Ci sono i cartelli con le indicazioni per accedere alle tribune con le scritte ormai cancellate e staccate, e le lunghe gradinate portare l’inevitabile peso delle intemperie che ne hanno fatto scrostare gli scalini, tuttavia gli spalti si trovano ancora in buone condizioni. Le erbe selvatiche sono arrivate però fino al centro del campo principale, fra un pannello e l’altro della vecchia superficie in cemento, mentre l’enorme parcheggio assolato fa assumere sembianze surreali a quella che è divenuta ormai una vera e propria cattedrale nel deserto.
Così si presenta lo stadio che ospitò i Giochi Olimpici del 1996 di Atlanta per le discipline tennistiche e ripreso da un giovane reporter armato di drone: come spesso avviene però, non solo le imponenti strutture che ospitano questo tipo di eventi vengono costruite di sana pianta, ma spesso vengono edificate al di fuori della città dove ha sede la manifestazione ed infatti, anche in questo caso, il complesso sportivo che ospitò il torneo di singolare e di doppio è situato diversi km al di fuori di Atlanta, dove per altro ha sede l’omonimo ATP 250, ma che però si gioca in un altro circolo.
Nell’estate di vent’anni fa Andre Agassi conquistò qui l’oro olimpico, in finale contro Sergi Bruguera, e lo stadio con annessi campi d’allenamento ha subito un declino di una decina d’anni prima di essere definitivamente abbandonato nel 2007, passando di proprietà dal Municipio di Atlanta allo Stato della Georgia. Dotato di un campo Centrale di 7.000 posti, ma anche di un Grand Stand di 4.000 e un campo n.1 di 2.000, oltre che ben 15 campi d’allenamento intorno, era stato progettato in pieno stile “yankee” dalle imponenti dimensioni come una sorta di “piccolo US Open”. Costo 22 milioni di dollari. Ci si augura che possa esser presto riqualificato al fine di permettere a tutti di usufruirne.
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