US Open interviste, Nadal: "Sento ancora un leggero dolore al polso ma non limita il mio gioco"

Interviste

US Open interviste, Nadal: “Sento ancora un leggero dolore al polso ma non limita il mio gioco”

US Open terzo turno, interviste: [4] R. Nadal b. A. Kuznetsov 6-1 6-4 6-2. L’intervista del dopo partita a Rafael Nadal

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Hai mai fatto un pallonetto simile prima d’ora?
Sì. Non molte volte ma ne ricordo uno contro Djokovic a Madrid.

Hai vinto il punto?
Sì (ride). Altrimenti non conta.

Ti senti in fiducia come non ti capitava da lungo tempo? Sentivi che saresti potuto arrivare a questo punto quando ti sei ritirato al Roland Garros?
Non so. Penso di avere giocato bene questa sera. Sono molto contento del livello a cui ho giocato. Soprattutto nel primo set. Poi ho giocato un buon secondo set. Ma ho perso il servizio un paio di volte nel secondo. Servivo male. Quando affronti un giocatore così, che risponde così rapido e fa molti ottimi colpi, sei nei guai in tal caso. Ecco cosa è capitato. Perciò non so a che punto sono. Quando mi sono dovuto fermare stavo giocando bene. Non so cosa sarebbe potuto capitare all’Open di Francia, ma stavo bene. Non so a che punto sono oggi. So solo che sono felice ed eccitato dal fatto di essere all’US Open. Per me è già una gran cosa poter essere nel circuito ed avere sempre meno dolore al polso  

A parte il dolore, in termini di sicurezza nel colpire il tuo diritto, soprattutto lungolinea, sembra che tu sia più in forma che mai. Ti sembra di poter tirare il diritto nel modo in cui ti piace?
Sto migliorando quel colpo. Tutti sanno quanto sia importante per me. Quando riesco a giocare bene il diritto, allora mi si apre molto il campo, perché poi il diritto incrociato sul quale metto il topspin ha un impatto migliore sul mio avversario. Oggi per un po’ l’ho fatto bene ed ho bisogno di farlo ogni giorno un po’ di più.

Incontrerai Pouille. Cosa ne pensi del suo gioco?
È un ottimo giocatore. È giovane ed ha tutti i colpi: servizio, dritto e rovescio. È un avversario tosto. Mi sono allenato con lui un paio di volte e molto tempo fa l’ho affrontato. So che può giocare ad alto livello. Sarà dura. Devo essere pronto a giocare al meglio se voglio andare avanti.

Il giorno in cui ti sei ritirato all’Open di Francia eri ovviamente sconsolato. Hai pensato che fosse una specie di maledizione? Hai mai pensato che quell’infortunio potesse essere il peggiore mai provato prima?
No, no. Sapevo che era un incidente causato da un movimento sbagliato a Madrid. È stata una disdetta in un momento sbagliato dell’anno per molte ragioni: perché stavo giocando bene; perché era il torneo in cui ho vinto di più in carriera. Ma così vanno le cose. So che è un infortunio fastidioso. L’ho avuto già nel 2014 e mi impedì di essere qui. Devi avere pazienza, riprenderti, lavorare duro. È ciò che ho fatto.

Hai appena aperto quello che sembra essere un bellissimo museo a casa tua. Se dovessi scegliere un oggetto, quale sarebbe?
Non so. Posso dire solo grazie ai colleghi di tutto il mondo, donne e uomini, che mi mandano oggetti importanti. È difficile sceglierne uno. Ho articoli inviatimi da Tiger Woods da non so bene dove, da Usain Bolt, Serena, Novak, Roger, dai migliori sportivi. Michael Phelps. Non ne so scegliere uno. Sono lieto di averli tutti nel mio museo. È un museo in cui la gente paga per entrare e godersi l’esperienza di guardare questi oggetti. Ma allo stesso tempo è anche un museo dinamico con molte attività interne. Il ricavato è per la mia fondazione. Per una buona causa. Sono lieto di averlo.

Cosa ti ha inviato Usain Bolt?
Le scarpe.

Hai detto che ogni giorno senti meno dolore al polso. C’è ancora un po’ di dolore oppure non senti più niente mentre giochi?
Ancora un leggero dolore, ma che non limita il mio gioco. Questa è la cosa più importante.

Pensi ci sia un filo conduttore negli infortuni o sono solo frutto di coincidenze?
Non credo nelle coincidenze ma non è il mio mestiere fare analisi. Chi sovraintende gli sport deve fare delle riflessioni. Sicuramente alcune cose vanno migliorate. Non possiamo giocare alle Olimpiadi con un tipo di pallina ed il giorno dopo a Cincinnati con un altro tipo. So che la gente non può capire la differenza, ma è enorme. Noi gareggiamo ai nostri massimi ed ogni dettaglio ha un grande impatto sul nostro corpo. Queste cose per i polsi, i gomiti e le spalle fanno male. Anche cambiare superficie dall’oggi al domani è qualcosa di sbagliato. Ecco perché c’è un programma stagionale. Quando giochiamo sul rosso continuiamo a giocare sul rosso e così via. È importante che il corpo si adatti. La questione che riguarda le palle da gioco è una battaglia che noi giocatori facciamo da lungo tempo. Cerchiamo di migliorare, ma è dura.

Traduzione di Roberto Ferri

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