US Open interviste, Serena: "Mi piace battere record di cui neanche sapevo l'esistenza"

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US Open interviste, Serena: “Mi piace battere record di cui neanche sapevo l’esistenza”

US Open quarto turno, interviste: [1] S. Williams b Y. Shvedova 6-2 6-3. L’intervista del dopo partita a Serena Williams

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308 vittorie. Ora sei davanti a Roger. Cosa rappresenta per te questo traguardo?
Credo sia davvero eccitante. Vincere 308 incontri in generale è straordinario. Vincerli in tornei dello Slam è superlativo.

Pensi sia stato un lavoro di ordinaria amministrazione giungere sin qui attraverso i primi quattro turni?
Sì, per ora sento di avere fatto ciò che dovevo né più e né meno. Faccio il gioco che devo in questo torneo.

Molte giocatrici si ritirano presto. Parlaci di quanto sei orgogliosa per la durata della tua carriera. Che cosa della tua vita è stato coinvolto dal duro e faticoso lavoro?
Non posso proprio dirlo. Penso provenga da qualche cosa di diverso, dal semplice amore per il gioco e dal fatto che me lo godo molto. Non avrei mai pensato che avrei ancora giocato a questa età. Ora non so quando smetterò perché mi piacciono questi momenti in cui infrango record dei quali non sapevo neppure l’esistenza oppure che non credevo di poter battere. Credo sia diverso quando davvero ami ciò che fai.

Hai avuto modo di vedere il match tipo “montagne russe” di Venus?
Sì, stavo cercando di scaldarmi. Mi innervosisco quando guardo e quindi non ho visto molto. Quando poi sono scesa in campo sapevo che aveva perso. Ma non ho davvero guardato molto

Non hai ancora subito un break ed hai dovuto fronteggiare un solo break point sino ad ora. Quando servi così bene, quanto ti facilita nel resto del gioco? Pensi ti dia la possibilità di colpire più liberamente e di essere più aggressiva nei turni di risposta?
Sì. Mi dà la sensazione di poter tenere la battuta e sento di poter giocare turni di risposta più facilmente. Ma detto questo, non voglio esagerare con il servizio ma continuare a tenere alte le percentuali in campo.

Molte giocatrici stanno ottenendo per la prima volta i quarti di finale qui, entrando nel club delle ultime otto. Lo sapevi ed è una cosa significativa per te?
La prima volta che sono giunta ai quarti, sentivo che avevo bisogno di andare oltre. Credo che molte si sentano così, come mi sentivo io.

Visualizzazione: quanto conta per te vederti vincitrice degli US Open 2016?
È molto importante. Devi crederci e vederlo prima che succeda, capite. Credo sia qualche cosa di super importante.

È il quinto US Open da quando Patrick Mouratoglou si è unito alla tua squadra. Puoi parlarci un po’ del suo ingresso e dell’evoluzione del vostro rapporto in questi quattro anni.
È stato straordinario. Adoro lavorare con lui come coach. Non so da cosa dipenda la nostra chimica. Lavoriamo bene insieme. Funziona. È stato un grande valore aggiunto per la mia squadra. Ha sempre cura dei miei interessi principali. Credo che anche questo sia molto importante.

Hai qualche ricordo o aneddoto preferito riguardo l’Armstrong Stadium?Sì. Ho giocato qui contro Kim Clijsters nel 1999. Credo fosse il terzo turno. Ragazzi se fu dura. Ero sotto ed in qualche modo rimontai e vinsi la partita. Nessuno sapeva chi fosse Kim Clijsters all’epoca. Divenne una giocatrice magnifica. Anche io ero in fase di crescita. Fu la spinta a vincere il mio primo US Open. Qualcosa che non scorderò mai.

L’altro giorno hai dichiarato che stavi aspettando che Serena si facesse di nuovo viva. Ci siamo vicini? Oggi in campo lei c’era?
Sta arrivando. Ma non ancora del tutto.

Traduzione di Roberto Ferri

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