Guarda il commento al Sunday Middle di Ubaldo Scanagatta e Steve Flink (in inglese)
WIMBLEDON – Era l’ultima della pattuglia azzurra a Wimbledon, la più esigua dal 2000. Con Roberta Vinci battuta da una Coco Vandeweghe troppo potente per il suo tennis d’antan, il tennis italiano ha chiuso qui. ITALEXIT. Una spedizione non brillante purtroppo, con 3 eliminati al primo turno (Lorenzi, Knapp e Giorgi), 4 al secondo (Fognini, Seppi, Schiavone ed Errani), 1 al terzo (Vinci).
Tranne la Giorgi, 24 anni, stiamo parlando di giocatori ultratrentenni (Schiavone, Lorenzi, Vinci, Seppi in ordine anagrafico) o ventotto-ventinovenni (Errani, Fognini, Knapp). Non mi pare ci sia da stare allegri, né sotto il profilo tecnico né sotto quello anagrafico.
Ma siccome se mi ci soffermo qualcuno prenderà pretesto per dire che ce l’ho con la FIT, allora lo dico e basta. Poi, contenti voi. Aggiungo soltanto che si rifletteva oggi con alcuni colleghi sul fatto che è bello vedere in tv il tennis, ma sarebbe più bello vedere quello dei “nostri” piuttosto che quello degli altri.
Si osservava anche che, per chi non si entusiasma a seguire i challenger (difficile che un bambino si entusiasmi… ed è invece sull’entusiasmo dei bambini che si dovrebbe far leva), di vedere tennis ad alto livello in Italia, fuor dalla tv, è rimasto praticamente niente. Ci siamo fatto sfuggire molto di quel che avevamo, per insipienza e poca lungimiranza. In Francia, Germania, Spagna, non è successo.
Abbiamo avuto anche 7 o 8 tornei ATP in un anno, in un certo periodo storico. Oggi abbiamo solo Roma, gli altri si sono persi per strada, senza che ci si preoccupasse di difenderli. E gli Internazionali d’Italia durano sempre meno. Fino a non tanto tempo fa erano un’occasione per far parlare di tennis tutta la stampa italiana per almeno due settimane. Anche se – e l’ho scritto mille volte – quella del torneo femminile mostrava le sue carenze, con gli spalti vuoti del Foro Italico che faceva tristezza fino ai quarti o addirittura le semifinali. Ora però, con le star del tennis maschile che approfittando di un bye scendono in campo al mercoledì, il torneo – per quanto bello, migliorato in mille aspetti – dura soltanto cinque giorni, da mercoledì a domenica. La massa dei non addetti ai lavori fa appena a tempo ad accorgersi che l’Italian Open è iniziato …che è già finito.
O si crede che Supertennis risolva tutti i problemi per i tennisti e i tornei che non abbiamo, oppure sarebbe il caso di prendere qualche contromisura. In questo momento io non vedo la luce in fondo al tunnel. A tutti quelli che invece la vedono chiedo una piccola cortesia: anziché scrivere che Ubaldo Scanagatta denuncia questa situazione per partito preso o che non se ne può più di leggere queste mie “cassandrate”, fatemi il favore di spiegare ai lettori di Ubitennis perché invece il tunnel non esiste, perché secondo voi la luce c’è, le speranze di resurrezione ci sono e su cosa sarebbero concretamente basate. Basta che non ci si attacchi a qualche possibile successo in Coppa Davis o Fed Cup, che non sono davvero la cartina di tornasole di un movimento.
Tutto questo c’entra poco con la sconfitta di Roberta Vinci che ha fatto quel che ha potuto e secondo me non ha giocato neppure male anche se le sono costati cari in particolare due doppi falli, prodromi di altrettanti break subiti, quello del quarto game del primo set (così è finita sotto 1-3 e poi 1-4) e quella del terzo game del secondo, 1-2. Con la Vandeweghe che serviva costantemente intorno ai 190 km orari e che come accorciavi ti tirava una randellata, soprattutto di rovescio, c’era ben poco da fare.
