US Open interviste, Monfils: “Non esiste un solo modo di giocare a tennis”

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US Open interviste, Monfils: “Non esiste un solo modo di giocare a tennis”

US Open semifinale, interviste: [1] N. Djokovic b. [10] G. Monfils 6-3 6-2 3-6 6-2. L’intervista del dopo partita a Gael Monfils

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È stato un match strano nel quale è sembrato che entrambi stavate lottando contro i vostri corpi. Parlaci di come ti sentivi là fuori.
Uno strano match? Perché?

Sembra che fisicamente stavate avendo dei problemi. È stato il caldo a darti fastidio?
Penso che faceva molto caldo ed era molto umido, ma credo che ad un certo punto il match è diventato molto fisico; ci sono stati dei bei scambi. Ogni volta che è così non è mai facile recuperare. Quando fa caldo è così che vanno i match.

All’inizio del match sembrava che tu non fossi in grado di competere, di dare tutto te stesso.
No, all’inizio penso che Novak stava giocando molto bene. Io non ho servito alla grande e molto velocemente siamo andati 5-0. Lì ho dovuto cambiare un po’ il mio gioco. Questa cosa è potuta risultare un po’ drastica perché sicuramente le persone non sono abituate a vederlo. Perché restare così e subire il 6 a 0 senza cambiare niente? Quindi ho decisamente cercato di entrare nella sua testa. Capisci, cercare di proporgli qualcosa di nuovo. Ed è stato quello. Quando qualcuno sta giocando bene e in maniera pulita e tu non stai giocando tanto bene, hai bisogno di cambiare le cose. Alla fine è per questo che penso sia stato necessario, e nel primo set sono quasi rientrato in corsa.

Ci sono stati dei momenti in cui non sei stato capace di dare il meglio di te?
Io penso di averci provato al meglio in ogni momento. Lui è stato semplicemente più bravo.

Pensi che quella strategia di innervosire Novak abbia funzionato?
Credo abbia funzionato. Voi semplicemente non volete vederlo. Se nessuno la mette in pratica tutti diranno sempre: gioca a tennis in questo modo, devi fare così. Sai, a volte è un bene cambiare un po’ le cose. Non c’è un solo modo di giocare a tennis. Quando il tuo avversario colpisce in maniera pulita e tu non stai rispondendo e servendo bene, tu gli mostri qualcosa che non si aspetta. Ti piazzi al centro del campo, inizi a fare qualche doppio fallo. Poi gli offri delle palle molto lente, ma io potevo comunque correre. E poi lui viene a rete e io lo passo. Era una strategia grandiosa. Cosa vuoi dire? Ho iniziato sul 5-0 e poi mi sono ritrovato 5-3, 15-40. Credo che quando ho iniziato a giocare un tennis un po’ originale mi abbia ucciso.

Ti è mai capitato di avere degli avversari che cambiavano tattica con te?
No, perché nessuno lo fa per via di tutte le domande che poi riceveranno al riguardo. La cosa non è naturale e io lo so questo. La prima domanda è stata: tu non sei stato competitivo. C***o sì, io ho lottato. Persino se fossi stato al meglio, lui era troppo bravo. Dovevo solo cambiare qualcosa. Io penso di esser stato coraggioso a provare a fare una cosa del genere, contro il numero 1 del mondo. Sono sotto 5-0, d’accordo, ti faccio vedere come gioco nella maniera non accademica. Poi alla fine non vincerò il match in questo modo, ma posso vincere forse 15 minuti, forse 2 game. Posso spingerlo un po’ oltre il limite, acquistare un po’ di fiducia, e fargli perdere la stabilità del suo gioco. Sai, credo sia stata una strategia fantastica.

Sembra che tu fossi preparato su questo tipo di domande riguardo alla strategia, alla tua competitività e tutto il resto. Qualcuno ti ha detto qualcosa quando sei uscito dal campo, facendoti sapere che alcuni dei commentatori, incluso John McEnroe, erano un po’ delusi dell’intera faccenda?
Sì, certo. Quando ho deciso di giocare in quella maniera per mezzo set, sapevo che sarebbe stato diverso. Ma alla fine io non sto giocando per queste persone. Io gioco per me stesso e cerco di vincere. Tutti hanno delle opinioni che non sono nel mio corpo e non sono nella mia testa. Loro diranno: oh, lui è così talentuoso, guarda ha vinto il terzo set giocando in quella maniera, bla, bla, bla. Ma quando ero sul 5-0 non era così. Te l’ho detto, ho semplicemente cambiato qualcosa. Non è una cosa scolastica, ma ho cercato di vincere. Sono triste di sentirli ogni volta e di venir distrutto. Per cosa? Alla fine per cosa? Mi dicono che ho talento e che spreco il mio tempo. Scusate, io non sto sprecando il mio tempo. Penso di sapere come giocare al meglio, e ogni tanto giocare al meglio significa migliorarsi. E quando il tuo avversario è troppo bravo tu cambi. Queste persone che sanno soltanto parlare possono venire ad aiutarmi. Io sarei ben felice di riceverle.

C’è qualcosa di personale tra te e John McEnroe? Lui ti ha criticato durante tutta la durata del torneo e oggi è stato molto duro durante i primi due set, definendoti non professionale.
Non lo so… semplicemente non lo so. A me piace John, penso sia una grandissima persona e non ho niente di personale contro di lui, quindi sono molto triste nel sentire questo. Sono triste nel sentire che una leggenda del genere mi critica, perché alla fine quello che posso dire a John è che io voglio essere il migliore. È dura la cosa e io provo a fare del mio meglio. Mi dispiace se voi pensiate che io non sia professionale, ma io credo di star lavorando e di star imparando. Sicuramente sto fallendo molte volte, ma sto cercando di rialzarmi. È dura perché quando lui mi definisce non professionale, lo sta dicendo anche al mio coach, e al mio fisioterapista, a tutto il mio team. È un duro colpo. È facile punire me perché io non ho vinto niente. È così semplice, io faccio cose diverse. Io sono felice, ho sempre il sorriso. Mi sento molto dispiaciuto per questa cosa, e dì a John che sarei più che contento di parlare con lui. Perché mi è sempre importato cosa dicesse, ma mi rende triste il fatto che mi abbia criticato con così tanta leggerezza.

Il cambiamento nel primo set è stata una decisione spontanea oppure, sapendo come si poteva mettere il match, era qualcosa che avresti potuto attuare?
Sì, sapevo già prima del match che si trattava di qualcosa che avrei potuto fare. A dire il vero, so che non è una bella cosa, ma ho fatto un cenno al mio coach: ok, sto per fare il piano B (ride, ndr). Ho chiarito la cosa e con Novak lo avevo già fatto in passato.

Come ti sei sentito quando il pubblico rumoreggiava e fischiava contro di te dopo un doppio fallo nel primo game del terzo set?
Fa parte dello sport, capisci. Credo che le persone si aspettavano una battaglia un po’ più combattuta. E poi la cosa è strana perché forse loro ascoltano il commento dove dicono che non sono professionale, o qualsiasi altra cosa. Dunque questo commento influenza molto velocemente le persone. Io ho semplicemente accettato il fatto che lui era più bravo di me e ho cercato di cambiare strategia.

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