US Open interviste, Raonic: "John in queste settimane non mi aiuterà... in seguito vedremo"

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US Open interviste, Raonic: “John in queste settimane non mi aiuterà… in seguito vedremo”

US Open interviste, primo turno: [5] M. Raonic b. D Brown 7-5 6-3 6-4. L’intervista del dopo partita a Milos Raonic

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Un primo set altalenante. Sembrava non avessi un buon timing sul tuo servizio.
Ho avuto problemi al servizio in tutto il match. È andato migliorando, ma devo assolutamente lavorarci sopra domani. Di solito rientro rapidamente in carreggiata, ma oggi non era proprio al livello in cui avrei voluto che fosse all’inizio dell’incontro. Ho fatto progressi nel corso della partita.

Puoi spiegarci meglio il rapporto tra te e John (McEnroe ndt).
Nel corso di queste settimane John non mi darà alcun supporto. Vedremo in seguito cosa succederà

È difficile stare dall’altra parte del campo contro un giocatore che sembra una specie di Harlem Globetrotter?
Non so se questo è proprio il modo più corretto di definirlo. Il punto è che non sai mai cosa aspettarti. In un incontro si passa attraverso livelli di gioco e situazioni molto diverse e si deve cercare di essere sempre all’altezza del momento. Per un po’ ci sono riuscito e per un po’ meno. Però mi sono sempre mosso bene e questo mi soddisfa. È un primo turno. Si deve riuscire a superarlo. Il gioco sta nell’andare sempre avanti nel torneo.

Ti sei allenato con McEnroe qui?
Sì.

Hai ricevuto consigli da lui nel corso di questi allenamenti?
Sì. Abbiamo lavorato su alcune cose. Poi è arrivato Carlos (Moya ndt) e Riccardo (Piatti ndt) è partito. Con John si è lavorato lavorato su parecchie cose anche due settimane prima di Cincinnati. Sto cercando di prendere maggior consapevolezza di alcuni aspetti del mio gioco e di migliorare i punti che ritengo necessitino di essere rafforzati. Nell’ultimo periodo di tempo ho giocato alcuni ottimi incontri sui quali fare delle riflessioni. Spero di poter migliorare questi aspetti del mio gioco lavorandoci sopra.

Quanto hai lavorato per sviluppare quel rovescio slice ad una mano in un colpo difensivo? Pensi che nel gioco maschile sia diventata un’arma importante nel tuo arsenale?
Credo ci si debba difendere con efficacia; ci si debba muovere bene. Ci sono giocatori che lo fanno nei modi più diversi. Novak usa poco lo slice difensivo. Lui cerca di scivolare all’esterno e colpire a due mani rimettendola piatta nel centro del campo. Non ti concede molto. Altri invece hanno costruito grandi carriere difendendosi con lo slice. Credo che vari da giocatore a giocatore. Per un giocatore come me con un grande allungo, è un’arma importante. Mi aiuta. Mi dà tempo di rimettermi in una posizione migliore sul campo.

La tua striscia vincente a Wimbledon è stata un momento topico nella tua carriera.  Quali sono le due o tre cose che porti con te da quell’esperienza?
Penso che l’aspetto più positivo sia stato quello di essere riuscito a rimontare da due set a zero in due incontri fondamentali e di essere riuscito anche riuscito a ribaltare la situazione nel match contro Roger. Quelle credo siano cose sulle quali posso fare ancora meglio. In futuro mi troverò ancora a fronteggiare analoghe situazioni. Sapere come affrontarle e superarle è qualche cosa che ho aggiunto al mio bagaglio. Inoltre è stato bello essere riuscito a mettermi in condizione di essere ad una sola vittoria da un titolo dello Slam. Al tempo stesso però il lato negativo è che vorrei aver giocato con più intensità e ad un livello superiore, cosa che credo potrei fare se mi ritrovassi nella medesima situazione.

Ci puoi dire qualche cosa su New York come città d’arte?
Credo che ci siano molti artisti new-yorkesi molto influenti venuti di recente alla ribalta, subito dopo la tragedia dell’undici settembre, che sono cresciuti nella città e che hanno fatto la differenza. Molti dei fenomeni sociali e delle persone che hanno cambiato il mondo sono di base a New York e, quindi, non ti devi muovere molto per poter vedere diversi aspetti artistici. Ci sono Gallerie ad ogni angolo; alcune piccole, private, ed altre enormi pubbliche. Ci sono molti collezionisti in città ed è quindi facile divertirsi alle esposizione

Puoi parlarci dei record negli Slam? Per esempio il numero di Slam vinti da Serena che ha eguagliato Steffi Graf nell’epoca Open, mentre Margaret Court che ne ha ancora qualcuno in più appartiene all’era precedente.
La gente fa confronti, secondo me. Credo che i due Grandi Slam di Laver siano messi a confronto. Credo li abbia fatti prima dell’era Open. La gente ritiene ancora che sia una delle più grandi imprese aver vinto tutti i tornei dello Slam nel corso di un anno. Alla gente piace parlarne per il gusto della discussione in sé, ma credo che le grandi cose vengano apprezzate indipendentemente dall’epoca in cui sono state compiute.

Quando hai incontrato per la prima volta Ryan Harrison e come ti senti all’idea di affrontarlo nel prossimo turno?
Non ricordo quando lo incontrai la prima volta. Eravamo junior, molto tempo fa. Era più giovane di me; io ero all’ultimo o penultimo anno della mia carriera Junior. Doveva essere a San Jose l’ultima volta in cui ci ho giocato contro. So come giocava all’epoca. Naturalmente il tempo ha cambiato entrambi i modi di giocare. Perciò, mi documenterò e cercherò di guardare un po’ dell’incontro che ha disputato ieri e magari parlare con qualcuno che lo ha incontrato di recente.

Traduzione di Roberto Ferri

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