Intervista a Fabio Fognini: "Top Ten? Ho avuto paura ma sono il n.1 dei pazzi" (Crivelli). Intervista a Ivo Karlovic: "I miei ace contro il tabù" (Rossi)

Rassegna stampa

Intervista a Fabio Fognini: “Top Ten? Ho avuto paura ma sono il n.1 dei pazzi” (Crivelli). Intervista a Ivo Karlovic: “I miei ace contro il tabù” (Rossi)

Pubblicato

il

 

Intervista a Fabio Fognini: “Top Ten? Ho avuto paura ma sono il n.1 dei pazzi” (Riccardo Crivelli, Gazzetta dello Sport)

La vita ricomincia alla soglia dei trent’anni. Fognini li compirà il 22 maggio, negli stessi giorni di Djokovic e Murray, gli ultimi due dominatori del circuito. Un mese e un anno benedetti, quelli, perché per talento puro Fabio può stare tranquillamente in quel consesso. E così, dopo una stagione altalenante malgrado la vittoria a Umago e la finale di Mosca, segnata dal più grave infortunio in carriera (lesione ai muscoli addominali a febbraio) proprio quando aveva ritrovato una condizione tecnica eccellente, Fogna decide di cambiare tutto, di affidarsi a un nuovo coach per assecondare quel talento spesso bizzarro e rinfocolare le ambizioni che tra l’estate del 2013 e l’inizio del 2014 lo portarono al numero 13 del mondo, a ridosso del paradiso della top ten in singolare.

Fabio, chi sarà il nuovo coach?

«Ho già scelto, ma definirò i dettagli tra qualche giorno. Vi posso garantire che sarà un coach di primissimo livello, come del resto era José (Perlas, il precedente, ndr), perché ho voglia di rimettermi in gioco per i traguardi più alti. Ho ancora fame di tennis e soprattutto continuo ad amare il mio sport (gli indizi portano comunque all’argentino Franco Davin, già n. 30 del mondo e allenatore di Gaudio, Del Potro e Dimitrov, ndr)».

Non c’è mai stato un momento in cui ha pensato di farsi allenare dalla Pennetta?

«Lasciamo Flavia al ruolo di moglie, in cui peraltro si trova benissimo. Lei mi supporta comunque, è sempre al mio fianco in ogni decisione, mi tranquillizza e poi si sente bene a casa… Se poi dovesse allargarsi la famiglia saremmo felicissimi…».

Perlas, il coach degli ultimi cinque anni, ha avuto parole molto belle per lei, esprimendo un solo rammarico: non aver consolidato nel tempo quel numero 13 al mondo conquistato nel 2014.

«Ha ragione. Ma ho avuto paura, lo ammetto. Sonò arrivato al numero 13, a soli 600 punti dal decimo, attorno a me ho cominciato a sentir parlare di top ten, addirittura di top five e improvvisamente mi sono ritrovato a gestire qualcosa di più grande di me. L’ultimo salto mi ha spaventato».

Per questo bisognava cambiare coach?

«Con José sono stati cinque anni intensi e fantastici, ho vinto i miei primi tornei, uno Slam in doppio, però negli ultimi tempi ci siamo adagiati e quando perdi gli stimoli è giusto cercarli altrove. Vado incontro a un cambio radicale di tutto lo staff, c’è bisogno di adrenalina ma soprattutto di freschezza mentale. Resettare senza dimenticare le lezioni positive del passato e guardare avanti con fiducia».

Fino a dove?

«Sarebbe facile dire fino al numero 12, cioè un posto in più della mia miglior classifica. Ma se devo essere sincero, in questo momento e da numero 49 del mondo, quel numero 13 mi sembra un traguardo lontanissimo, una montagna difficilissima da scalare. Perciò ora pensiamo a un gradino per volta, l’obiettivo più immediato deve essere l’ingresso nei primi 30 e rimanerci con costanza».

La continuità di risultati si ottiene mantenendo alto il livello su ogni superficie. Per questo la finale di ottobre sul veloce di Mosca è un buon segno…

«Lo sarebbe di più se domani mattina mi alzassi dal letto con il servizio di Karlovic… Scherzi a parte, anche qui credo si tratti di una questione mentale: sono nato sulla terra battuta ed è una superficie sulla quale so trovare risposte tecniche quando vado in difficoltà, invece fattori esterni mi hanno spesso influenzato facendomi credere che sul veloce non sia possibile. Lavorerò anche per questo».

Lei è nato nello stesso mese e nello stesso anno di Djokovic e Murray, che sono stati spesso suoi rivali da ragazzini. Si aspettava che Andy potesse diventare numero uno?

