Rio 2016, pallavolo maschile: l'Italia e il sogno olimpico

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Rio 2016, pallavolo maschile: l’Italia e il sogno olimpico

Maracanazinho. Ore 18.15 italiane. L’Italia della pallavolo va a caccia dell’oro olimpico contro i padroni di casa del Brasile. Da Barcellona ’92 a Rio 2016. Una rincorsa lunga 24 anni

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Sono 24 anni che tutta l’Italia del volley aspetta la partita di oggi. Da quel maledetto quinto set perso di un punto a Barcellona ’92 contro l’Olanda di Olof Van der Meulen. Erano i quarti di finale e l’Italia di Julio Velasco era la squadra più forte del mondo. Dopo quella sconfitta l’allenatore argentino guardò i suoi ragazzi negli occhi e disse soltanto: “Ora voglio il quinto posto” e i suoi ragazzi giocarono le inutili partite che seguirono come fossero una finale. Non smarrirono un set e furono quinti.

Da quell’Olimpiade la squadra azzurra ne uscì, se possibile, ancora più forte. Tornò sul tetto del mondo due anni dopo, nella notte di Atene, distruggendo in finale la stessa Olanda che le aveva spezzato il sogno olimpico. L’ultimo set di quell’incontro finì 15-1 per l’Italia. Non si può aggiungere altro.

Finalmente giunse l’estate del ’96 e con essa le Olimpiadi di Atlanta. I ragazzi azzurri, capitanati da Andrea Gardini, erano considerati i favoriti e fino alla finale il percorso fu netto. Poi quella maledetta partita. Quell’ultimo attacco di Andrea Giani che si schianta sull’asticella e gli olandesi, ancora loro, che festeggiano mentre i nostri in lacrime si accasciano a bordo campo. Andrea Zorzi nel suo spettacolo teatrale, “La leggenda del pallavolista volante”, riassume perfettamente la sensazione di quei campioni che sapevano che non ci sarebbe più stata un’altra chance per conquistare l’oro olimpico. Zorzi dice: “Da Atlanta non si esce”.

 

Game over si pensa. La generazione dei fenomeni è al capolinea. Il grande Julio Velasco se ne va e lascia il posto al brasiliano Bebeto. L’Italia pare faticare a riprendersi. Ma arriva il mondiale in Giappone nel ’98. La pallavolo sta cambiando radicalmente ma quando è il momento di fare sul serio ecco di nuovo i fenomeni insegnare al mondo cos’è lo sport di squadra. Cos’è la pallavolo. Dopo aver annientato in una semifinale al cardiopalma il Brasile di Giba ecco gli azzurri scendere in campo per salire per la terza volta consecutiva sul gradino più alto del podio mondiale. Ed ecco Samuele Papi, che tra i fenomeni era il più giovane, chiudere quel sogno con un pallonetto millimetrico, perfetto dietro le mani del muro della Serbia. Ancora una volta i campioni siamo noi.

Bebeto da vincitore saluta il Bel Paese. È la volta di Andrea Anastasi, ex giocatore della nazionale di Velasco, raccogliere il pesante testimone e volare a Sydney alla conquista di quella medaglia che pare stregata. E la storia si ripete. La Serbia, sconfitta in finale ai mondiali due anni prima, strappa agli azzurri la possibilità di giocare per l’oro sconfiggendoli in semifinale. La finalina per il terzo quarto posto giocata contro l’Australia ha le sfumature del dramma. I giocatori italiani vincono senza problemi ma senza mai esultare. Sul podio Pasquale Gravina mette in tasca la medaglia di bronzo. “Non ero venuto qui per questo” dirà poi.

Inizia un periodo buio per la nostra pallavolo. I mondiali in Argentina nel 2002 sono un flop. Nello stesso anno però la Federazione Internazionale di volley proclama la squadra guidata da Julio Velasco la miglior nazionale del ventesimo secolo. E Lorenzo Bernardi giocatore del secolo. Sono i più grandi pur non avendo mai vinto l’oro olimpico. Chapeau.

Eppure la pallavolo italiana non si crogiola nei ricordi di un passato glorioso e grazie all’arrivo di Giampaolo Montali sulla panchina torna ad essere tra le grandi. Si parte per Atene 2004 con l’ossessione olimpica nei cuori, nelle teste di atleti, allenatori, addetti ai lavori, tifosi. L’Italia annienta la grande Russia con una semifinale perfetta, ma si scioglie contro un Brasile stellare in finale. Argento. Di nuovo.

Ma solo chi cade può risorgere diceva qualcuno e un anno dopo in un PalaEur tutto esaurito una giovane Italia conquista il titolo Europeo giocando una finale da antologia contro i giganti russi.

