Racconti dal XX secolo: Jack Kramer e il tempo dei re senza corona - Pagina 4 di 4

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Racconti dal XX secolo: Jack Kramer e il tempo dei re senza corona

Prosegue il nostro viaggio nelle innumerevoli storie scritte da racchette e pallina. Ecco a voi vita e opere del Mosé del tennis, l’uomo che ha traghettato il gioco nell’epoca moderna attraverso gli anni ingloriosi della divisione ipocrita fra pro e amateurs. È stato forse il più forte di tutti, ma nessuno lo sa

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Fra il 1954 e il 1961 Kramer guida con mano sicura il carrozzone dei pro, cominciando a plasmare il nucleo tecnico-organizzativo su cui poi si fonderà l’ATP. E come uomo d’affari mostra subito la stessa tempra che lo aveva portato dalle sabbie del deserto all’erba del Centre Court. La sera dell’esordio come promoter al Madison Square Garden Jack scopre che i dirigenti dell’arena newyorkese hanno tagliato il suo compenso del 5%. Credono di potersi approfittare del nuovo venuto. Per tutta risposta si chiude a chiave negli spogliatoi con Sedgman, Gonzales e gli altri. Gli spalti traboccano mentre nella pancia dell’impianto inizia una serrata trattativa telefonica. Kramer molla solo quando ha recuperato tutto. Si inizia con mezz’ora di ritardo ma ora tutti sanno che il kid non è un re travicello. Jack diventa lo “Zar”, e come tale si attira l’odio di una schiera sempre più folta di avversari. E in una sera parigina del 1960 capisce che è il momento di farsi da parte. Sta chiacchierando con Jean Borotra, sembra certo che la mattina dopo la federazione internazionale voterà a favore del tennis open e lui è al settimo cielo. I due hanno progetti per il futuro e la notte scorre via densa di aspettative fra parole e liquori. Qualche ora dopo però, al momento della conta, la mozione non passa per soli cinque voti, tutti riconducibili a suoi nemici. Capisce che l’odio verso di lui è troppo forte, troppi quelli che vogliono la sua testa. Si arrende. Ha fatto più di ogni altro per il gioco ma vedrà la terra promessa da lontano solo nel 1968, quando a Bournemouth si tiene il primo torneo open e da due torrenti nasce finalmente un fiume.

Kramer alla guida dei pro, ma il nome è sempre lui

Kramer alla guida dei pro, ma il nome è sempre lui

Ha scritto di lui Frank Deford: “Non sapremo mai quanto forte sia stato Kramer. Tilden ha avuto Johnston, Vines Perry, Budge Von Cramm ma Jack non ha mai avuto rivali credibili. Era troppo superiore. Ed è un peccato perché non sapremo mai che livello avrebbe potuto raggiungere se qualcuno fosse stato in grado di stargli alla pari. Non so se lui sia stato il migliore di sempre, ma continuo a chiedermi chi mai sarebbe stato in grado di batterlo”.

Il tempo è volato, del Potro ha clamorosamente sgretolato Nadal e per oggi può bastare così. “Il resto te lo racconterò un’altra volta, ora corri a casa che ti aspettano”, dice l’uomo con dolcezza. Qualche ora dopo dopo il sole è basso sull’orizzonte quando un anziano giocatore si avvia curvo verso l’uscita. Dalla sua borsa spunta una racchetta in legno con una corona dorata. Il Re è morto, lunga vita al Re.

Jack Kramer - La corona del re

Jack Kramer – La corona del re

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