US Open interviste, Pliskova: "Non volevo solo divertirmi in campo, ma anche vincere"

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US Open interviste, Pliskova: “Non volevo solo divertirmi in campo, ma anche vincere”

US Open semifinali, interviste: [10] K. Pliskova b. [1] S. Williams 6-2 7-5(5). L’intervista del dopo partita a Serena Williams

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Il fatto di aver giocato già con Venus e aver avuto l’intero pubblico che supportava la tua avversaria, ti ha aiutato?
Direi di s’, decisamente. Non solo il pubblico, ma anche il gioco direi che è piuttosto simile, quindi sapevo che sarebbe stato più o meno lo stesso match, stessa velocità di servizio. Ovviamente Serena è numero 1 quindi lei gioca un po’ meglio. Mi aspettavo un match duro ma sapevo di poter vincere. Lei non si arrende mai e anche se sta perdendo gioca al meglio. Comunque direi che è stato un po’ più difficile affrontare Venus perché sono stata sotto di un match point e stava servendo molto meglio di Serena.

Hai vinto Cincinnati e la cosa ti ha dato molta fiducia. Ora sei in una finale Slam. Cosa significa tutto ciò?
È sempre un sogno riuscire a vincere un titoli, o arrivare in finale. Quindi per me è sicuramente un gran risultato. Spero di non dovermi fermare ancora e che ci saranno ancora dei passi in avanti da fare. Farò di tutto per prendermi il titolo.

Ti sentivi davvero calma in campo? Come fai essere così?
Sì, sono stata piuttosto calma oggi. Prima del match ho sentito un po’ di pressione, di nervosismo, ma quando sono scesa in campo non ho sentito assolutamente niente. Volevo solo vincere il match, non divertirmi e basta ma vincere.  Sapevo di avere le mie chance e sono rimasta calma per tutto il match, persino nel secondo set quando ci sono state delle complicazioni. Non mi aspettavo un match del tipo 6-1 6-2, ero preparata a tutto. Anche se avessi perso nel secondo, ero pronta per farne un terzo.

Molte persone non vorrebbero affrontare Venus e Serena consecutivamente. Da quello che dici sembra che la cosa ti abbia aiutato.
Insomma, non c’è niente di meglio che battere entrambe le sorelle nel torneo di New York. Sono molto eccitata per queste due vittorie. Per il pubblico non è forse la cosa più bella che io le abbia battute, ma per me è davvero speciale.

Tu sei una delle giocatrici più alte, soprattutto tra le top player. In che modo pensi che la cosa ti aiuti al servizio? Ed in termini di movimenti?
Beh, ovviamente se tu sei alta come me non puoi correre come le migliori. Ho sempre avuto un po’ di difficoltà con i movimenti, ma penso ancora adesso di star migliorando e che c’è molto lavoro da fare. Dall’altra parte la cosa mi aiuta perché posso servire molto bene nei momenti importanti. Posso essere davvero aggressiva e non essere una di quelle che aspettano l’errore, ma una di quelle che fa il vincente. Quindi io penso che sia una cosa in più.

Hai detto alla televisione che tu non piace agli americani. Cosa si prova ad essere là fuori in uno stadio con 20,000 persone che supportano e inneggiano al tuo avversario?
Non ci stavo pensando affatto. Sapevo che sarebbe stata tosta, che avrei dovuto fronteggiare tutti quanti. Ma avevo anche io la mia gente lì. C’erano persone a casa che hanno sempre creduto in me. Quindi sapevo di avere qualcuno che mi supportava. Non mi è importato molto che l’intero stadio fosse per lei. Non volevo concentrarmi su queste cose, perché se mi fosse messa a pensare su queste cose, ciò avrebbe danneggiato il mio servizio.

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