Montali resta commissario tecnico ma i risultati ai mondiali del 2006 in Giappone non sono quelli sperati. Gli azzurri si classificano soltanto quinti. La Federazione opta per il ritorno di Andrea Anastasi, ma nemmeno quest’ultimo riesce nel miracolo. Ai giochi olimpici di Pechino 2008 l’Italia rimane ai piedi del podio.

Dopo un pessimo mondiale giocato proprio a Roma dalla squadra azzurra ecco un nuovo CT, il quasi sconosciuto Mauro Berruto. A lui l’onore e l’onere di guidare i ragazzi fino a Londra 2012. L’Italia arriva ancora una volta in semifinale ma la tensione le paralizza le gambe e la testa. Il Brasile passeggia e distrugge gli azzurri con un 3-0 che non ammette repliche. La finale terzo-quarto posto è contro la Bulgaria e l’Italia si riscatta con una buona prestazione. Bronzo.

Con Berruto l’Italvolley è tornata sul podio ma sembra incapace di vincere. Alla vigilia di Rio 2016 l’allenatore torinese viene sostituito da Gianlorenzo Blengini, che dopo un bronzo europeo arriva nella capitale brasiliana con un gruppo giovane e affiatato.

La storia fino alla finale la conosciamo, il resto è da scrivere.

Ma su quel Taraflex accanto a Giannelli e Zaytsev, a Birarelli e Juantorena, a Lanza e Buti scenderanno tutti i fenomeni che hanno fatto grande la pallavolo italiana. Sugli spalti a tifare ci sarà anche Julio Velasco, mentore di Blengini, e fautore di quello che fu un vero miracolo sportivo.

Gli avversari saranno i padroni di casa del Brasile. Il palazzetto sarà il Maracanazinho – dove nel 1990 l’Italia vinse il suo primo titolo mondiale battendo Cuba in finale – con la sua torcida ad animare gli spalti.

Sono 24 anni che tutti aspettiamo questa partita.
Sono 24 anni che tutti sogniamo il finale che pare maledetto.
Sono 24 anni che l’Italvolley rincorre quell’oro.

Oggi è il giorno.

Chiara Gheza

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L’Ucraina rimanda la decisione sul boicottaggio di Parigi 2024, mentre aumenta il pressing politico sul mondo dello sport

Venerdì prossimo i Ministri dello Sport europei si incontreranno a Londra per discutere la questione dell’ammissione di atleti russi e bielorussi sotto bandiere neutrali. Ma Kiev avverte: “Noi siamo fortemente contrari finché la guerra non cesserà”

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Thomas Bach, Presidente CIO (foto Twitter @iocmedia)

Il Comitato Olimpico Nazionale Ucraino (NOCU) ha rimandato la decisione su un eventuale boicottaggio delle prossime Olimpiadi di Parigi 2024, nel caso in cui venga confermata dal CIO la partecipazione degli atleti russi e bielorussi alla rassegna a cinque cerchi. Il rinvio di tale presa di posizione è stato conseguenza della mancata “ufficialità” dell’iniziale apertura proposta dal Comitato Olimpico Internazionale e risalente allo scorso 25 gennaio. Inoltre, da Kiev non si sono voluti esprimere compiutamente prima della riunione che si terrà venerdì prossimo – il 10 febbraioa Londra tra tutti i Ministri dello Sport dei Paesi europei. Il NOCU, dunque, per ora si è unicamente limitato ad approvare quei piani programmatici propedeutici ad infondere pressione sui vari dirigenti dei diversi comitati olimpici di tutto il mondo, per raggiungere il proprio obbiettivo: l’esclusione degli atleti di nazionalità russa e bielorussa dai Giochi Olimpici che andranno in scena nell’estate 2024.

Vadym Guttsait, Ministro dello Sport ucraino nonché Presidente del Comitato Olimpico Nazionale dell’Ucraina, ha spiegato che i membri dell’assemblea del NOCU hanno votato a favore di “consultazioni sulla prevenzione della partecipazione di atleti russi e bielorussi a tutte le competizioni internazionali e di un possibile boicottaggio dei prossimi Giochi Olimpici“. Il capo dello sport ucraino ha poi proseguito affermando: “L’idea del CIO sarebbe quella di permettere la partecipazione di sportivi russi e bielorussi a Parigi 2024 in quanto ‘atleti neutrali’, quindi privi di bandiere e inni nazionali. Noi siamo fortemente contrari a questa eventualità, finché la guerra non cesserà“.

Il NOCU si riaggiornerà per ridiscutere la questione, con un’assemblea straordinaria indetta ad hoc, tra due mesi.

