20 dicembre, una giornata sospesa

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20 dicembre, una giornata sospesa

La gioia di Vika Azarenka per la nascita di un maschietto, il destino beffardo di Petra Kvitova. Il 20 dicembre è stata la giornata sospesa del tennis femminile

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Se al termine degli ultimi Australian Open qualcuno avesse ipotizzato l’assenza contemporanea di Vika Azarenka e Petra Kvitova ai nastri di partenza dell’edizione 2017 gli avrebbero dato del menagramo, o quantomeno del visionario. Se qualcun altro, cavalcando l’assurda tesi, avesse poi provato ad azzardare la natura dei due forfait difficilmente avrebbe potuto pescare nell’extra-tennistico con l’abilità combinatoria e un po’ bastarda con la quale è riuscito nell’impresa il 20 dicembre 2016. Una data che solitamente può offrire poco al mondo del tennis, per mere ragioni di calendario, e che invece questa volta ha voluto imporsi agli onori delle cronache.

A notte inoltrata, quando il martedì ha già preso il posto del lunedì, Victoria Azarenka annuncia su Twitter di aver dato alla luce il suo primo figlio, un maschietto. La tennista bielorussa aveva abbandonato temporaneamente l’attività agonistica sui campi del Roland Garros ritirandosi a partita in corso contro la nostra Karin Knapp. In realtà la notizia della gravidanza è arrivata quasi due mesi dopo, al momento di annunciare la sua presenza per i giochi olimpici di Rio: i guai al ginocchio che l’avevano costretta a saltare Wimbledon si sono trasformati nel più felice degli annunci. Per Vika è stato l’anno della doppietta Indian Wells-Miami, dei proclami di numero 1, delle improvvise difficoltà e poi della realizzazione personale, “della più grande battaglia e della vittoria più bella” come la bielorussa ha descritto la gioia di diventare mamma. Il 20 dicembre ha dato la vita, e grazie a questo a gennaio Vika non sarà a Melbourne.

Solo poche ore dopo, quando a Prostejov è ormai mattina, il 20 dicembre vuole sparigliare le carte. C’è un tale che pare non sappia che in quella casa abita Petra Kvitova, entra spacciandosi per un tecnico del gas e aggredisce la tennista, con il solo obiettivo di derubare l’appartamento. Petra ha gli occhi gentili ma è 183 centimetri di ragazzona e probabilmente non ci sta, c’è una colluttazione e il becero individuo riesce a minacciarla con un coltello alla gola. Petra reagisce, secondo le ricostruzioni è proprio divincolandosi da questa morsa che si procura un profondo taglio a quattro dita della mano sinistra, lacerandosi tendini e legamenti. La mano sinistra con la quale ha suggellato le due vittorie sui prati di Church Road nel 2011 e nel 2014. L’uomo scappa con un magro bottino che in euro non supererebbe i 200, Kvitova riesce a chiamare i soccorsi. Con il passare delle ore la situazione appare più grave, c’è bisogno di un’operazione urgente per la ricostruzione dei tendini che “non potrà durare meno di quattro ore“. Durerà esattamente 3 ore e 45 minuti e attorno alle 21:30 si diffonderà la notizia che l’intervento è perfettamente riuscito. Il 20 dicembre ha dato violenza e dolore, e a causa di questo a gennaio Petra non sarà a Melbourne.

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Vika Azarenka, con in braccio il suo primogenito

Esiste effettivamente un modo migliore di combattere la violenza, di relegarla in un posto così marginale da farla sentire in imbarazzo per aver contaminato una giornata che avremmo dovuto ricordare soltanto per un fiocco azzurro e non per una tragedia sfiorata?  Niente è più efficace e niente ha meno bisogno di spiegazioni di una timida manina che fa capolino in basso mentre l’espressione di una mamma lascia trasparire quanto sia stato difficile e quanto anche meraviglioso. Non ci sono foto e forse non dovrebbero essercene per quello che è successo a Petra Kvitova, perché non si deve spettacolarizzare il male, ma non si deve neanche cadere nel tranello di stabilire una gerarchia del male che merita di essere raccontato e compatito e di quello che invece, quando coinvolge i cosiddetti “privilegiati”, sarebbe un delitto divulgare in prima pagina perché in fondo “queste cose non succedono mica soltanto a loro”. È vero, ma il tennis come tutti gli sport è una passione che fa nascere affetti e solletica l’empatia, quindi non ci si deve sentire superficiali o addirittura colpevoli nel provare gioia per Vika e frustrazione per quanto accaduto a Petra.

La neo-mamma ha dichiarato che non affretterà i tempi del rientro ma di essere certa che questo momento arriverà presto. Le informazioni sul percorso riabilitativo di Kvitova si limitano per ora al fatto che non potrà sollevare pesi con la mano sinistra per i prossimi tre mesi, ed è lì che inizierà la vera partita del suo ritorno alle competizioni. Sarebbe bello se il destino, che secondo un vecchio statista un po’ controverso sa essere “cinico e baro”, le facesse tornare in campo insieme. Così da riparare il torto di una giornata sospesa.

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