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Le straordinarie avventure di Zheng Saisai nel circuito WTA

A soli ventidue anni Zheng Saisai è già stata protagonista di alcuni match davvero speciali

Last updated: 03/11/2019 10:15
By AGF Published 13/12/2016
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20 Min Read
Zheng Saisai - US Open 2016

E così siamo finalmente arrivati alla serata fatidica del secondo turno contro Kateryna Bondarenko, e vicini anche alla spiegazione di quegli avvenimenti post-match.

Gli avvenimenti si possono capire solo raccontando come era andata la partita: oltre tre ore di lotta, intensa ed equilibrata, che si sarebbe decisa in volata, dopo che nel secondo set Bondarenko aveva salvato tre match point (e vinto il set al tiebreak).

La faccio breve, andando direttamente agli ultimi game. Alla fine di una serata calda e umidissima che ha consumato tutte le energie delle contendenti, più di Zheng è Bondarenko a sembrare in difficoltà, sul piano fisico e mentale. Non è una sorpresa: forte della esperienza di due anni prima del match contro Safarova, è ormai chiaro che in certe situazioni Saisai è veramente in grado di spingere al limite il confronto.

Eppure sul 5-7 7-6 4-4 terzo set, Kateryna conquista il break e va a servire per il match.
Vince il primo punto da destra, ma poi commette doppio fallo da sinistra. E non commette un doppio fallo da tennista professionista; no, compie un errore di quelli che si vedono nei campi amatoriali, con il movimento del braccio rattrappito e la palla spedita due volte in rete per mancanza di forza. Il gesto è così timoroso che sembra utilizzi la racchetta come un battipanni, senza la spinta della spalla e articolando solo l’avambraccio: 15 pari.
Da destra invece Bondarenko serve correttamente e vince il punto: 30-15. Si riporta a sinistra e viene fuori lo stesso problema: braccio rattrappito e secondo doppio fallo, 30 pari.

Altra vittoria del punto da destra e 40-30. Match point. Ma naturalmente il match point del 40-30 va giocato da sinistra e quindi di nuovo si presenta il problema di riuscire a mettere la palla nel rettangolo di battuta: prima sbagliata.

In vista della seconda battuta Kateryna appare così persa e in confusione che non posso fare a meno di parlare da solo (nel cuore della notte) rivolgendomi allo schermo: “Ma tanto vale servire da sotto!”.
Detto, fatto: Bondarenko serve realmente da sotto sul match point. Ma questo non le evita il terzo doppio fallo, con la palla in corridoio per l’effetto della traiettoria a uscire del movimento “a cucchiaio”.

Finisce per perdere il game, e tutto si pareggia sul 5-5. Altro break e altra occasione di servire per il match, questa volta convertita (al terzo match point). Punteggio definitivo 5-7, 7-6, 7-5 per Bondarenko, in tre ore e cinque minuti.

Al termine della partita Kateryna più che felice sembra sollevata, con le lacrime agli occhi come se si fosse liberata da un supplizio. Per spiegare lo sforzo occorso in una situazione del genere, ricordo un gesto compiuto prima di uno degli ultimi scambi: Bondarenko si era diretta verso il fondo del campo, aveva preso tra le mani i lembi del gonnellino e li aveva strizzati; e il vestito aveva abbondantemente gocciolato, tanto era carico di sudore.

Quella sera le regole di una normale partita di tennis erano state progressivamente abbandonate, al punto che Kateryna a fine match, forse spinta dall’adrenalina, invece che raccogliere le sue cose aveva cominciato a parlare direttamente con gli spettatori del Court 13, commentando insieme a loro gli avvenimenti di una notte così speciale.
Fino a quel momento nessuno fra il pubblico aveva oltrepassato le transenne. Ma poi uno spettatore le aveva scavalcate per farsi fotografare con lei. E Bondarenko aveva acconsentito senza problemi: tutto ormai aveva preso una dimensione insolita, le normali procedure erano saltate, conseguenza di un incontro in cui era si era visto perfino servire da sotto sul match-point.

Ecco come si è arrivati a quella invasione dello spettatore. Ed ecco perché, probabilmente, nemmeno il signor Sam Hu si era reso conto di compiere un’azione tanto riprovevole.
Mr. Hu, dopo una notte in cella, è stato bandito per dieci anni da Flushing Meadows; forse però avrebbe dovuto provare a spiegare cosa significa in certi casi il “fattore Zheng”, e sulla base di questo chiedere almeno uno sconto di pena. E se gli organizzatori avessero avuto davvero chiaro l’andamento di quella sera, probabilmente glielo avrebbero concesso.

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TAGGED:Angelique KerberKateryna BondarenkoLucie Safarovamonica puigUs Open 2016Zheng Saisai
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