nati dal 1993 in poi: 10

Lo scenario è completamente diverso se confrontiamo la distribuzione all’interno dei primi 100 della generazione perduta con quella precedente. Mentre la Golden Age di Nadal e Djokovic monopolizza la Top10 con 6 rappresentanti, con l’intromissione dei sempreverdi Federer e Ferrer, solo Nishikori e Raonic difendono l’onore dei nati tra il 1989 e il 1992, con Goffin che sta alla finestra. Se estendiamo lo sguardo ai top20 il raffronto si fa persino peggiore per Dimitrov e soci che pagano dazio e addirittura sono tallonati ad una sola distanza dalle nuove stelle del domani, nelle persone di Thiem e Kyrgios. Le cose migliorano un po’ comparando la top50 in cui i membri della Lost Generation sono ben 15. il che significa però che ce ne sono altri 14 tra la 50esima e la100esima posizione contro i 17 della generazione che li ha preceduti, gli 11 dei nati prima del 1984 e i 6 nati dopo il 1993.

Giocatori nati nel 1984 o prima: 2 nei top10, 3 nei Top20, 9 nei top50
Giocatori nati tra il 1985 e il 1988: 6 nei top10, 12 nei top 20, 22 nei top50
Giocatori nati tra il 1989 e il 1992: 2 nei top10, 4 nei top20, 15 nei top50
Giocatori nati dal 1993 in poi: 0 nei top10, 1 nei top20, 4 nei top 50

A questo punto è chiaro come spesso si attribuisca la qualità di una generazione al valore dei suoi esponenti di spicco, senza valutare i gregari.

Passiamo dunque ad una analisi del percorso dei tennisti nati tra il 1989 e il 1992.

A giudicare dai risultati a livello giovanile, il quadro sembrava tutt’altro che grigio. Gli Stati Uniti riponevano tutte le loro speranze sul mancino afroamericano Donald Young che nel 2005, a soli 15 anni, diventava a Melbourne il giocatore più giovane di sempre a vincere uno Slam juniores e che, nonostante qualche comprensibile difficoltà tra i professionisti, si sarebbe ripetuto un paio di anni dopo a Wimbledon. Il 2008 aveva invece messo in mostra il talento cristallino del bulgaro Grigor Dimitrov, trionfatore a Londra e a New York. Nel 2009 l’australiano classe 1992 Bernard Tomic stracciava il record stabilito da Young tra le mura di casa e si ripeteva negli Stati Uniti. Nel frattempo altri precoci vincitori di Slam giovanili si facevano notare: lo slovacco Martin Klizan (Roland Garros 2006), il lituano Ricardas Berankis (US Open 2007) e il russo Andrey Kuznetsov (Wimbledon 2009). Bisogna attendere l’edizione 2010 degli US Open per vedere Jack Sock imporsi.

Il problema per questa generazione è però arrivato proprio nel momento del passaggio al professionismo. Young fa il suo primo ingresso nei 100 solo nel luglio 2010 e dovrà aspettare più di un anno per consolidare la sua posizione. Non proprio un’ascesa fulminea per quello che doveva essere il nuovo André Agassi. Nishikori, dopo aver vinto il suo primo titolo ATP a Delray Beach nel 2009, la stagione successiva inciampa nel suo primo infortunio al gomito destro ed è costretto a ricominciare tutto da capo. Ritorna in Top100 solo alla fine del 2010, a oltre 21 anni. Pochi mesi dopo entra nell’élite del tennis anche Dimitrov che però rimane bloccato nelle retrovie per all’incirca un anno. Fa storia a sé, come gli succederà anche in futuro, Tomic. Ancora teenager, nell’edizione 2011 dei Championships, partendo dalle qualificazioni, l’australiano si issa sorprendentemente fino ai quarti di finale battendo gente come Davydenko, Andreev, Soderling e Malisse, prima di perdere con onore dal futuro campione Djokovic. All’inizio di quella stagione si fa notare anche il 20enne bombardiere canadese Milos Raonic con il primo titolo in carriera a San José. L’anno successivo è invece il turno del minuto belga classe 1990 David Goffin che da Lucky Loser ottiene gli ottavi al Roland Garros. Le altre promesse intanto annaspano e pure Sock mette piede nei 100 a quasi 21 anni nel 2013.

Ed è in questa fase che il paragone con la generazione precedente è impietoso. Per dimostrarlo fissiamo il compimento del 21esimo anno di età come asticella e confrontiamo best ranking e migliori risultati ottenuti dai 7 tennisti della Golden Generation presenti nella Top10 più Juan Martin del Potro, che unanimemente possiede un potenziale da Top10, contro gli attuali 7 giocatori della Lost Generation presenti nella Top40 ai quali aggiungiamo Young, che sembrava in assoluto il più promettente in tenera età. Non dovremmo nemmeno ricordare come Rafa a 21 anni avesse già in bacheca 3 Roland Garros, Nole un Australian Open e “Palito” uno US Open. Solo Tsonga tra meravigliosi 8 nati nel quadriennio ’85-’88 a quell’età non era ancora entrato nei 100. Lo stesso Wawrinka, da molti considerato uno che è maturato tardi, è entrato rapidamente nei 50. Invece tra gli esponenti di spicco della Lost Generation a 21 anni si contano solo 3 titoli complessivi, conquistati rispettivamente da Nishikori, Raonic e Tomic e sia Goffin che Paire non erano ancora entrati nei 100.

