Dubbi, indiscrezioni, scelte forzate: il quinto (eventuale) match di Italia-Argentina

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Dubbi, indiscrezioni, scelte forzate: il quinto (eventuale) match di Italia-Argentina

Nel caso in cui Fabio Fognini dovesse sconfiggere Federico Delbonis e riportare la sfida tra Italia e Argentina in parità, chi giocherebbe il match decisivo per l’accesso alle semifinali di Coppa Davis?

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Dal nostro inviato a Pesaro

Seppi, Lorenzi, Cecchinato da una parte, Monaco, del Potro, Pella dall’altra. Questi i convocati per il quarto di finale di Coppa Davis tra Italia e Argentina – oltre a Fognini e Delbonis, in questo momento in campo – dai quali dovranno uscire i due nomi del quinto e decisivo match. A patto che il ligure vinca e porti il punteggio del tie sul due pari, certo: in caso contrario le congetture perderebbero ogni senso, e tutti tornerebbero a casa.

La combinazione classica sarebbe quella tra gli altri due singolaristi del primo giorno, ovvero Andreas Seppi e Juan Monaco. Ma l’altoatesino è acciaccato – ha riscontrato problemi alla schiena e alla gamba durante il match di venerdì, poi si è sottoposto a una risonanza magnetica per una brutta infiammazione al polso nella mattinata di ieri – mentre “Pico”, sonoramente sconfitto da Fognini, ha ammesso di aver giocato al 30%. In effetti la prestazione di Fabio è stata strabiliante, ma la differenza nel peso di palla e nella fluidità dei movimenti era palese. Durante le conferenze stampa tenute ieri sera, i capitani Corrado Barazzutti e Daniel Orsanic li hanno confermati come prime scelte per il singolare decisivo, ma è probabile che si tratti di pre-tattica: facendo i nomi previsti, di fatto, non si svela niente.

Oltre che acciaccato, Seppi è tra i quattro azzurri quello che meno si trova a proprio agio su terra rossa. Il solo sostituto credibile sarebbe Paolo Lorenzi, dal momento che Marco Cecchinato ha disputato un solo match di Coppa Davis in carriera, peraltro di importanza ben minore (la vittoria in due set sullo svizzero Adrien Bossel, a risultato acquisito). Lorenzi ieri ha fornito una prestazione in doppio davvero sotto tono, specialmente dal punto di vista del servizio, ma il singolare è un’altra storia. Quale degli argentini si troverà davanti, però, è ancora un mezzo mistero. L’Argentina ha a disposizione tutte e tre le opzioni. Juan Monaco è ufficialmente sano dal punto di vista fisico, e l’abbraccio in cui Orsanic lo ha stretto al termine della sofferta vittoria in doppio potrebbe essere stato un segnale della sua volontà non solo di motivarlo, ma di spingerlo a prendersi un riscatto. Il nativo di Tandil stamattina si è allenato sul campo centrale insieme a Delbonis, facendogli tutt’altro che da semplice sparring partner.

C’è un altro tandilense però, dal carattere ben diverso e dal rapporto non del tutto sereno con il concittadino: è Juan Martin del Potro. Il gigante non è uno specialista delle superfici lente, in più il doppio è riuscito a mascherarne soltanto in parte le difficoltà, specialmente quelle di spostamento e stamattina non si è allenato con i compagni. Ma la pressione psicologica di affrontare un vincitore Slam ed ex top-5, con quella mole imponente e la combinazione servizio-dritto spaventosa, potrebbe schiacciare un giocatore abituato a farla da padrone soltanto nel circuito challenger come è Lorenzi. Il quale invece farebbe partita pari con l’ultimo degli albiceleste, Guido Pella: un i precedenti sono due, con una vittoria a testa, e conquistati entrambi in tornei minori. Pella, mancino, è riuscito ad essere molto offensivo con il rovescio nel match di doppio e a tenere a galla il compagno quando le forze sembravano mancargli e la rimonta italiana sembrava sul punto di completarsi.

I sudamericani hanno quindi grande scelta, oltre al vantaggio di lasciare all’Italia il dubbio su chi dovrà affrontare nell’eventuale match decisivo. Se è vero che “è meglio un asino vivo che un dottore morto” l’Italia probabilmente manderà in campo Lorenzi. Nel caso in Barazzutti dovesse invece rischiare il malconcio Seppi, il discorso non cambia: qualunque sia la combinazione, la strada per l’Italia sarebbe in salita. Anche e soprattutto perché è una strada in salita che Fabio Fognini deve ancora conquistare per noi.

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