 

IL VERTICE DI LONDRA

Ma come già preannunciato ad indirizzare la contesa in una direzione o nell’altra e quindi potenzialmente a far saltare definitivamente i cocci del vaso, potrebbe essere il vertice che andrà in scena tra meno di sette giorni nella capitale britannica. Il vertice di tutti i Ministri dello Sport delle nazioni del Vecchio Continente per cercare di dirimere una volta e per tutte l’annosa questione. A rivelare l’importanza di tale incontro, è lo stesso Guttsait nel corso della conferenza stampa a latere dell’assemblea del NOCU che ha rinviato ulteriormente la decisione sul boicottaggio: “La Gran Bretagna riunirà un vertice dei Ministri europei dello Sport per venerdì prossimo con l’obiettivo di discutere la questione dell’ammissione di russi e bielorussi. I capi dei Comitati olimpici nazionali di Lituania, Lettonia e Polonia sostengono l’Ucraina, questi tre Paesi hanno difatti già fatto una dichiarazione in tal senso“.

Dunque come si può facilmente dedurre, l’Ucraina è stata già supportata da altre tre nazioni europee nella richiesta al CIO di escludere russi e bielorussi da Parigi 2024. Il NOCU ha inoltre inviato al Presidente del Comitato Olimpico Internazionale Thomas Bach, ma anche alle Federazioni Internazionali delle varie discipline e ai vari Comitati Olimpici Nazionali, una serie di lettere formali volte a sollecitare il mantenimento in vigore delle sanzioni ai danni della Russia e della Bielorussia fin quando il conflitto non terminerà. Il Ministro dello Sport ucraino ha poi proseguito il suo intervento: “Tutto dipende da noi dirigenti sportivi – non solo dai membri del NOCU – e da come lavoreremo, perché non esiste una decisione ufficiale sulla partecipazione di sportivi russi e bielorussi a determinate condizioni. Dobbiamo intervenire tutti in questo processo, i comitati olimpici nazionali e i presidenti di tutte le federazioni. Dobbiamo lavorare su questo tema perché non dipenda solo dal CIO, ma anche dalle Federazioni internazionali di ogni sport. È molto importante che ogni membro della nostra famiglia olimpica lavori sulla propria posizione e metta in evidenza che non si possano vedere ed incontrare gli sportivi russi e bielorussi in competizioni internazionali“.

INTANTO BACH DICE NO ALL’INVITO DI ZELENSKY A BAKHMUT

Nel frattempo, le pressioni dell’Ucraina continuano su tutti i livelli. Per ora però con alterne fortune, infatti il Presidente del CIO Bach ha rifiutato l’invito del Presidente ucraino Volodymyr Zelensky a far visita alla località di Bakhmut, una delle città colpite più duramente dalla guerra. Ciò è stato reso noto dallo stesso CIO tramite comunicato stampa, secondo cui: “al momento non esiste in programma un ulteriore viaggio in Ucraina“.

Zelensky aveva invitato Bach per mostrargli: “con i propri occhi che la neutralità non esiste“. L’ultima visita del Presidente del CIO nel Paese dilaniato dal conflitto risale allo scorso luglio. Va comunque precisato, che lo stesso Bach aveva espresso senza dubbi che a livello generale, quindi politico ed economico ma non a carattere sportivo, “le sanzioni contro i governi russi e bielorussi non sono negoziabili. Perché sia chiara una cosa, non stiamo parlando di atleti russi e bielorussi ma di atleti neutrali che rispettano le rigide condizioni che abbiamo stabilito, inclusa l’assenza di identificazione con il loro Paese e il con il loro Comitato Olimpico Nazionale ma anche il pieno rispetto delle norme anti-doping“.

LA POSIZIONE DEI COMITATI OLIMPICI DI STATI UNITI E PAESI BALTICI

Nelle ore che hanno preceduto la riunione del NOCU si sono registrate anche le prese di posizione dei Comitati Olimpici di altre nazioni. In particolare gli Stati Uniti sostengono il ban degli sportivi russi e bielorussi dalle prossime Olimpiadi di Parigi 2024, a meno che non sia “assolutamente chiaro” che non rappresentino i loro Paesi di appartenenza. Lo ha annunciato la portavoce della Casa Bianca Katerine Jean-Pierre.

Sulla stessa linea, i Paesi Baltici con la Lettonia, la Lituania, l’Estonia e la Polonia forti e unite nel sostenere con decisione l’incessante richiesta dell’Ucraina di bandire – senza dunque alcun trattamento più morbido – i russi e i bielorussi dalle competizioni internazionali, compresa ovviamente la più importante di esse: i Giochi Olimpici. I Ministri dello Sport delle quattro nazioni sopra citate, in una nota congiunta si sono espressi contrariamente alle aperture del CIO perché consentono: “allo sport di essere utilizzato per legittimare le decisioni politiche distogliendo così l’attenzione dall’aggressione contro l’Ucraina“.

