US Open interviste, Wozniacki: "Penso ancora di poter vincere uno Slam altrimenti non sarei qui"

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US Open interviste, Wozniacki: “Penso ancora di poter vincere uno Slam altrimenti non sarei qui”

US Open interviste, secondo turno: C. Wozniacki b. [9] S. Kuznetsova 6-4 6-4. L’intervista del dopo partita a Caroline Wozniacki

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Questo è stato un anno duro per te per diversi motivi. Quando eri sotto 4 a 0 cosa ti è passato per la testa?
Onestamente non era così tragica la cosa. Ho guardato alle statistiche e ho visto che avevo fatto 6 vincenti e 2 errori non forzati, non stavo giocando così male. Sentivo la pallina molto bene, lei ha iniziato in maniera scoppiettante e io mi sono detta di continuare a combattere. Per fortuna ho trovato un modo per ribaltare il punteggio. Mi sono detta di avanzare un po’ verso la linea di fondo, e anche se avessi perso il primo set avrei trovato il momento per risalire.

Mi domando se ci sono stati dei momenti quest’anno in cui ti sei chiesta se volessi davvero continuare a giocare a tennis. Tu sei una persona che ha molti interessi oltre allo sport e non dai l’impressione di aver per forza bisogno del tennis. Hai mai pensato di farla finita?
Um, penso che quando sei a casa per un lungo periodo alla fine realizzi che la tua vita va avanti e ti abitui ad un altro ritmo. Stavo passando dei bei momenti. Negli ultimi 10 anni non avevo avuto modo di restare a casa per 3 mesi consecutivi quindi, capisci, devo essere in grado di guardare alle cose positive. Ma io ho sempre nella testa l’idea che debba lavorare duramente alla fine riuscirò a tornare ad essere forte e a giocar bene. Sapevo che non sarebbe stata facile e che avrei avuto dei tabelloni difficili visto la mia classifica. Comunque non stavo pensando di smettere, so di avere molte opportunità e nella vita ho molti interessi e la mia vita continuerà ad essere bella nonostante tutto. Per il momento sono ancora giovane e ho diversi anni davanti a me.

Tu sei una di quelle giocatrici che decidono di giocare a New Haven prima degli US Open. Molte sono indecise se giocare o allenarsi. Qual è la scelta più vantaggiosa?
Penso dipenda dal giocatore. Io sono una tennista a cui piace giocare le partite e mi piace provare nuove cose durante i match per vedere se vanno bene o no. Quindi per me in passato ha funzionato.

Nelle scorse settimane qual è stata la parte più dura?
Penso che la parte più dura sia l’aspetto mentale. Ho iniziato la stagione su erba dicendomi che da qualche parte avrei pur dovuto cominciare. Il mio piede mi faceva un po’ male ma dovevo ricominciare e non mi aspettavo molto da me. Speravo che gli US Open Series sarebbero stati positivi e poi infortunarmi a Washington è stato un passo indietro. Stavo giocando molto bene e ho pensato di star ritornando in forma. Di solito gioco bene a Montreal, ma sono stata costretta a ritirarmi dal torneo, e poi a Rio ho giocato con Petra nel secondo turno e lei è stata molto brava. Poi c’è stato Cincinnati. In sostanza non è andata come mi aspettavo ma comunque ho cercato di fare il massimo. Mi sono allenata qui e ho lavorato al massimo, ora mi sento sana. Questi sono dei match divertenti da giocare, in campi enormi, difronte a un grande pubblico. Ho giocato nel Granstand il primo giorno, che è molto bello e alla fine del secondo set era pieno e c’era un’atmosfera fantastica. Mi è piaciuto un sacco.

Due o tre anni fa hai corso la maratona di New York e molte persone si sono complimentate. Ora Marion Bartoli, che a causa di un virus ha perso molto peso, ha deciso che la correrà. Cosa pensi al riguardo? Che consiglio le dai?
Io penso debba rimettersi in salute. Spero davvero che ritorni in forma. Ha lottato con il virus, o qualunque cosa sia stato, ma spero che ora torni ad essere felice. Questa è la cosa principale. Poi se vuole correre la maratona è intrigante, io la sostengo. È una cosa molto dura.

Avere un calo durante una maratona o essere sotto nel terzo set, cos’è più duro?
Avere dei problemi durante una maratona è forse la cosa più dura che io abbia mai provato fisicamente. Sono abituata a giocare tre set. Posso restare sul campo per 4 ore e va benissimo. Penso che quando spingi il tuo corpo nel fare qualcosa che non hai mai fatto prima è quella la cosa più tosta. Quando nessuno ti dice che la Fifth Avenue è in salita per circa tre miglia, è ancora più difficile.

I successi che hai avuto qui in passato significano qualcosa per te?
Oh, certo. Ho così tanta esperienza nello giocare nell’Arthur Ashe Stadium. Il vecchio Grandstand e Arthur Ashe Stadium sono i miei campi preferiti al mondo e spero di giocarci ogni volta. Il pubblico qui è molto rumoroso e la cosa fa parte del torneo. La folla è molto partecipe.

Hai detto che ora è tutto un divertimento per te, ma pensi ancora che potresti vincere uno Slam o rientrare nella top 5?
Sì, certo. Non starei giocando se non lo pensassi. A questo punto mi sento che il gioco mi piace, amo giocare a tennis. Credo di avere ancora la forza per poter tornare in cima e battermi con le migliori del mondo. È per questo che sono qui (sorride).

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