US Open interviste, Wawrinka: "Ho voluto essere duro con me stesso"

Interviste

US Open interviste, Wawrinka: “Ho voluto essere duro con me stesso”

US Open interviste, finale: S.Wawrinka b. N. Djokovic 6-7 6-4 7-5 6-3. Le dichiarazioni post partita di Stan Wawrinka

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Sembri un uomo felice…
Sì, per fortuna lo sono dopo un incontro simile. Grazie.

Cosa significa per te questa vittoria, a cosa la attribuisci soprattutto contro un avversario come Novak?
È straordinario. Due straordinarie settimane. Ho passato così tanto tempo sul campo. Oggi sapevo che sarebbe stata una dura battaglia contro il numero 1 del mondo, che ti spinge sempre a giocare il tuo tennis migliore se vuoi batterlo. È ciò che ho provato a fare. Non era solo una questione tennistica, bensì anche fisica e mentale. Dopo il match ero completamente svuotato. Ho dato tutto sul campo. Non solo oggi ma anche nelle scorse due settimane. Oggi ho provato a stargli addosso. Ad essere duro con me stesso, a non mostrare niente. Non mostrare dolore, i crampi. Niente. Soffrivo ma sono felice ed orgoglioso di ciò che ho fatto.

Ti ha definito il giocatore più coraggioso. Quanto è contato il coraggio?
Tanto. Ma non ci sono segreti. Se vuoi battere il numero 1 del Mondo, devi dare tutto. Devo saper soffrire e quasi trarne piacere. Perché questo Slam credo sia il più doloroso, fisicamente e mentalmente tra quelli che ho giocato in carriera. Ero stanco dall’inizio, come ho detto. All’inizio del terzo set sentivo i crampi. Nel quarto avevo dolore ma avevo concordato con Magnus prima della partita di non mostrare nulla. Dare tutto, combattere e cercare di vincere.

Hai descritto il dolore che hai sopportato e che non volevi mostrarlo. Cosa hai pensato quindi nel momento in cui Novak ha chiesto un time out per infortunio nel quarto parziale?
Ho notato che stava faticando fisicamente. Sapevo già prima dell’incontro che con lui devo andare ai limiti. Quando ha chiesto la pausa ho cercato di rimanere calmo e caldo. Non volevo raffreddarmi perché stavo anch’io soffrendo fisicamente per via dei crampi. Perciò volevo essere certo che il mio corpo fosse pronto alla ripresa del gioco, poiché si suda e se ti fermi 5 o 7 minuti può reagire in modi diversi. Ero concentrato sul mio corpo.

Forse non ti ricordi che otto anni fa eri sotto due set a zero contro un certo Cipolla..
Sì che lo ricordo. È italiano. Non mi ha stretto la mano. Eravamo sul campo 11 o 14. Certo che mi ricordo (sorridendo).

Quali erano i tuoi obiettivi all’epoca? Cosa pensavi di poter diventare? Uno dei primi 20 o 10? E poi: possibile che tu abbia vinto tre Slam ed un solo Master 1000?
Non mi importa, però hai ragione. La mia carriera è sempre stata la stessa: un passo alla volta. Prima volevo essere un professionista; ovvero vivere della tua passione, del tuo sport. Poi entrare tra i primi 100 e poi 50. E’ sempre stato così. Faccio sempre così. Non inizio niente per essere il numero 1. È sempre un passo alla volta. L’unica cosa che ho sempre fatto è dare il meglio di me. Così quando smetterò con il tennis non avrò rimpianti. Voglio dare il massimo e vedere dove posso arrivare. Per la seconda domanda non c’è risposta. Non so perché ho vinto solo un Master 1000 e tre Slam. Posso solo dire che sono molto felice di questo trofeo oggi.

L’anno scorso Novak battè Roger in finale. Come lo hai affrontato oggi? Nessuna possibilità di parlare via chat a Roger per farti dare qualche consiglio in merito?
Su come perdere? (risate) No. Non ho avuto la possibilità di parlare online con Roger. È uno dei miei migliori amici sul circuito, ma non è la prima volta che affronto Novak in partite importanti o finali. In passato io e Roger abbiamo parlato spesso. Io gli do consigli e lui ne dà a me. Ma oggi non gli ho chiesto niente. So perfettamente cosa fare contro Novak, soprattutto in una finale di Slam. Devo essere pronto. Devo essere concentrato e provarci.

Prima hai dichiarato che adesso non ti concentrerai su Wimbledon (l’unico slam che gli manca ndt). Quali sono le chance per te di vincere anche lì alla fine?
È troppo lontano per poterci pensare. Penso di poter giocare il mio miglior tennis anche sull’erba ma per ora non sono riuscito a superare i quarti. Ci sono molti giocatori più forti di me sull’erba. Provo ogni anno a migliorarmi. Quest’anno nel mio team c’era una persona che aveva il compito di aiutarmi a capire meglio come si gioca sull’erba, ma non ho ancora giocato il mio miglior tennis lì. Spero succeda un giorno.

Nella sua conferenza stampa, Novak ha detto che meriti di essere considerato uno dei “big five”. Cosa ne pensi?
Novak è sempre molto gentile con me. Gli voglio bene. È un buon amico. Dice sempre tante belle cose su di me. Ma io sono lontano dai “big 4”. Basta guardare quanti tornei hanno vinto e da quanto sono al vertice. Io ho 3 Slam, ok. Ma quanti master 1000 ha Murray? Sono lì da dieci anni. Non solo hanno vinto, ma sono sempre in finale o in semifinale. Ecco perché non sono all’altezza. Non c’è dubbio su questo per me. Però faccio del mio meglio per la mia carriera. Sono orgoglioso di aver vinto 3 Slam; è qualcosa che non mi sognavo neanche ma sono lieto di avercela fatta e di portarmi a casa il trofeo.

La prima posizione mondiale è un tuo obiettivo?
No.

Cosa pensi di dover fare per arrivarci?
Me lo chiedono ogni volta che vinco uno Slam. Ma la mia miglior posizione è stata la terza. È semplice. Sono troppo lontano anche solo per pensarci. Guardate Novak. Vince 2 o 3 Slam all’anno e minimo 5 Master 1000. Vince tutto o almeno arriva in finale. Io vinco 4 tornei all’anno. Mi basta. 4 tornei uno Slam è fantastico. È immenso, grande. Ma sono troppo lontano dalla prima posizione.

Traduzione di Roberto Ferri

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