La pressione politica dell’Ucraina sulla questione è tuttavia attiva da diverse settimane, con svariati esponenti di spicco politici e atleti pronti a seguire la parola di Zelensky: “Non esiste neutralità quando è in corso una guerra come questa. E sappiamo quante volte le tirannie cercano di usare lo sport per i loro interessi ideologici“.

Questo invece l’intervento in merito alla vicenda della portavoce della Casa Bianca: “La sospensione degli organi di governo nazionale dello sport di Russia e Bielorussia dalle Federazioni sportive internazionali, la rimozione di individui strettamente allineati con gli stati di Russia e Bielorussia, inclusi funzionari governativi, ma anche coloro che godono di posizioni di influenza in federazioni sportive internazionali, come consigli di amministrazione e comitati organizzativi; sono interventi imprescindibili per rispondere compiutamente alle barbarie commesse dalla Russia. Inoltre in questi mesi si è reso anche necessario incoraggiare le organizzazioni sportive nazionali ed internazionali a sospendere le trasmissioni di competizioni sportive in Russia e Bielorussia. Quindi, se atleti russi e bielorussi dovessero partecipare alle Olimpiadi deve essere assolutamente chiaro che non rappresenteranno la Russia o la Bielorussia. Anche l’uso di bandiere, emblemi o inni deve essere vietato“.

Anche campioni dello sport continuano a far sentire la loro voce contraria alla partecipazione di russi e bielorussi a Parigi 2024, l’ultima in ordine di tempo è stata Elina Svitolina.

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Flash

Olimpiade Parigi 2024: la finale maschile si giocherà al meglio dei 5 set

A Parigi, nello stadio del Roland Garros, la medaglia d’oro maschile verrà assegnata come in una finale Slam

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Court Philippe-Chatrier - Roland Garros 2022 (foto Roberto Dell'Olivo)

Le prossime Olimpiadi si terranno nel 2024 a Parigi e per i tennisti sarà un ritorno a casa. L’impianto scelto per ospitare i tornei di tennis è ovviamente lo stesso del Roland Garros. Si giocherà sulla terra rossa come non accade da Barcellona 1992, dove a ottenere la medaglia d’oro furono lo svizzero Marc Rosset e l’americana Jennifer Capriati.All’ultima Olimpiade di Tokyo 2020, la finale è stata vinta da Alexander Zverev su Karen Khachanov 6-3 6-1. Il tedesco, nel suo percorso, battè Djokovic togliendogli il sogno del Golden Slam.

L’Olimpiade all’ombra della Tour Eiffel porta con sé anche una novità: la finale maschile che assegnerà la medaglia d’oro si giocherà al meglio dei cinque set, come avviene durante la stagione solo nei tornei del Grande Slam. Ma parliamo solo della finale: il resto del torneo, compresa la “finalina” per assegnare la medaglia di bronzo, si giocherà al meglio dei tre set.

Il presidente del comitato olimpico spagnolo Alejandro Blanco si è già sbilanciato, inserendo tra i favoriti per la vittoria della medaglia d’oro 2024 Rafael Nadal, già vincitore dell’oro a Pechino 2008 in singolare, e in doppio a Rio 2016 con Marc Lopez: “Se ci andrà, vincerà sicuramente una medaglia”.

 

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Olimpiadi

Ubi Radio Olimpiadi – Dodicesima giornata di Tokyo 2020: la debacle delle squadre

Lo straordinario oro nell’inseguimento di ciclismo su pista rende meno amaro il peggior risultato negli sport di squadra da Monaco ’72

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Filippo Ganna e la squadra di inseguimento ha vinto una splendida medaglia d’oro nell ciclismo su pista, con una rimonta spettacolare nell’ultimo chilometro contro i campioni del mondo in carica della Danimarca.
Giornata da dimenticare per gli sport di squadra italiani: brutta sconfitta per la nazionale di pallavolo femminile, fermata 3-0 con la Serbia e autrice di una prova incerta e opaca. Sconfitto anche il settebello di pallanuoto, sempre dalla Serbia, non lasciando più nessuna squadra italiana in gara dopo i quarti di finale: non accadeva da Monaco ’72.
Le speranze sono ora concentrate sulla 10 chilometri di nuoto con Gregorio Paltrinieri, Elia Viviani nell’Omnium del ciclismo su pista e nella staffetta 4×100 metri di atletica nella quale corrono il neo campione Marcell Jacobs e la promessa Filippo Tortu.

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