Sabine Lisicki: l'anima fragile del tennis tedesco

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Sabine Lisicki: l’anima fragile del tennis tedesco

Riuscirà la tedesca a risorgere per l’ennesima volta dopo un 2016 da incubo?

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Che succede a Sabine Lisicki? A questa domanda è difficile dare una risposta univoca, anche perché nella carriera della giocatrice tedesca ci sono stati vari momenti negativi, ma è sempre riuscita a risorgere dal baratro in cui era precipitata. Del resto la sua è una storia di infortuni, crolli e risalite. Un’esistenza tormentata e vissuta senza particolari sovrastrutture, un po’ come il suo tennis, che si muove su un sottile equilibrio tra energia ed emotività.

Lo score stagionale è di quelli da far tremare i polsi (16 vittorie e ben 23 sconfitte), un calo in classifica repentino ed inarrestabile, infatti ha chiuso il 2016 al n. 93 del mondo. Numeri freddi che descrivono perfettamente l’annus horribilis di Sabine. Appena due quarti di finale raggiunti (a Kuala Lumpur ed a Guangzhou), poi tante prestazioni scialbe e prive di agonismo. Un bottino troppo magro per il talento e le capacità balistiche della Lisicki, a cui è mancata del tutto la continuità ed una preparazione atletica convincente.

Anche l’erba, da sempre rifugio sicuro della teutonica, ha portato solo amarezze. Le due sconfitte (al secondo turno a Maiorca contro Duque-Marino e contro Shvedova al terzo a Church Road) hanno dimostrato plasticamente il suo cattivo stato psicofisico. Il suo gioco è stato spesso paragonato a quello di Boris Becker, ma oltre al servizio “bomba” – Sabine detiene sia il record di velocità (131mph), sia quello per il numero di ace in una partita del circuito femminile (ben 27 realizzati a Birmingham contro Belinda Bencic) – e alle doti “erbivore”, le analogie con il connazionale sono veramente poche, in quanto al serve&volley, marchio di fabbrica dell’ex n.1 del mondo, preferisce l’aggressione delle avversarie con fendenti angolati ed imprevedibili. In alcuni frangenti manca il raziocinio, ma proprio quando il campo si allunga e si allarga e la palla viaggia senza un progetto specifico che Sabine diventa straordinaria. Sì, perché Lisicki in genere vince i punti confusi, quelli in cui è più l’istinto a prevalere sulla tattica, ma è tutta la sua vita professionale a mancare di pianificazione, perché gli allenatori vanno e vengono in modo quasi bulimico e la condizione fisica è spesso deficitaria.

A complicare il tutto c’è quell’intrinseca debolezza psicologica che è, ormai,  un tratto caratteristico della personalità dell’ex n.12 del mondo. “Bum Bum Bine” è scomparsa, non vediamo più la ragazza capace di battere, nel 2013, Serena Williams a Wimbledon, dopo essere stata 3-0 sotto nel set decisivo. Quel sorriso smagliante e contagioso che riscalda i cuori degli appassionati di tutto il mondo, ora è stato sostituito da una maschera  di paura. Sarà l’ansia da prestazione, sarà la sfiducia, ma è evidente che qualcosa in lei si è rotto. Ed è proprio nei momenti di difficoltà, quando la tensione sale, che quel ritmo incessante ed adrenalinico, tipico della Lisicki, si spezza, perde di intensità e si trasforma in rigidità. In pochi minuti la spavalderia diventa timore, la forza lascia spazio alla timidezza e la sicurezza scivola nella preoccupazione. Una metamorfosi sorprendente, ma che ormai è un classico delle partite della tedesca, che è, sempre di più, preda dei suoi demoni e delle sue incertezze.

Vincere aiuta a vincere, una frase quasi banale ma che è un vero e proprio teorema della psicologia applicata allo sport. Quando entri, invece, nel tunnel della sconfitta l’autostima si smarrisce e spesso i tennisti subiscono un vistoso calo di rendimento con il loro colpo migliore. Nelle giornate “storte” un campione deve fare di necessità virtù, cercare di aggirare le difficoltà con la calma e con il “mestiere”, ma alla Lisicki manca tutto questo, anzi i dubbi aumentano ed il servizio peggiora. Il movimento diventa innaturale, la concentrazione va via e lo scoramento prende il sopravvento sulla tecnica e sulla volontà.

Dal campo è chiaro che la ragazza di Troisdorf viva un periodo complicato, in cui alle difficoltà tecniche si associa un quadro personale e fisico poco coerente con il professionismo. La voglia di allenarsi tende a scemare, mentre le attività extra sportive trovano sempre maggior spazio nella vita di Sabine. Queste distrazioni non aiutano, tuttavia Lisicki, in passato, è sempre riuscita a riprendersi e a tornare competitiva. Momenti negativi nella biografia della tedesca non sono mai mancati, anzi sono una costante ricorrente.

Nel 2009, anno dell’esplosione, Sabine vince il suo primo titolo sulla terra verde a Charleston, un torneo in cui fa fuori avversarie del calibro di Venus, Bartoli e Wozniacki. Stagione che porta in dote anche i primi quarti Slam, guarda caso sui prati di Wimbledon, che la vedranno protagonista per varie edizioni. Poi c’è qualche inciampo di troppo (come l’infortunio alla caviglia nel 2010 che la costringe alla sedia a rotelle ed alla riabilitazione), ma “Bine” ha la forza di ricominciare e nel 2011 piazza l’acuto sull’erba di Birmingham ed il titolo a Dallas. È sui prati di Sua Maestà Elisabetta II che arriva la vera consacrazione della tedesca, perché alla semifinale del 2011 (perderà anche la finale di doppio in coppia con Stosur) contro Sharapova, aggiunge la finale del 2013 contro la francese Bartoli. In quella edizione Sabine gioca un tennis spaziale, perché oltre al servizio fulminante, aggiunge colpi da fondo ficcanti e precisi e continui drop shot. Quella finale del 2013 è stata la punta massima di una carriera a corrente alternata, in cui a prestazioni di alto livello spesso hanno fatto seguito sconfitte clamorose contro avversarie di seconda fascia, che hanno messo a nudo tutti i limiti caratteriali della tedesca.

Il rilancio è ancora possibile, ma deve passare necessariamente da una ricostruzione psicologica e fisica, perché senza questi elementi la risalita sarà complicata. Certo la classifica imporrà una programmazione oculata ed obbligherà la teutonica a giocare, nei tornei principali, le qualificazioni, che spesso sono delle sabbie mobili pericolose, ma Sabine ha tutte le carte in regola per riproporsi sulla scena della WTA, che sta vivendo un momento di transizione. Il trono della connazionale Kerber è un obiettivo difficile da raggiungere, tuttavia Lisicki è potenzialmente un’outsider imprevedibile e il sogno Slam, soprattutto a Wimbledon, non è poi tanto impossibile. Vittoria e sconfitta sono la faccia di una stessa medaglia, ora tocca a Sabine afferrare le occasioni e provare a rinascere.

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