José Perlas si confessa su Fognini: "Addio deciso a Shanghai. Ho del rammarico"

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José Perlas si confessa su Fognini: “Addio deciso a Shanghai. Ho del rammarico”

L’ex coach di Fabio Fognini svela alcuni retroscena a Puntodebreak: “All’inizio mi dissero ‘Se fai vincere un torneo a Fabio ti facciamo una statua a Roma’. Mi spiace che Fabio non sia riuscito a fare quel passo in più”

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Fabio Fognini e José Perlas si sono prodigati per far apparire il loro divorzio meno amaro possibile. A giudicare dall’intervista che l’allenatore ha rilasciato al media spagnolo Puntodebreak la sensazione può essere confermata: José racconta dei cinque anni passati con Fabio in modo assolutamente sereno, confermando di aver concluso con il rammarico di non aver portato Fognini ancora più in alto. La soddisfazione per i traguardi raggiunti però c’èe anche un curioso aneddoto sulle prime impressioni provocate dalla sua scelta di iniziare a lavorare con il tennista ligure.

“Il 2016 è stato un anno difficile, caratterizzato dall’infortunio e dal matrimonio con Flavia. Tra una cosa e l’altra Fabio ha finito per perdere un paio di mesi ed è stato davvero in condizione soltanto metà delle volte. La decisione di chiudere il rapporto? A fine stagione abbiamo avuto il solito colloquio, dopo gli US Open. Fabio mi ha chiesto cosa avessi in programma per il prossimo anno e ho risposto chiaramente, ‘ un rinnovato impegno con la stessa frequenza e lo stesso entusiasmo’. Lui ci ha pensato un paio di settimane e poi mi ha detto che non si sentiva abbastanza forte per questo impegno, quindi ha deciso di cercare nuovi stimoli in una nuova avventura. La decisione è maturata a Shanghai ma i rapporti sono rimasti ottimi fino alla fine”.

Spesso il sodalizio tra i due è apparso più radicato di un semplice rapporto allenatore-giocatore, e lo spagnolo l’ha confermato. “Fabio mi ha fatto sentire parte della famiglia e io, ovviamente, l’ho trattato come il mio secondo figlio. In questi cinque anni ho trascorso molto più tempo con lui che con mio figlio. Quindi qualche considerazione personale su quanto ottenuto a livello personale da questa collaborazione, ed ecco il rammarico per non aver portato Fabio ancora più in alto: “Sono anche cresciuto professionalmente. Il suo obiettivo era quello di entrare tra i primi 20 e l’abbiamo addirittura superato, questo mi ha dato molta soddisfazione. Il problema è stato fare il passo successivo, fargli capire che valeva la pena di fare sforzi e sacrifici per andare ancora oltre. Sento un po’ di rammarico e di frustrazione per non essere riuscito a dare continuità ai momenti in cui Fabio si è espresso ad alto livello. Non dimentichiamo però che Fabio ha vinto uno Slam in doppio con Simone Bolelli e ha disputato il Masters di fine stagione”.

Non solo rammarico però, c’è spazio anche per un retroscena divertente. “Mi ricordo quando ho accettato la sfida di lavorare con Fabio, subito dopo aver lasciato Almagro. Alcune persone sono venute a dirmi che se fossi stato in grado di fargli vincere un torneo mi avrebbero fatto una statua a Roma; altri che mi avrebbero baciato i piedi“. Alla fine José ci è riuscito, e questa statua ancora non si è vista.

Sul suo futuro e su quello del suo ex assistito José si è espresso con ottimismo. ” Con il tennis che abbiamo visto a Mosca Fabio è perfettamente in grado di stare nella sua zona naturale di classifica, la top 20. Nel 2017 può puntare ancora alla top 10, migliorando i suoi risultati in Slam e Masters 1000 e continuando a fare bene negli ATP 250 e 500. Il mio futuro? Devo chiedere al mio direttore di banca se posso permettermi un anno sabbatico. Per ora sono stato contattato da diversi giocatori, uno anche di alto livello, ma non voglio ancora fare nomi”.

 

 

 

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