Novak Djokovic: n.3, 10 titoli vinti (1 Australian Open, 4 masters 1000)
Andy Murray: n.8, 5 titoli vinti
Stan Wawrinka: n.46, 0 titoli vinti
Rafael Nadal: n.2, 22 titoli vinti (3 Roland Garros, 9 masters 1000)
Jo-Wilfried Tsonga: n.133, 0 titoli vinti
Tomas Berdych: n.13, 2 titoli vinti (1 Masters 1000)
Richard Gasquet: n.11, 4 titoli vinti
Juan Martin Del Potro: n.5, 7 titoli vinti (1 Us Open)

Kei Nishikori: n.56, 1 titolo vinto
Milos Raonic: n.25, 1 titolo vinto
David Goffin: n.173, 0 titoli vinti
Benoit Paire: n.247, 0 titoli vinti
Bernard Tomic: n.27, 1 titolo vinto
Jack Sock: n.79, 0 titoli vinti
Grigor Dimitrov: n.52, 0 titoli vinti
Donald Young: n.73, 0 titoli vinti

E, utilizzando lo stesso metro di paragone, anche il confronto con il nuovo che avanza non è certo lusinghiero. L’austriaco classe 1993 Dominic Thiem a 21 anni era già ampiamente nei top50; l’australiano classe 1995 Nick Kyrgios a 20 anni ha appena alzato il suo primo trofeo nel circuito maggiore ed è n.20; il croato classe 1996 Borna Coric vanta due finali ATP alle spalle; il tedesco classe 1997 Alexander Zverev è già molto competitivo.

Quanto meno per lo più i tennisti nati all’inizio degli anni novanta, sia nei piani alti che in quelli un po’ più bassi, sono in crescita dal punto di vista dei risultati. Nishikori ormai da anni è uno dei tennisti da battere nel tour, pur mancandogli quel quid, tecnico e di personalità, per battere i grandissimi. Raonic da quando ha intrapreso la cura Ljubicic-Piatti nel 2013, al netto degli infortuni, ha fatto enormi progressi. Nonostante la partenza del mentore croato, il big server canadese ha ottenuto la sua seconda semifinale slam in Australia, dimostrando di non esser stato mai così vicino ai primi della classe. Notevole anche il salto di qualità compiuto dal minuto belga David Goffin che ha raggiunto le sue 2 prime semifinali Masters 1000 quest’anno ad Indian Wells e Miami. Pure lo stravagante francese Benoit Paire in questo 2016 ha trovato il suo best ranking di n.18. Incoraggianti segnali arrivano anche dal talentuoso russo Andrey Kuznetsov che ormai si dava per perso nelle sabbie mobili del ranking.

Il problema è che nonostante i loro progressi, coloro che sono davanti nel ranking appaiono inossidabili. È quasi pleonastico suggerire come Federer, Nadal, Djokovic e Murray abbiano creato una sorta di oligopolio sui piani altissimi della classifica, nel quale si è inserito in tempi relativamente recenti Stan Wawrinka. Ma dando un’occhiata anche ai gregari ci si rende conto della loro continuità. Tsonga da quasi 8 anni è occupa una posizione compresa nelle prime 20 e ha trascorso gran parte di questo periodo nei primi 10. Berdych da 6 anni è nei Top10. Ferrer all’inizio di ogni stagione lo si preannuncia all’ultimo giro di valzer ed è ormai dal 2007 ai vertici. Ma anche andando più indietro si trovano casi di estrema stabilità ad alti livelli come Cilic, Gasquet, Isner e Simon. Alcuni sembrano addirittura essere ancora in una parabola ascendente della loro carriera come Monfils. Insomma l’allungamento della carriera dei già fortissimi tennisti nati negli anni ’80 sta indubbiamente facendo da tappo ai nati negli anni ’90. La minima distanza di età li lascia peraltro poche speranze di sorpasso nel breve termine.

C’è poi chi gli ostacoli se li crea da solo. Destano infatti preoccupazioni le difficoltà di quelli che si possono considerare i due ragazzi più promettenti di questa nidiata: il bulgaro Grigor Dimitrov e l’australiano Bernard Tomic. Dimitrov, reduce da un pessimo 2015, sembra faticare a ritrovare fiducia e sfruttare appieno il suo vastissimo arsenale tecnico. Nonostante il passaggio da Roger Rasheed a Franco Davin, ex coach di del Potro, la sua stagione non è ancora decollata. Tomic al contrario lo scorso anno era riuscito a trovare una discreta continuità, fomentando le speranza di chi apprezza il suo tennis vario e naturale. Tuttavia il suo avvio di 2016 non è stato nulla di trascendentale e il deprecabile sfogo in Davis contro il compagno di squadra Kyrgios ha evidenziato ancora enormi problemi caratteriali.

In conclusione, cerchiamo di tirare le somme su quella che viene chiamata “la generazione perduta del tennis”. Abbiamo sottolineato che in termini di quantità tale appellativo è assolutamente erroneo. In termini di qualità invece è chiaro che in questo quadriennio non solo non sono emersi dei campioni ma anche pochi outsiders. Spesso questi talenti sono maturati tardi sia in comparazione con le generazioni precedenti che con quella successiva. Ora che i vari Nishikori, Raonic e Goffin stanno alzando il loro livello si ritrovano comunque la strada sbarrata nella loro ascesa dai fab four oltre che da giocatori solidi come i quattro francesi ad esempio. I due tennisti incaricati di salvare la Lost Generation, Dimitrov e Tomic, si stanno rivelando infine quelli che più ne stanno peggiorando la percezione collettiva. I tennisti nati in questo periodo sono stati dunque sfortunati a confrontarsi con generazioni eccellenti che hanno espresso fenomeni capaci di riscrivere la storia del gioco ma erano anche spesso poco attrezzati per reggere il passo e, quando lo erano, si sono, appunto “perduti” in un bicchier d’acqua.

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