Rivedendo drasticamente quel che avevo scritto al momento del sorteggio – nobody is perfect! – se la “nipotona” del cestista dei Denver Nuggets, di Miss America e figlia di un’atleta capace di partecipare a due Olimpiadi come nuotatrice e come giocatrice di volley, gioca come l’ho vista giocare, potrebbe tranquillamente battere prima la Pavlyuchenkova (che spero perda solo per la difficoltà che mi comporta scriverne il nome) e poi una Serenona Williams non al meglio. E se ci riuscisse…beh guai a mettere limiti alla Provvidenza.
Anche Madison Keys è una potenziale campionessa, soprattutto in questo periodo un po’ opaco del tennis femminile. Forse le Williams hanno trovato le loro eredi, anche se queste non potranno mai sfiorare i loro record. Almeno io credo.
Nonostante la dolorosa “scomparsa” di Maria Sharapova a Wimbledon è tornato a ben figurare – non direi brillare però – anche il tennis russo. Ha quattro superstiti in ottavi: oltre alla “Pav” la Kuz (ok la Kuznetsova), Makarova e Vesnina che per l’appunto si incontrano questo lunedì in un derby fra partner di doppio.
Tolte le quattro USA e le quattro russe (più la kazaka Shvedova che è in realtà russa anche lei), poi ci sono 8 nazioni ciascuna con una rappresentante.
Sono sei quelle che non hanno perso un set fin qui: dall’alto in basso, Vandeweghe, Cibulkova, Vesnina, Halep, Doi, Kerber (fra queste ultime due ci sarà a rivincita dell’open d’Australia: la tedesca che avrebbe vinto annullò un matchpoint alla giapponese).
Per gli uomini solo quattro nazioni hanno più di un rappresentante: Francia con 4, Usa, Australia e Cechia con due.
I francesi vivranno intensamente un derby fra Tsonga (se si reggerà in piedi dopo il 19-17 al quinto sul maratoneta Isner che non ha sfruttato un matchpoint) e Gasquet. Almeno hanno la certezza di uno dei loro nei quarti. I due stanno 4 pari nei diretti.
Per gli USA c’è il giustiziere di Djokovic Sam Querrey – qualcuno lo ha paragonato alla nostra Vinci giustiziera di Serena a New York 2015! – e Johnson che dopo aver fatto fuori Chardy e Dimitrov sarà il prossimo avversario di Federer… e un primo vero test.
Finora Roger non ne ha avuti. Ha tenuto 42 games di servizio su 43, secondo solo a Raonic che ne ha tenuti 47 su 47. Ma Federer ha battuto avversari modestini: Pella, Willis e Evans.
Mentre i due che lo hanno battuto sull’erba nei tornei ante-Wimbledon, Thiem e Zverev, hanno già fatto le valigie.
Raonic e Federer non hanno perso set per strada, come Vesely (atteso dal derby ceco con Berdych) e Murray.
Lo scozzese ha goduto di un tabellone ancora migliore di quello di Federer: Broady, Lu e Millman. Difatti ha perso meno game di tutti, appena 25 in 9 set. Meno di tre a set di media. Se è il favorito n.1 del torneo, però, non è per quello. Tuttavia se c’è un match complicato da pronosticare, insieme a quello di Federer-Johnson per le incognite sul rendimento dello svizzero che sappiamo, questo è quello che vedrà di fronte Andy Murray e Nick Kyrgios. Se Kyrgios prevalesse sarebbe meno sorprendente, almeno per me, dell’exploit di Querrey a spese di Djokovic. Sarà certamente il match del giorno e, purtroppo, anche quello che rischia di finire più tardi.
Segnalo qui che ieri avevo cercato di conquistare via internet un biglietto per questa “Middle Sunday”. Li hanno messi in vendita alle 15 e alle 15,27 non ce n’era più uno. Ne hanno venduti oltre 24.000…I miti non crollano mai.