«Intanto lasciatemi dire che tra i nati del maggio ’87 adesso toccherebbe a me, il numero uno… Sono due giocatori con caratteristiche diverse, ma era chiaro fin da allora che sarebbero arrivati fino in fondo, perché avevano straordinarie doti fisiche, tecniche e mentali. E poi Murray ha fatto una seconda parte di stagione fenomenale, si è meritato di stare lassù».

Lo immagina un tennis senza Federer?

«Se per questo neppure senza Djokovic, Nadal e Murray. L’unico personaggio mi sembra Kyrgios, ma non diventi una star solo con le bizze e senza risultati».

L’Italia ha tre giocatori nei 100: II primo, Lorenzi, ha quasi 35 anni, lei quasi 30 e Seppi quasi 33. Un segno di debolezza?

«Certamente, ma anche il frutto degli errori commessi nel passato. In Italia ci sono pochi coach veramente preparati, bisogna incidere in profondità e devo dire che la scelta che sta facendo la federazione di affiancare ai tecnici di più lunga esperienza giocatori che hanno appena smesso va nella direzione giusta (…)

——————————————————

Intervista a Ivo Karlovic: “I miei ace contro il tabù” (Paolo Rossi, La Repubblica)

Ma quali Avengers, Thor e Hulk. Lo show della Marvel è stato sloggiato dalla Zagreb Arena per far posto ai tennisti della finale di Coppa Davis, di cui oggi si tiene il sorteggio a Zagabria. I veri supereroi? Del Potro, Delbonis, Pella e Mayer per l’Argentina. E poi Cilic, Coric, Dodig e, soprattutto, Karlovic. Se la Croazia vince, il gigante Ivo sarà il più anziano di sempre a vincere l’Insalatiera.

Una bella sensazione, mister Karlovic.

«Ma l’Argentina è tosta. Gente orgogliosa come noi. Speriamo bene».

Tornare a furor di popolo a 37 anni in nazionale, bella rivincita.

«Coric s’era infortunato, c’era bisogno. Io avevo lasciato, ma sono felice di esserci. Sarà una bolgia, e sarà bello».

Da lassù, 2,11 metri, com’è il mondo?

«Bah, sempre lo stesso. Sono nato così». E com’è stata la vita per lei?

«Da ragazzo ero timido. E alto, troppo per gli altri. Mi sono sentito diverso. Solo».

Il tennis l’ha aiutata.

«A 14 anni aspettavo che i soci del circolo vicino casa uscissero. E dopo andavo al battimuro a provare i servizi. Lo facevo per ore, mi piaceva».

Ha sofferto.

«Una volta mi sono ritrovato in Italia per sbaglio».

E com’è successo?

«Per giocare i primi tornei viaggiavo di notte non mi sono svegliato alla fermata giusta».

Che vita, senza gli sponsor giusti.

«Già, un’altra volta, in Francia, ho dovuto dormire in un bagno pubblico».

Accidenti.

«Il bello è che ho vinto. Ma, seppur superstizioso, non ho voluto riprovare…».

A 37 anni è oggi il re degli aces, resterà nella storia del tennis.

«Volevano cambiare le regole contro di me, contro la mia altezza. Come se fosse colpa mia».

II segreto della sua longevità?

«La felicità. II fare le cose che mi piacciono. Oggi posso dirlo».

La sua carriera è piena di guai.

«Sì, quelli tennistici. Ma sono il meno, nella storia della mia vita».

Perché c’è qualcosa di più grave, la meningite virale.

«Aprile 2014: mi svegliai con un braccio insensibile. E non riuscivo a parlare. Mia moglie chiama il 911, ma dopo sto peggio. Comincio a vomitare, e mi sale un mal di testa insopportabile, che durerà dieci giorni. Sono stato fortunato, per questo vedo meglio le cose».

La saggezza del “vecchio”. Che contrasta l’uomo ironico dei tweet sui social.

«Ho cominciato a scrivere dei post, e ho visto la gente che si divertiva, e così ho continuato».

II web è pieno dei suoi aforismi, diventati virali.

«Vedi che poi il mondo è meno peggio di quel che pensiamo?».

Ma di un ritiro cosa dice?

«Ho fatto tanto per recuperare gli infortuni… c’è tempo, vorrei giocare ancora un po’».

Però avrà pensato a cosa fare un giorno.

«Ah, io quando mi fermo lo farò per due anni, su una bella isola».

Magari la Giamaica, la terra natale di sua moglie Alsi.

«Un posto niente male (…)

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement